Cristian Palmas – In apnea

Morire in un momento di estasi come questo fondersi con le infinite gradazioni di azzurro con il bianco quarzo della spiaggia di chicchi di riso abbracciata da rocce antiche e arbusti e fiori incolti con il soffio salmastro misto al profumo di fiori con i pesci che creano un arcobaleno sotto la scogliera di Is Arutas per coronare una vita vissuta ad arte sì perché solo un’artista può vivere in apnea come me. In apnea sì esatto ho incamerato ossigeno per anni poi giù nell’oceano della vita dai quattordici in su con l’obiettivo di gustare la più vasta scelta di esperienze possibili quanti viaggi ed emozioni riposando appena per non fondere il cervello esagerando fino a un certo punto crollando qualche volta godendo ogni singolo attimo facendo incastrare gli eventi programmati alla perfezione perfino quando ho improvvisato delle nuove mete un incontro occasionale un panorama inaspettato un contrattempo assecondando il mio istinto di pittrice di esperienze. Non farò mai la fine dei miei tanto lavoro per farsi invidiare di che cosa visto che non si amano da decenni vacanze separate non comunicano non mi mostrano il minimo interessamento figuriamoci affetto il consenso sociale ottenuto è una prigionia la vera libertà è la felicità. Dopo trentacinque anni ho vissuto cose che tanti non leggeranno mai neppure sui libri sono più colta di tanti studiosi i miei compagni di liceo denigravano il mio stile senza punteggiatura ritenendomi un’ignorante che non leggeva libri ignoravano loro che la scrittura esprime la personalità di un individuo le pause sono la mia anti-essenza. Assecondavo facendo sì con la testa quelli che volevano mostrare il loro livello culturale attribuendomi un omaggio a Joyce che non avevo mai letto in vita mia e mai lo farò semplicemente la punteggiatura è come riemergere odio riemergere dall’apnea perdo momenti irrinunciabili di vita non mi consola che rifiatare serva per immergersi ancora di più quel che è peggio mi trovo a pensare a quanto. Quanto mi deprime stare coi miei sono cenere di urna funeraria da cui mi posso rifugiare o godendo la vita fuori dalle mura domestiche o progettandola nella mia stanza ci vivo come fossi in un albergo ma non come in vacanza perché devo dimenticarmi che loro sono oltre la mia porta a respirare ancora per anni senza alcuno scopo. Meglio dormire drogarmi di serie TV film o bermi libri da un giorno o due di lettura al massimo che fanno palpitare il cuore ma non il cervello giusto il tempo di incamerare nuovo ossigeno per nuove avventure ma ieri sera son crollata al volante di buono almeno adesso so cosa significa vedere la morte in faccia però è segno che non posso stare in apnea come prima devo riemergere più spesso e più a lungo. Io odio riemergere mi son portata una mezza biblioteca poiché non voglio rovinare la vacanza pensando ai miei non voglio comprarmi una casa tutta mia come mi aveva proposto pa’ una volta ma chi me lo fa fare di bruciare denaro utile per dipingere la mia vita e tempo per fare lavori domestici. Le riemersioni saranno più lunghe man mano che invecchierò e rimanendo in casa con loro dovrò passare più tempo a digerire quell’indigesto grigiore fino a far loro da badante non avrò più una vita sarà l’inferno piuttosto mi ammazzo. Ammazzarmi di esperienze uniche magari eccessive per la mia età quando deciderò che sarò pronta ballare fino ad avere un infarto affogare in apnea a Cajo Levisa un colpo durante un amplesso ma mai aspettando la morte come i miei che non sanno di essere già defunti. Farei loro un favore se terminassi la loro inutile vita però anch’io ci guadagnerei sì perché assediano la mia felicità sono una minaccia alla mia arte se non ci fossero allora sì che il mio capolavoro sarebbe a un passo dal completamento con l’eredità potrei tenermi una badante a vita con tutti quei soldi farei la signora fino a morire in un momento di estasi sì ho tutto il tempo per pianificare il sacrificio almeno all’ultimo avranno fatto qualcosa di buono contribuendo al mio successo diventerò famosa e commossa li ringrazierò per la loro dipartita e sarò felicissima.

 

Cristian Palmas

 

(COMMENTO AD INIZIO RACCONTO)

Cristian lo conosciamo da tempo ed è davvero estroso difficilmente si trovano racconti simili l’uno all’altro questo dell’apnea stupisce perché dichiaratamente teso a farci affogare in un mare di parole che l’io narrante ci mitraglia addosso come a volte solo la vita quando è dura sa fare