Gordiano Lupi - Il mio settembre

Gordiano Lupi – Il mio settembre

Mi duole settembre come lama nel costato.

E non è quel sapore d’estate morente nell’aria,

né il triste sentore di foglie cadenti in arrivo,

forse neppure il ricordo di quel che è stato.

 

È nel dolore della vita il mio settembre,

gabbiano che ruba cibo a gatti randagi,

ladro di sogni, rigagnolo d’acqua lacustre,

riva sconvolta da venti e intemperie.

 

Lenta sinfonia d’autunno è il mio settembre,

vecchio film di Bergman che scorre al contrario.

Pessima letteratura è il mio settembre: parole immutabili,

cieli cupi grondanti pioggia e vento di scirocco.

 

Mattine autunnali tra nubi bianche, risvegli con Elba

e Corsica velate, piazza Bovio e un nitido orizzonte,

un quadro dipinto da Fattori, macchie da rimirare,

parole come immagini di vita, ai confini del mare.

 

Recinto per cavalli selvaggi è il mio settembre, 

quiete in attesa di tempeste per antichi guerrieri.

Un vecchio libro ingiallito è il mio settembre,

malinconia ungherese o gitana, sinfonia di ricordi.

 

Tra le mani ritrovo un Cassola della mia giovinezza,

Fausto e Anna, storia d’amore e guerra, lotta partigiana,

tra Cecina, Volterra e San Ginesio. E Il ferroviere

con Pietro Germi nei panni del Marcocci

 

che beve vino e grida Uva! Santa Madonna!

mentre la sua vita va in rovina e il suo bambino

si ferma e osserva; i padri si sa che cadono,

pure se fa soffrire, i figli sanno, senza capire. 

 

Vecchia storia, quel che cerchi tra pagine ingiallite,

madeleine di celluloide, non altro, libri, immagini,

storie del passato, tutto sepolto ma non dimenticato,

resta soltanto quel povero te stesso ormai perduto.

 

Malinconia di ricordi è il mio settembre,

un cielo terso, chiazze di nubi strane,

in piazza Bovio, tra grida di gabbiani,

sogni reconditi, superstiti alla notte.