Sergio Calzone - Storiacce editoriali - Dicembre 2018

Sergio Calzone – Storiacce editoriali – Dicembre 2018

Regali di Natale

A te che insegni alle Superiori e, Dio ti perdoni!, insegni proprio Italiano, regalo… regalo un bel vocativo. Che cos’è? So che non lo sai: per questo te lo regalo. Vedi, caro autore, il vocativo è quella cosa che chiede, chiede, le più volte invano, una virgola. Una semplice virgola: vuoi negargliela, professore? Perché devi sapere che “Ciao, Sara” si scrive, appunto, così, e non “Ciao Sara”. Come dici? Che, a parlare, non c’è intervallo? Non c’è perché non ce lo metti! Non che non ci sia, cocco. “Ciao” – un secondo, meno di un secondo di sospensione (e, dunque, di virgola) – “Sara”. Che, poi, se invece di Sara, è, poniamo, Giorgio, mica cambia: “Ciao, Giorgio”. Prendi in mano il Manzoni. Sì, il Manzoni: sei o non sei un prof d’Italiano alle Superiori? Bene. Controlla: non credere a me che, si sa, non son nessuno. Vedrai…

A te, giovane studentessa di Storia del Cinema, che vuoi fare, da grande, la scrittrice; a te regalo l’abbreviazione di “Bene”. Briccona, tu scrivi “Bhè” e ci metti pure l’accento! Figlia mia (o, forse, a far bene i conti, anche nipote!), “Bhè” non esiste in natura: è come l’ippogrifo; se ne può fare il disegno ma non c’è al giardino zoologico. Al giardino zoologico dovrebbero tenere gli animali che scrivono “Bhè” e ci mettono pure l’accento! S’è detto che è un’abbreviazione, no? E, allora, vuol dire che ne è caduto un pezzo e che cosa si mette, salamino, quando si indica che è caduto un pezzo? L’apostrofo si mette! Diventa perciò “Be’”; se proprio tieni all’acca, metti “Beh” ma, se puoi usare la prima forma, sai quant’è meglio!

A te, assessore alla cultura (anzi, Assessore alla Cultura) di Cannapipoli, regalo il “tè”. Mi dirai: «Mi stai prendendo in giro?» Prendere in giro te che sei assessore alla cultura (anzi, Assessore alla Cultura)? Non mi sogno nemmeno! Ma tu scrivi “the”, parlando non dell’articolo inglese, ma della bevanda, sì, amata dagli inglesi, ma che, da noi, i quali, l’avrai notato dalla mimica, inglesi non siamo, si scrive come si pronuncia: “tè” ma con l’accentino… Ti sembra povero? Ti sembra poco distinto? Be’, allora prova con il caffè!

A te, avvocato che ti diletti di romanzi noir (che, poi, sarebbe nero ma forse, se sono noir, sono ancora più neri), regalo, visto che è Natale, un corso quasi completo di punteggiatura, va’! Vedo che ti piace scrivere “Mario la zia ce l’aveva”, e vedo anche che ti sei ribellato al povero editor Pelonelluovo perché ti ha modificato la frase, scrivendo invece “Mario, la zia, ce l’aveva”. Avvocato, la tua frase è più noir del tuo noir! Lascia che ti faccia il regalo di una spiegazione: utilizzi una forma dedotta dal parlato. La frase-base, se così si può dire, sarebbe: “Mario aveva la zia”. Ma è certo più efficace l’altra forma. Però, “l’aveva” è la contrazione di “la aveva” e quel pronome “la” indica la zia. Dunque è come se tu, avvocato, scrivessi: “Mario la zia aveva la zia”. Assurdo, non è vero? L’unico modo per venirne fuori è ricorrere alle benedette virgole: “Mario, la zia, ce l’aveva”. Te capì?

A te, pensionato che scrivi per diletto e fai dannare l’editor Pelonelluovo per dovere, regalo… regalo un bel mazzetto d’accenti. Perché? Perché, tieniti forte, “sì”, quando è affermativo, ebbene, si scrive con l’accento! E “dà”, quando è voce del verbo dare, anche lui si scrive con l’accento! Hai scritto a Pelonelluovo che, intanto, si capisce lo stesso! È da quella tua mail, che Pelonelluovo si è ridotto a 15 gocce di Lexotan al mattino e 15 alla sera! Non si fa così! È Natale: sii buono (senza accenti) e distingui una buona volta “sì” da “si” e “dà” da “da”!«Non è mai troppo tardi», diceva il povero maestro Manzi che ha speso una vita a cercare (invano) di farvi scrivere in Italiano!

A te, signora della buona borghesia, che scrivi per “esprimere ciò che senti dentro”, eccoti un pacchetto con un bel fiocco rosso: contiene dei verbi al plurale. Sì, perché, anima mia, ho ben visto che tendi a utilizzare due soggetti accoppiati e, poi, mettere il verso al singolare. S’è mai visto? Guarda che non fa per niente bon ton. E, perdona, il bon ton è tutto! Ah, dimenticavo: nell’altro pacchetto più piccolo, quello con il fiocco blu, ci sono invece i verbi al singolare, perché, tesoruccio di mamma tua, usi spesso un termine singolo ma collettivo (es.: un mucchio di gente) ma con il verbo al plurale! No buono, come ti direbbe il tuo cameriere nero, se Salvini lo lasciasse arrivare fino a te: nero, ma con un italiano magari più corretto del tuo! (ci vuol poco…)

A te, giornalista, commediografo, vignettista, fumettista, coreografo, conferenziere e, si capisce, scrittore, regalo altri due mazzetti di accenti. Non ti sfuggirà, perché la tua vista è lunga, che alcuni sono dall’alto verso il basso e altri dal basso verso l’alto: sono accenti gravi e accenti acuti. Facile ricordarsi: un acuto non va forse verso l’alto? E un grave non cade forse verso il basso? Perché un regalo così modesto a uno che è, tutto insieme, giornalista, commediografo, vignettista, fumettista, coreografo, conferenziere e, si capisce, scrittore? Perché, santo il mio giornalista, commediografo, vignettista, fumettista, coreografo, conferenziere e, si capisce, scrittore, non puoi continuare a scrivere “lì” senza il suo povero accento grave, e, lasciatelo dire, c’è differenza tra un “se” dubitativo e un “sé” pronome, così come c’è differenza tra scrivere “ce ne sono” e “né bianchi, né neri”. Sono sicuro che apprezzerai il regalo: è un doppio regalo perché benefica te ma, allo stesso tempo, anche l’editor Pelonelluovo…

A tutti voi e a tutti quelli che usano

  • poggiare” per “appoggiare”,

  • ché” in funzione di “perché”, “poiché” ma senza usare l’accento,

  • pensando forse di scrivere in un fumetto, infilano al termine di un dialogo !? o anche ?!

  • l’indicativo a oltranza (penso il suo barbiere lo aveva rasato appena due giorni prima)

  • la virgola tra soggetto e verbo! (questa, è la notizia che aspettavamo!?)

  • allungare la testa” per dire “allungare il collo”…

  • che altro? Altro, altro: non c’è limite all’insipienza!

auguri di buon Natale, dunque, e ricordatevi che l’agricoltura biologica ha bisogno di braccia, mentre ci sono già più “scrittori”, che lettori…

Babbo Natale