Sergio Calzone - Storiacce editoriali - Un'estate al mare: ma si può?

Sergio Calzone – Storiacce editoriali – Un’estate al mare: ma si può?

Gentile siamotuttiscrittori,

confesso di provare un certo imbarazzo nello scrivere, rivolgendomi a lei con lo pseudonimo (vogliamo chiamarlo così?) con cui non soltanto ha firmato il suo testo (cosa che, forzando un poco, ci può stare), ma anche la sua mail di presentazione, tanto che non so neppure a chi, in realtà (la realtà, quella… vera), io mi stia rivolgendo.

Da parte mia, mi presento: sono Cataldo Pelonelluovo e sono l’editor di Edizionimavalà.

Chiarito (più o meno) questo, entro nel merito.

Punto uno. Il titolo del suo testo suona Un’estate al mare. Va bene. Poiché non ho il privilegio di sapere se lei abbia 20 oppure 80 anni, mi prendo la libertà di segnalarle come la straordinaria originalità di tale titolo sia già stata utilizzata e non da poco: nel 1982 (pensi un po’!) la cantante Giuni Russo (pace all’anima sua, poverina, poiché è già deceduta) vendeva centinaia di migliaia di dischi, proprio cantando:

Un’estate al mare
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare
Stile balneare
Con il salvagente
Per paura di affogare

Non era certo colpa sua, della Russo, dico: il paroliere (Franco Battiato: pensi di nuovo un po’!) doveva aver avuto un attimo di folgorazione sulla via dell’Etna e aveva messo insieme questi versi callimachei.

C’è di peggio: nel 2008, Carlo Vanzina, esponente di quella che potremmo chiamare la Nouvelle Vague de noialtri, ha avuto la lucrosa idea di riprendere quel titolo escatologico e girare uno di quei film che fotografano (letteralmente) un’epoca.

Tutto questo per dirle, caro siamotuttiscrittori, che il pesce puzza dalla testa e, dunque, ciò che prometteva il titolo era già assai poco incoraggiante per il resto. E, infatti…

Punto due. Pur non parlando mai di sé, lei ci manda una sorta di sinossi (ed è bene, badi) ma, in essa, sono subito inciampato in un “xche” il quale, oltre a essere odioso in sé, visto che si trattava, qui, di una comunicazione e non in un “messaggino”, avrebbe, quanto meno, dovuto essere scritto “xché”. O forse non è vero che siamotuttiscrittori e molti aspiranti tali ignorano bellamente la differenza tra un “che” usato come congiunzione subordinativa, un “che” come pronome e un “ché” quale abbreviazione di “perché”? Lei è certamente uno di quelli che lo ignora. Come avrebbe detto uno che è di sicuro un suo beniamino, Giovanni Storti (ma che è come sembra soltanto nei film…), possiamo dunque dire che lei è “ignorante nel senso che ignora”…

Ma è il punto tre su cui vorrei soffermarmi. Cito un passo del suo, diciamo, romanzo:

Ciao amore

Da:       Mimmo  <scansamerenda@yahoo.it>

A:         Fragolina  <fragolà@libero.it>

Data:   2 Mar 2020 11:10:23

Piccolina mia,

non vedo l’ora di raggiungerti a Santa Marinella!!!! Passeremo un estate che non dimenticheremo mai e quegli ombrelloni rossi saranno per sempre il simbolo del nostro amore. 

Mimmino tuo

Re: Ciao amore

Da:       Fragolina  <fragolà@libero.it>

A:         Mimmo  <scansamerenda@yahoo.it>

Data:   2 Mar 2020 12:30:27

Pasticcino mio,

non to scritto subito perche stavamo a mangiare. Pure io t’aspetto ha braccia aperte, che senza te Santa Marinella non e la stessa, credime. Sono impaziente di sentire le tue labbra sulle mie. Ma non toccarmela la schiena perché me sono presa una di quelle scottature! Vieni presto e sarà la nostra più bella estate al mare.

Tua fragolina che tvb.

Re: Re: Ciao amore

Da:       Mimmo  <scansamerenda@yahoo.it>

A:         Fragolina  <fragolà@libero.it>

Data:   2 Mar 2020 20:20:20

Stò partendo. Tempo un ora e sarò li. Tienimi un posto vicino al tuo cuore!

Mimmino tuo

Iocheracconto@ioche – 1m

Fino a questo punto era perciò la voglia reciproca di vedersi dei due ragazzi!!! Vedremo adesso in che modo questa folle estate al mare andò anche meglio di come la pensavano i due.

#unestatealmare

Ecco, credo che basti per darle l’idea, caro siamotuttiscrittori, che io ho in effetti letto (purtroppo) ciò che ha mandato. Non sto a indicarle i vari e variati errori di grammatica, anche marchiani, che costellano questo brano e tutto il resto, ma volevo che sapesse che affidare a delle finte mails i dialoghi tra i personaggi e a dei finti tweets gli interventi narrativi è di una povertà concettuale e non voglio nemmeno dire letteraria tale, da lasciare basiti. Di certo, lei sarà già offeso e anche oltraggiato nel suo sentirsi “scrittore”, ma è proprio ciò che spero, poiché c’è (con l’accento) sempre il caso che l’onta sia tale, da indurla a darsi ad altre arti. Non dimentichi che l’agricoltura è sempre e ancora bisognosa di braccia, per esempio. Che Calliope, Euterpe, Erato (nel suo caso, mi par di capire) e Talia facciano sì che non trovi mai un editore.

Buona estate. Magari al mare!

Cataldo Pelonelluovo, per Edizionimavalà.

Sergio Calzone