In Terra ostile - Luca Cassarini

In Terra ostile – Luca Cassarini

IN TERRA OSTILE

Blip. «Ok, tutto a posto, grazie.»

Blip. «…Grazie.»

Blip. «Perfetto, grazie.»

Blip blip. «Scusi, si fermi un attimo qui.»

Ecco, ci risiamo. Doppio cicalino doppia scocciatura. Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo. Alle volte chiudo gli occhi e sogno: vedo una realtà diversa da quella che mi circonda. Gente che si abbraccia, si struscia, si sbaciucchia. Adesso abbiamo ancora gente che si abbraccia – dietro tute al kevlar; gente che si struscia – in indumenti ipermegaultraprotettivi; si sbaciucchia – al rigoroso riparo di mascherine che filtrano l’aria, depurano l’acqua e, i modelli più costosi, fanno pure un caffè che ti viene sparato bollente nell’ugola. Se la lingua ti brucia, i problemi sono tuoi. Nel caso, puoi sempre chiedere una caramella balsamica gusto fiori di campo montano, senza ricordini di mucca perché la merda è già abbastanza quella che mi vivo da non so quanti anni a questa parte.

Tutto iniziò nel…Aaaah, che bisogno c’è di raccontarlo? Sembrano quelle favole narrate prima di addormentarsi. C’era una volta…Sì, c’era una volta la normalità. Forse. Forse no. Ma adesso di sicuro l’eccezionalità è la conferma della regola. Chi l’avrebbe mai pensato?

«Tutto a posto, il suo biglietto è ok. Scusi per l’attesa, oggigiorno vengono stampati un sacco di falsi, pur di accedere ad eventi come questo…»

«Non ne avevo dubbi. Grazie a lei.»

«Buona serata. E buon viaggio.»

«Altrettanto.»

(Altrettanto? Lo sfortunato addetto alla sicurezza l’unico viaggio che dovrà fare sarà quello di ritorno a casa ad un orario indecente, dopo aver mangiato un panino al volo e con il tremendo bisogno di farsi una doccia passate le dodici ore di attività costante di controllo al varco. Altro che viaggio della speranza…semmai la speranza di poterlo compiere anche lui, un giorno, questo viaggio. Sì, le figuracce le faccio anch’io, ma tant’è. Ho la mente altrove. Presto anche il mio corpo sarà in un altro luogo. Si spera migliore del presente, in tutti i sensi.)

Mi avvio teso lungo il corridoio, scrutato da una selva di telecamere con un voyeurismo a dir poco osceno. Lo spray disinfettante mi viene spruzzato in tutti i pori. Se non altro il primo check l’ho superato. Ora me ne rimangono altri due, e poi potrò salire sulla navicella. Il più ricco uomo del mondo ha fatto le cose in grande, alla fine: i biglietti per Marte sono andati letteralmente a ruba, in quest’ultimo decennio.

Lassù, ripetono, è il ritorno alla normalità. Raccontano anche che il tennis senza gravità è sport nazionale e l’idroponica la sfida del futuro. Si sentono tante voci messe in giro, forse per spingere noialtri a prender armi e bagagli per partire: ma è un privilegio che non tocca a tutti. È come comprare un biglietto della lotteria, pochi vincitori e innumerevoli delusi. La vita di noi terrestri è un banale concatenarsi di eventi casuali, tra fortuna e destino. Nel mio caso, entrando nella navicella sento quello stesso brivido dello spermatozoo che arriva indenne alla cellula uovo. Eh già.

Forse, un dopodomani, guarderemo al Pianeta Azzurro come una lontana meta irraggiungibile e inesplorata; una landa desolata, grigia e inospitale, e ci chiederemo come avrà mai fatto a viverci qualcheduno, là. Vi lanceremo sonde, robot e quant’altro, ma non troveremo nulla, solo un silenzio stridulo ed ombre inquietanti. Un tratto ricorderemo tutto, di quella terra ostile e di come l’avevamo abbandonata. O forse no: la memoria è volatile come la polvere che calpesterò su quella roccia vermiglia. Un pianeta rubicondo come le facce dei miei simili, a raccontarci storie assurde in notti senza fine.

 

Luca Cassarini

 

Foto by: https://unsplash.com/photos/eA32JIBsSu8?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditShareLink