A portata di mano (morta)

A portata di mano (morta)

Un gesto inammissibile, inqualificabile: Memo Remigi, cantante, compositore e conduttore TV, uomo analogico non uso a sfiorare schermi android e simili, ha invece palpato in diretta TV una natica a lui attigua: Il reato di leso deretano gli è costato l’immediata espulsione dai programmi RAI, né a reintegrarlo è valso l’aver egli riconosciuto e deprecato il fatto e l’essersi profuso in scuse. Non so di quale trasmissione esattamente si tratti né avevo mai sentito nominare l’ormai confesso reo di molestia sessuale, però, per l’improvviso gran parlare che se ne è fatto, l’ho cercato sulla Rete. Un garbato signore che garbatamente veleggia verso il capo di buona speranza degli ottantaquattro, se già non l’ha doppiato.

L’incauta e prolungata

nostalgica carezza:

un pretesto corsaro

per chiudere in bellezza?

(quattro settenari, e rima finale).

Commenta Feltri/Crozza: a ottantaquattro anni, la mano morta non è una metafora!

La setta

Il subitaneo pentimento ha invece avuto il potere di sollevare nel giro di un mese la scomunica comminata nel 2019 a Padre Marko Rupnik  ‘per aver assolto in confessione una religiosa con la quale aveva avuto rapporti sessuali’. Di origine slovena, il gesuita, teologo e artista osannato, fu premiato nel 2000 con il massimo premio sloveno alla carriera, il Premio Prešeren, per le decorazioni musive della cappella Redemptoris Mater nella II Loggia del Palazzo Apostolico in Vaticano commissionatagli nel 1999 da Giovanni Paolo II; è stato dal 1991 il direttore dell’Atelier del Centro Aletti di Roma. “Luogo di studi e ricerche, cantiere comunitario del Pontificio Istituto Orientale, l’Atelier opera cercando di tenere unite liturgia, arte e vita spirituale, per privilegiare il dialogo interculturale tra Oriente e Occidente”. Nel sito web dell’Atelier, decorato anch’esso da immagini delle opere musive dell’artista in parola, un capitolo intero è riservato agli audio delle numerosissime omelie del medesimo; con il senno di poi, fa un certo effetto sentirlo citare Giovanni, I lettera, 3,14,17 ‘Chi non ama rimane nella morte’. Vale a dire – spiega il predicatore -che solo colui che ama è vivo. 

Racconta Anna (nome fittizio) – nella sua requisitoria su tre decenni di abusi psicologici e fisici subiti nella sede della Comunità Loyola a Mengeš in Slovenia e poi a Roma – che nella sua stanza nell’Atelier, Padre Marko le chiese di avere rapporti a tre con un’altra sorella della comunità, perché il sesso non è possesso, sopra di esso aleggia la Trinità, dove (diceva lui) ‘ il terzo raccoglie il rapporto tra i due’.

La narrazione dell’oggi cinquantottenne ex religiosa è dettagliata, rivanga gli inizi, nel 1985 lui trentunenne, lei dieci anni più giovane e studentessa di medicina, nacque tra loro una immediata empatia e Rupnik divenne il suo Superiore e guida spirituale. Lentamente, giorno dopo giorno, la abituò al contatto fisico; ogni gesto – diceva – ha un preciso significato, anche una stretta di mano, una carezza, e anche il rituale abbraccio dopo ogni confessione, gesto innovativo  da lui introdotto nel rituale. Talvolta a lei sembrava strano, ma un artista è per definizione diverso e per lei era di capitale importanza non guastare quel rapporto elevato con il proprio immediato Superiore. Una volta un bacio sulla bocca la mise in profondo imbarazzo, dissipato dall’analogia con il bacio che il sacerdote depone sull’altare al momento dell’elevazione: a lei era stato concesso un dono assai speciale, – le spiegò il suo confessore e guida spirituale – solo con lei lui poteva vivere fisicamente l’esperienza di appartenere a Dio senza possesso.

Anna ebbe il coraggio di lasciare la Comunità e sciogliere i voti religiosi, cadde poi in uno stato di profonda depressione, ma prima di abbandonare aveva sfiorato il suicidio.

Il senso di onnipotenza, l’ossessione sessuale e la consapevolezza della propria intoccabilità della sua guida spirituale non si erano limitate a lei, si parla di nove o addirittura venti religiose parimenti abusate e le cui accuse di crimini oggi caduti in prescrizione sono per decenni tutte parimenti rimaste disattese. Quotidiani e riviste negli ultimi tempi riportano a più riprese su questa ennesima vicenda di molestie, plagio e abusi fisici e psicologici.

Esistono sette di tipo diverso. Molti pensano che una setta sia automaticamente religiosa, e forse nella maggioranza dei casi è così…, tuttavia, a prescindere dall’orientamento, la maggior parte delle sette distruttive ruota intorno al bisogno di potere dei fondatori.

Beata Ljung, la psicologa ed esperta di sette in Svezia, dove ce ne sono tra le trecento e quattrocento, scende in campo in soccorso a Vincent e Mina, il mentalista e l’investigatrice del giallo La setta di Camilla Lackberg, magistralmente reso in italiano da Laura Cangemi (e da lettore laico, direi che l’eccellenza della traduzione sia tra i maggiori pregi del romanzo).

Il potere corrompe, fa marcire le persone da dentro – continua Beata – E spesso il denaro si accompagna al processo.  Ma i soldi non sono fondamentali, è il potere che riveste più importanza. Né si può dare per scontato che coloro che si rivolgono a una setta siano individui emarginati, soli o in difficoltà ad avvicinarsi alle sette. È proprio dell’essere umano cercare il senso della vita, attaccarsi a qualcosa che dia uno scopo. A qualcuno che ti offre uno scopo.

Se si cresce circondati dal caos – riflette il mentalista, Vincent – da adulti si può arrivare a detestarlo e a quel punto si può cercare rifugio in un’organizzazione dotata di forte controllo. Vale però anche il caso contrario, si può provenire da una famiglia molto severa e perciò si apprezza un movimento in cui vige la stessa rigidità, le stesse inviolabili regole.

Sarà stato il rigido controllo ad attirare nella piccola ‘Comunità di Loyola’ le poche decine di religiose che ne facevano parte? Un rifugio dal caos del mondo esterno?

Per le modalità che regolano il discernimento ignaziano, gli adepti sono chiamati a una totale disponibilità e apertura, ed è il tuo Padre spirituale a guidarti nella comprensione di cosa è bene e cosa è male. Devi obbedirgli come obbedisce un corpo morto, perinde ac cadaver. Se colui che ti guida ti dice: ‘Dio lo vuole’ e tu non esegui, ti metti contro la suprema autorità. Immensa quindi la possibilità di manipolazione. Anna temeva di essere in torto, di perdere l’approvazione del suo Direttore spirituale, dal cui giudizio – secondo le regole gesuite – lei dipendeva totalmente. Se non lo avesse assecondato, sarebbe stata accusata di essersi arenata nel proprio cammino, discreditata davanti agli altri del gruppo, umiliata ed emarginata.

Difficile per un credente ammettere che una Comunità religiosa ispirata a Ignazio di Loyola, Cavaliere di Cristo, fondatore della Compagnia di Gesù, e con a capo un teologo autore di molti libri, un artista ispirato dall’amore divino, possa essere definita una setta. E tuttavia sono agilmente applicabili anche a questa congregazione le caratteristiche comuni alle sette – religiose o meno:     Un Direttore spirituale ‘guru’di indiscussa e indiscutibile autorità, l’esiguo numero di affiliati, così più facilmente controllabili, il loro isolamento e la loro immediata raggiungibilità e sottomissione.

L’ubicazione in località isolata, l’ordine di interrompere  rapporti epistolari o di altro genere con l’esterno, il veto di ogni contatto confidenziale con la superiora della comunità, subordinava le suore all’unica (carismatica, dotta e ispirata) figura dominante, che usava tutti i mezzi per raggiungere i suoi obiettivi, compreso ciò che gli veniva rivelato nel segreto del confessionale.

Per un quadro in cui avrebbe raffigurato Gesù e ne doveva disegnare la clavicola, Padre Rupnik chiese ad Anna di posare per lui. Non si sarebbe mai rivolto a ‘ragazze del mondo’, le disse, ma solo a una persona in ricerca, come lei, Anna.

Una persona a portata di. 

ps

Al ministero della cultura sloveno si insiste in questi giorni (gennaio-febbraio 2023) sulla necessità di farsi restituire da Padre Marko Rupnik il Premio Prešeren assegnatoli nell’anno 2000. Per irregolarità di assegnazione del premio, che dovrebbe essere dato alla carriera e non per un’unica opera, per dubbi insorti di recente sulla validità dell’opera stessa di Padre Marko Rupnik e naturalmente per indegnità morale. L’opportunismo di tali proposte, oggi che tanto si (s)parla del personaggio, va di pari passo con l’opportunismo di avergli assegnato il Premio ieri, quando ingraziarsi il Vaticano sembrò una politica accorta. E pazienza se calpestava lo statuto stesso del Premio.

ps

Loreto, Centro Christus vivit,  6-10 febbraio 2023, gli esercizi ignaziani saranno condotti da Padre Marko Rupnik: Questa fino al 25/01/2023 la notizia sulla Rete, cambiata il 26 gennaio: https://www.centroaletti.com/archivio-appuntamenti/esercizi-ignaziani-settimana-1-2023-5/  Da quella data, il nome di Padre Rupnik scompare da tutto l’elenco degli appuntamenti di formazione e spiritualità del Centro Aletti.

Patrizia Raveggi