Vincenzo Trama – Francesco Dezio – Qualcuno è uscito vivo dagli anni ottanta

Francesco Dezio

Qualcuno è uscito vivo dagli anni ottanta – Storie di provincia e altri mali –

Stilo Editrice – pag. 120 – Euro 12

Francesco Dezio ha una storia particolare. Uscito nel 2004 con Nicola Rubino è entrato in fabbrica per Feltrinelli, sparisce per un po’ dalle scene, lavorando dietro le quinte come illustratore, grafico, disegnatore meccanico e un mucchio di altre cose diverse. Tuttavia non smette mai di scrivere, nonostante di suo in giro non si legga quasi più niente. Per fortuna TerraRossa Edizioni (QUI!) riporta in vita il suo esordio, fa uscire anche il nuovo romanzo La gente per bene e torna a dare visibilità ad una penna i cui tempi marziani di oggi avevano sancito la fine: troppo poco social – forse – di certo non autore distopico, youtuber incallito o influencer con l’idea di promuoversi con Tik Tok. Francesco Dezio ha la presunzione – ancorché la colpa, ammettendolo egli stesso – di curarsi della scrittura e basta. Cerca di esprimersi con voce personale, alternando stralci di vita vissuta a ricostruzioni di una periferia morente, fatta di casermoni e cemento a perdita d’occhio.

Stilo Editrice (QUI) ha pubblicato nel 2014 una sua bella raccolta di racconti, Qualcuno è uscito vivo dagli anni ottanta – Storie di provincia e altri mali – che presenta, tra gli altri, due testi già precedentemente editi per L’Unità e per il programma radiofonico Fahrenheit di Radio Tre.

Il filo conduttore di questa antologia è proprio la provincia, più che il periodo storico citato nel titolo. Dezio racconta Bari e i suoi dintorni con una prosa asciutta, diretta, che scandisce il quotidiano caldo e appiccicoso della sua gente, spesso disadattata (Qualcuno è uscito vivo dagli anni ’80Storia di un punk di pronvicia – ) o che cerca di sbarcare il lunario (Bari, Londra, MSC – Storia di Carla – ), ma anche desolazioni industriali (L’outlet di Molfetta – Storia della Gnutti – ) o “semplici” desolazioni sentimentali (Appuntamento al Pianeta – Storia di noi due – ). Ciò che colpisce è il ritratto vivido, per nulla consolatorio, di un sud che si trascina sulle proprie gambe molli, chiuso in una gabbia solo apparentemente territoriale, ma ben più culturale e sociale.

I racconti scivolano via in queste polaroid in prima persona, personaggi da Spoon River ma con la cresta e tanta musica nelle orecchie. Sembra di leggerci la vecchia Romagna di Tondelli, con luoghi che nascondono storie che non sembrano voler essere narrate, ma che spurgano da sole, suppurandosi sulla carta. Gli anni ottanta sembrano quasi marginali, ma non in senso dispregiativo: non c’è una carrellata di luoghi comuni – i primi coin up, il boom di Fininvest, l’avvento di Freddy Krueger – ma riferimenti precisi a cardini culturali – o controculturali – a cui Dezio strizza l’occhio con sincera ammirazione; è il caso dei molti nomi citati di band di quel periodo, ma non solo (PIL, Cure, Depeche Mode, Ultravox, Kina, Negazione,Tortoise, Mogwai…), riportati in grassetto a evidenziare la portata significativa che la musica ha in certi cicli della vita, specie quello della adolescenza, anche tardiva. O anche le esperienze delle occupazioni punk al Virus di Milano, La Giungla di Bari, il mito di Londra, o di Amsterdam, il miraggio delle droghe più o meno leggere. Insomma, gli anni ’80 non macchiettistici, ma raccontati col piglio sincero di chi ci ha nuotato dentro.

Concludo plaudendo doppiamente per la vesta grafica del libro, curata in stile street punk con illustrazioni dello stesso Dezio; all’interno delle pagine trovate disegni a tema realizzati dall’ autore, che aggiungono un tocco più personale e originale all’intero libro. Come non apprezzare l’omaggio a TVOR, storica fanzine anarcopunk di Como, sorta nei primi anni ’80 per mano di Stiv Rottame?

Bravi quindi i tipi di Stilo Editrice, con la speranza che libri simili siano riproposti sul nostro mercato con maggiore forza. Ma quella, lettori, la giustifichiamo solo noi: daje quindi.

Vincenzo Trama