Editoriale - aprile 2022

Editoriale – aprile 2022

Car* tutt*

è un pugnetto nello stomaco, lo so. Non per tanti, ma per qualcuno. E sì, so bene che altrove è tutto un pullulare di riviste, rivistine e newsletter sempre più fighe, fatte bene e prezzolate. Ma noi siamo quelli che il primo numero è una ciste in word e il 22 una mina che non sfigura nemmanco fra gli scaffali in acciaio della Feltrinelli.

Per dire: siamo partiti nel gennaio del 2018 assemblando alla bell’e meglio quattro dispacci in times new roman e siamo finiti a smobilitare grafiche ultrasoniche che Berlino mollami.

Però.

Però abbiamo bisogno di tirare il fiato.

Ci sono tanti progetti a cui star dietro: persone, testi, idee e anche un po’ di primavera. Ho pure voglia, proprio ora che le giornate si allungano, di tornare a fare il ragazzino che a 16 anni si sdraiava nell’erba del parchetto con l’erba nel pacchetto e un libro da cui spiluccare, senza troppe pretese, quarti di tramonto che non finisce mai. Con po’ di musica nelle orecchie, sapete, quella buona, quella che ti fa godere della lettura nei momenti giusti, tipo questa.

E insomma la tiro per le lunghe ma questo numero 23 non uscirà in cartaceo. Né sarà pubblicato in pdf. Saranno a disposizione i singoli articoli, le tavole, i racconti, tutto nella solita sezione della rivista, che trovate come sempre qua. Ma con questa uscita, miei cari, ci prendiamo una pausa. Senza strilli né strepiti, né facendo la voce grossa né adducendo colpe al mercato cinese, a Putin e agli incroci infami con Saturno. Semplicemente ci fermiamo, aspettando l’estate per capire come ripartire, più incattiviti e punk che mai.

Nel bel mezzo di questa sosta però saremo tutt’altro che fermi, anzi. C’è il nostro contest “S’i’ fosse foco” a cui invito tutti i simpatizzanti del Foglio Letterario a partecipare, foss’anche solo per la possibilità di vederci a breve e brindare un po’ a noi, ai nostri sogni e alle piccole chimere quotidiane che inseguiamo, riposandoci almeno il sabato. Inoltre l’inconveniente di pubblicare con noi come premio spero sia un’opzione che vi spinga a pugnare con la penna fra i denti, da bravi pirati della carta che siete. La collana LIBRIDA non attende altro che voi e le vostre storie (oltre a quelle che sono già in cantiere, che vi assicuro sono delle canaglie niente male): vergate e spedite, che siamo famelici di parole, giù in cambusa.

Pertanto, miei cari, le novità che bollono in pentola sono un sacco e una sporta; il nostro gastronomade Patrice Avella porta in giro il suo Prévert con la solita e inconfondibile ironia; se vi capitasse a tiro non fatevelo scappare se siete a corto di aneddotica e buon umore, oltre che di orecchiette. Gordiano Lupi impazza su Piombino con il suo stand di libri quasi sempre presente per Corso Italia; andarlo a trovare per spulciare cosa facciamo è quasi un obbligo in queste giornate tenacemente orientate al sole. Inoltre c’è caso che vi passi qualche copia sopravvissuta della rivista, ricordate che è pur sempre una free press in omaggio con l’acquisto di uno o più libri del Foglio Letterario.

E in questo ultimo, struggente numero, invece? C’è tutto il bello che ci si poteva regalare, ovviamente, che il sole ci bacia anche per questo. La follia è richiamata con citazioni letterarie e cinematografiche nei pezzi di Patriza Raveggi e Giovanni Modica, mentre è delirio in forma d’inchiostro la Panchina del nostro Dardano Sacchetti, che ormai ci ha abituati ai tortuosi giri della sua contorta mente. Non vengono meno i contributi degli illustratori, capitanti dal sempre più latente Filippo Ferrucci, né gli articoli dei collaboratori seriali come Alessio Santacroce e Mirko Tondi. Entrambi saranno presenti il 30 aprile e il 21 maggio, il primo come menestrello elettrico, il secondo in veste di coordinatore/presentatore/giudice del contest: ebbene sì, dietro questa bella pensata c’è proprio lui, il dilaniatore seriale dello scrittore precario. Cover, per questo numero, omaggio di Antonio Guacci che rende onore, come i suoi predecessori, al Muku di Francesco Starace Verde, che avrei voluto tanto ringraziare anche ora, con un messaggio o la promessa di vederci, se solo fosse ancora qui con noi. A lui, come alle tante, troppe vittime del covid vanno i nostri pensieri anche in questo numero di chiusura.

Ultimi ma non ultimi i racconti: anche stavolta selezionarli è stato davvero un’impresa, abbiamo cercato di preservare la pluralità di voci che emergevano, ma non è stato facile distillare. Mi auguro soltanto di ritrovare la stessa qualità a breve, dal vivo, fra le antiche mura di Firenze.

Ringraziamenti: dovuti, e mi pare il minimo. I grafici, da Meri Pei a Giulia Fiumara che ci hanno dirottato lungo lo Stige di InDesign. Il Ferrux, con cui condivido il piano segreto di conquista per il mondo. Gordiano, che dopo tutti questi anni crede ancora nella promozione e nella diffusione della cultura in Italia, nonostante la cultura in Italia. E poi voi: lettori, sostenitori, scrittori, collaboratori. Ci si assesta, non ci si arresta.

Siateci eco, mentre noi riprendiamo fiato. Pronti al prossimo grido. Più forte di prima.

Love,

Vincenzo Trama

Libertà è partecipazione!

deathofnoise.wixsite.com/vincenzotrama

 

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