Gordiano Lupi – Uno scrittore di nome Aldo Zelli

Aldo Zelli è autore che ogni piombinese dovrebbe conoscere quasi per dovere, perché anche se nativo di Arezzo (1918), sceglie la nostra città come residenza definitiva. Muore improvvisamente, il 24 aprile 1996, dopo aver assistito a una rappresentazione teatrale. Zelli fu scrittore per ragazzi di livello nazionale, pubblicò storie gustose e piacevoli come Sinforiano gatto vegetarianoe Kaslan, ma fu anche buon autore per adulti. La sua produzione è sterminata e ci sono molti inediti che meriterebbero di vedere la luce. Noi delle Edizioni Il Foglio abbiamo pubblicato la biografia del Maestro: Per conoscere Aldo Zelli, ristampata più volte, adesso corredata da una copertina originale della pittrice piombinese Elena Migliorini che ritrae il narratore in mezzo ai suoi personaggi. Il modo migliore per ricordare Aldo Zelli è quello di leggere i suoi libri e soprattutto di farli apprezzare ai bambini. Il consiglio è quello di cercare cose come Putifarre e Serafino, KaslanLa bertuccia malandrinaCalcio di rigoree di far capire ai figli che la loro lettura può essere un piacevole e istruttivo passatempo. Per i più grandi il libro migliore tra la produzione edita (ma tra gli inediti ci sono dei veri gioielli) è senza dubbio Cronache dalla Staggetta, una raccolta di racconti postuma.

Zelli ha avuto una giovinezza avventurosa. Aveva appena cinque anni quando il padre Giovanni si recò in Libia in cerca di lavoro e solo dopo cinque mesi la famiglia, composta dalla moglie e due figli (Aldo e la sorella Jolanda) poté raggiungerlo. L’infanzia di Zelli ha un’importanza fondamentale nella sua opera letteraria, ce lo dimostrano i racconti e romanzi ispirati al primo periodo della vita in Libia. Giovanni s’impiegò all’ufficio tasse dei Monopoli di Stato della Tripolitania, ma dopo pochi giorni di permanenza a Tripoli venne trasferito a Zuara. È qui che Aldo frequentò l’asilo delle suore francescane all’età di cinque anni. Uno dei suoi ricordi ricorrenti di questo periodo è il fatto che le insegnanti cercavano sempre di correggergli il mancinismo. Una suora gli metteva una pallina nella mano sinistra e lo costringeva così a scrivere con la destra, come fosse un gioco. A sei anni Zelli conosceva l’arabo come l’italiano e parlava senza problemi entrambe le lingue. La famiglia Zelli si trasferì a Zavia, dove Aldo ha passato gran parte della sua vita e si è formato come uomo e come scrittore. La fantasia di Zelli è figlia del suo spirito d’avventura e libertà, di una brama di scoperta e curiosità infantile, mai paga di novità. L’educazione cattolica è una costante dell’infanzia dell’autore e tutta la sua opera a venire sarà caratterizzata dalla morale cattolica, così come è importante il suo incontro con il famoso scrittore Guelfo Civinini. Dopo la morte del padre, venne assunto come dattilografo presso il Comune di Zavia e ne approfittò per iscriversi a dei corsi magistrali privati per prendere la licenza. Non sostenne mai gli esami di diploma perché scoppiò la guerra. Era il 1939 quando venne chiamato alle armi e destinato a Derna. È di questo periodo la sua attività calcistica come portiere nella squadra del 115° fanteria, che si aggiudicò il Campionato della Libia Orientale e la Coppa della Città di Derna. La passione per il calcio sarà una costante che lo accompagnerà per tutta la vita. Fu alla fine del 1940 che venne catturato dagli inglesi. Gli anni della prigionia rivestono un’importanza fondamentale per la sua formazione umana e di scrittore. In questo periodo Zelli lesse molti romanzi inglesi dell’800, scrisse moltissimo e riprese a studiare seguendo dei corsi all’Università di Cambridge. Nel 1946, finita la guerra, Zelli rientrò in Italia e visse per due anni a Livorno, in condizioni economiche non floride. Nella città labronica collaborò con il quotidiano Il Tirrenoe scrisse novelle e brevi romanzi per alcuni rotocalchi come Eva,Festivale Le Vostre Novelle. Nel 1948 Zelli fece rientro in Libia per ricongiungersi alla famiglia e l’anno dopo riuscì a conseguire il sospirato diploma di maestro elementare. In Africa rivide Angelamaria Intini, la figlia del capo stazione di Zavia, conosciuta quando aveva appena un anno. Angelamaria e Aldo nel 1950 si iscrissero insieme all’Istituto di Lingue e Letterature Straniere Orientali di Napoli. Fu in quel periodo che i due si conobbero meglio e si fidanzarono per poi sposarsi a Tripoli nel 1957, dopo un anno e mezzo di frequentazione assidua. Zelli si laureò in lingua inglese nel settembre 1961. In questi anni trovò occupazione, prima nella scuola elementare e poi come insegnante di lingua inglese nella scuola media inferiore e superiore. Insegnò anche lingua araba nella scuola primaria e tenne corsi di italiano per stranieri per la Scuola “Dante Alighieri – Comitato di Tripoli”. Continuò la sua collaborazione con Il Tirrenoanche dalla Libia, inviando articoli di costume. Nel 1950 l’ONU proclamò l’indipendenza della Libia che nel 1951 si costituì in Regno. Nel 1964 la famiglia Zelli decise di rientrare in Italia e scelse come nuova residenza la città di Piombino. La madre non voleva rientrare ad Arezzo e alla sorella Iolanda fece buona impressione Piombino, per la dolcezza del clima e per la presenza del mare. Zelli ha sempre considerato Piombino la sua città, anche se come scrittore ne avvertiva gli evidenti limiti culturali. Qui ha insegnato alla scuola media “Alessandro Manzoni” e poi all’ITI “Antonio Pacinotti”. È stato consulente di varie biblioteche e ha scritto moltissimo. Nel 2000 l’Amministrazione Comunale di Piombino, per ricordarlo e commemorarlo, ha voluto intitolare a suo nome una nuova strada della città. Aldo Zelli è stato infaticabile narratore per grandi e piccini, ha scritto anche molte poesie inedite, ballate e filastrocche per bambini. Non solo. Era un grande appassionato e intenditore di opera lirica e ritagliava con cura recensioni e commenti su ogni rappresentazione. Il calcio era un’altra delle sue passioni. Abbiamo visto che in Libia ha giocato da portiere nei campionati militari, poi ha sempre seguito da tifoso e sportivo le manifestazioni calcistiche. La domenica nessuno poteva distoglierlo da “Tutto il calcio minuto per minuto” e la voce di Enrico Ciotti accompagnava il ticchettare della macchina da scrivere. Un’altra cosa che amava erano le vignette umoristiche che ritagliava e raccoglieva in appositi registri. Soprattutto quelle che avevano per tema gli animali. Inutile dire che fu lettore onnivoro e infaticabile, curioso di ogni novità. Appassionato di storia, soprattutto romana e medievale, amava le biografie dei personaggi famosi che spesso gli ispiravano racconti e romanzi. Apprezzava i gialli, la narrativa del mistero ed era un appassionato lettore di Piero Chiara. Per ironia della sorte non amava molto Carlo Cassola e chi dice che i suoi racconti per adulti sono cassoliani deve ricredersi perché Zelli ha scoperto Cassola dopo aver scritto quasi tutte le sue opere per adulti. Due narratori autori italiani fondamentali per la sua formazione sono stati Grazia Deledda e Matilde Serao e nei racconti giovanili si sente l’influenza di queste letture. Non solo, lo stesso Zelli ammetteva di essere stato influenzato dalla lettura di molti romanzi inglesi dell’Ottocento. Però aggiungeva: “Lo stile è solo mio. Quello non si apprende. Bisogna stare attenti ai padrini letterari”. In gioventù si è formato sui libri di Emilio Salgari, Kipling, Dickens, e i romanzi storici di Dumas. Non credeva all’utilità della narrativa impegnata, quella che parla di cose d’attualità come la droga, la disoccupazione, l’alcolismo. Diceva che era difficile scrivere di cose recenti e restare attuali, si correva il rischio di finire “datati” prima del tempo. “Io preferisco rifugiarmi nel passato, creare un buon romanzo che si faccia leggere e allo stesso tempo che riesca a dire qualcosa” diceva. Zelli è stato un narratore di razza non v’è ombra di dubbio, l’unico grande scrittore che la nostra terra di Bassa Maremma abbia mai avuto.

Gordiano Lupi