Fabio Strinati - "Il maestro e il liuto" "Il pendolo e l'aforisma" di Wilma Minotti Cerini

Fabio Strinati – “Il maestro e il liuto” “Il pendolo e l’aforisma” di Wilma Minotti Cerini

IL MAESTRO E IL LIUTO

Ho bevuto acqua di Lete

ho dimenticato chi ero

Ho trovato un groviglio di serpi

da qualche parte un suono di liuto

forse il Maestro mi cerca.

Voglio uscire di qui

ma le serpi contornano un volto

d’orripilante Medusa

Metto una mano sugli occhi

Medusa mi chiede se è bella

“ bellissima” rispondo

Il suono del liuto è potente

riesco ad avanzare un poco

qualcuno dice che è un Mantra

Cammino su un acquitrino

di plastiche soffocanti

rifiuti di uomini arroganti

dove l’acqua che sparge sotterra

sono lacrime dei cani abbandonati

I cani piangono in silenzio

tanto grande è il dolore che racchiudono

e ti attendono anche se li abbandoni

I cani ti amano sino alla fine dei giorni

Sono anime nobili

e tanto triste è la loro storia

che piango con loro

Li abbraccio e loro mi consolano

mi leccano il viso

bevono le mie lacrime

muovono la coda

Non so chi ero, non so chi sarò

ho dimenticato ogni cosa

vivo solo il momento

Qualcuno dice: ‘ è una rinascita’

altri : ‘ è un oblio perenne’

Il Maestro è invisibile

ma ha un liuto con un suono che attrae

ed io non posso far altro che seguirlo.

Wilma Minotti Cerini

Note: Medusa era in origine una donna bellissima, per aver giaciuto con Poeseidone,. Atena la mutò in mostro

 

IL PENDOLO E L’AFORISMA

Là nella sua oscillazione senza anima

tic toc tic toc tic toc

segna un tempo, che non è il mio

che è troppo tardi se ti attendo

che è troppo presto se te ne vai.

I secondi sono un’eternità nel dolore

la giovinezza che non assapori

è sciapita quando la rammenti

Il tempo del perditempo

Il tempo dell’amore

il tempo della lettura

quando ridendo andavo su e giù

con Jerome e Jerome

col cane in canotto sul fiume

e ancora rido

per la sublime avventura

Il tempo delle vita

e agli aforismi di Charles Bukoswki

quando pensava: forse mi ci abituerò,

ma non ci abituai mai

o quando ancora: mi hanno piantato così tanti coltelli

che quando mi regalano un fiore

all’inizio non capisco neanche cos’è.

Ci vuole tempo

E allora pensai ad una nostra forte litigata

al mio sguardo feroce su ti te,

uomo che amavo sopra ogni altra cosa

e tu che uscivi, per tornare poco dopo

con uno di quei mazzolini di fiori che

prendono colore dall’inchiostro

proprio quelli che io detesto

e lo gettai nella spazzatura.

e allora mi venne in soccorso Dan Brawn:

i luoghi più caldi dell’inferno sono riservati

a coloro che in tempi di grande crisi morale

si mantengono neutrali”

Mai ferire la jena che è in me

perché risorgo come la Fenice.

Ma poi ti guardai meglio e il bene spazzò via ogni cosa

Wilma Minotti Cerini