Vincenzo Trama legge “La sete” di Giovanni Lucchese

Giovanni Lucchese

La sete

D Editore – 226 pagine – Euro 15,90

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L’amore ha molte voci e La sete di Giovanni Lucchese ne è un eco distorto che fa sanguinare le orecchie.

Il romanzo edito per la coraggiosa D Editore lo anticipa sin dal Parental advisory in copertina: non ci sono lustrini o foglie crepitanti nel passeggio cittadino di un autunno bellissimo, no. Ci sono due storie che si intrecciano in una Roma che potrebbe essere qualsiasi buco metropolitano: spersonalizzato e attraversato da ombre malefiche, sono lo sfondo in cui Lui e Lei, le due voci narranti del libro, vagano cercando di placare la loro personale sete, scatenando arsure che li porteranno a vivere fino all’estreme conseguenze la necessità di soddisfare un bisogno mortale.

Il concept del libro ruota attorno a paradigmi violenti non solo nell’intreccio narrativo, che è una sorta di maelstrom infernale, un turbinio di perversioni e discese nell’abisso che valgono un buon sottofondo black metal, ma soprattutto nelle vicende remote che caratterizzano le esperienze di Lui e Lei. Il viaggio a ritroso che Lucchese ci concede non è assolutorio né giustificante; è solo lo smascherare una volta di più lo squallore umano, attraversi brandelli di memoria che gocciolano lacrime, sangue e merda. Non c’è redenzione né riscatto, al limite l’idea di un appiglio a cui aggrapparsi spezzandosi le unghie.

Trovo sempre grande soddisfazione quando si fugge dal consolatorio a tutti i costi; le continue strizzatine d’occhio, gli spiragli di luce, il torbido che si depura attraverso filtri d’ottimismo. Lucchese le azzera, riportando tutto nel novero della crudezza: si parla delle cose che ci fanno male, qui, e che devono far stare male chi ci si avventura. È così che è fatta la buona narrativa: niente trucchi da quattro soldi, diceva Carver, ma una storia solida, potente, che si regge proprio sull’autenticità di un vissuto che non vorresti mai affrontare in maniera così approfondita e cruda. Lucchese sembra quasi crogiolarsi nel suo cesellare perversioni riga su riga, già me lo immagino che lecca gli sbaffi d’inchiostro che colano dal calamaio, vestito in latex e chino a lume di candela…ecco, se arrivate a simili deliranti proiezioni vuol dire che anche a voi La sete ha stimolato i vostri recettori più disinibiti, predisponendovi a full immersion di Heidi e caprette svizzere per riequilibrare una psiche altrimenti compromessa.

Lungi dal voler essere come sempre preso troppo sul serio, plauso di merito a D Editore, per il packagingdell’opera: sembra di trovarsi davvero a un cd dei begli anni che furono, quando i Cannibal Corpse pubblicavano splendida robaccia fra layout di frattaglie umane e antropofagia varia. Solo che La sete fa molto meno bordello, dura più di un brano grindcore ed è parimenti nocivo per chi a casa vostra passa di solito il Cif con Tiziano Ferro di sottofondo: ecco, a loro in bagno lasciate il solito Volo, noi ci teniamo sotto il cuscino Lucchese.

Vincenzo Trama