Moise - La Brughiera - Una storia fiorentina

Moise – La Brughiera – Una storia fiorentina

La Brughiera

  • Una Storia Fiorentina –

 

Piove. Come ieri, come avantieri, una settimana, un mese, un anno, un millennio fa !

Piove, piove, piove sempre!  Sempre così…

Pioggia fitta, gelida oltre ogni sopportazione, insistente, instancabile, perforante.

Non ricordo di preciso quando mi sono perso in questa fottutissima brughiera.

So soltanto che sono uscito di casa, ho seguito l’Arno, sono uscito dalla mia Medicea Culla e sono finito in campagna… Da allora il mondo intero si è trasformato in un’unica, sconfinata distesa di fango!

Fango…già: fango, erbacce, qualche sparuto ciuffo di erbaccia martoriata dal vento e basta…

Basta!

Si prendano questi ingredienti e li si estendano all’infinito in ogni direzione,  si ricopra il tutto con una bella glassatura compatta di cumuli, stratocumuli e cirrostrati dalle variopinte tonalità nero-grigiastre, si aggiunga un’opportuna quantità di sudicio nevischio marciscente ed infine si lasci il tutto a macerare sotto questa maledetta pioggia per un miliardo di anni ! ! !

Sto cominciando a dare i numeri… Devo mantenermi calmo… Non può essere passato poi molto tempo da quando sono uscito da casa per fare una passeggiata digestiva…

Ho “passeggiato” più del previsto e mi sono perso, ecco tutto !

Non e poi così strano, in fondo, che uno come me possa “perdersi”…

L’essermi isolato dal cosiddetto mondo civile, aver deciso di vivere in piacevolissimo eremitaggio in una vecchia casa all’estrema periferia di Firenze non rappresentano forse un inconscio tentativo di “perdere” il continuo, fastidioso cicalio dei miei cosiddetti simili ? …

La pioggia continua a cadere.

Ho fame !
Prima di uscire di casa ho mangiato molto abbondantemente, ribollita, lardo di Colonnata,
cacciucco quasi fino a scoppiare, come è mia abitudine, del resto !
Disgustoso vero ? Beh, chi se ne frega !

Il cibo è sempre stato, insieme all’odio per i miei simili, un mio chiodo fisso e queste due direttrici, l’odio per gli uomini e l’amore per i cibi, sono state le costanti della mia vita sin dall’infanzia…

 

Nel cibo trovo quella pienezza di sensazioni e di emozioni che nessun amico o nessuna donna mi hanno mai dato… ed ora ho fame. E freddo.

Freddo…Fame…Fame…FREDDO…FAME…FREDDO!

FAME! FREDDOFAMEFREDDOOOOO !

Sento che la paura mi assale, la sento crescere, la sento salire…

Fame dallo stomaco, freddo dalla spina dorsale e panico da entrambi e da ogni altra parte…

Devo calmarmi !

Devo continuare !

Devo continuare a camminare!

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Sempre avanti, sempre in una direzione, sempre diritto, questa brughiera non dovrebbe essere poi molto estesa … non moltissimo, almeno! (Davvero? E quanto?)

Ho fame!  Ho freddo!  Sono fradicio da sempre, sotto questa pioggia viscida e appiccicosa. Le gambe mi affondano in pozzanghere giallastre che sembrano paludi di muco!  I piedi si impastoiano nell’onnipresente fanghiglia verde-grigiastra. Sono sfinito, ma continuo a trascinarmi avanti, perché anche questa palude infernale dovrà pur finire…

Una luce!

Laggiù, quasi oltre il limite della visibilità, spettrale e livida ma pur sempre una LUCE !

Ed ora, sì, mi sembra di distinguere un mutamento nell’interminabile monotonia del paesaggio: sembrano montagne, una catena montuosa che fa da cornice a questa maledetta, fetida brughiera.

Un ultimo sforzo, oltre ogni possibilità, anche se la malefica pioggia, il fango e tutti gli elementi sembrano trattenermi per i vestiti (Sta’ con nooooi…!).

Impazzisco, ed in un attimo di isteria mi spoglio per raggiungere più agevolmente il pallido chiarore e la fine di questo tormento …

La luce sembra provenire da una caverna, o da una galleria scavata nel fianco della montagna…

Ormai ci sono quasi ! Stento a credere di aver finalmente trovato un riparo, un po’ di calore… Mi trascino nel fango, grufolando, nudo come un grosso verme… Al diavolo lo stile ! Ho freddo e fame !

Se c’è qualcuno, magari un pastore, un campeggiatore o…  un altro eremita,  avrà sicuramente un po’ di cibo…  sono così affamato che mangerei anche il fango che sto calpestando pur di riempirmi la bocca  !

Ci sono ! Ci sono !… Quasi  …

La caverna è vicinissima, appena un centinaio di metri e la luce al suo interno, anche se estremamente livida, è molto intensa  …

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Ormai sono allo stremo; anche la forza della disperazione mi ha abbandonato!

A poco più di dieci metri dalla caverna distinguo una sagoma enorme, come di un grosso cane, accovacciata sulla soglia … probabilmente debbo la mia salvezza ad un pastore.

Mi avvicino ed il cane mi scorge! Si alza ed io mi accorgo che è gigantesco!

E’ più grande del più mastodontico molosso, enorme e minaccioso, una montagna di pelo viscido ed irsuto; un repellente tanfo di selvatico promana dalla mole ottusa e sgraziata dell’animale …

Ma c’è anche qualcosa di orribilmente sbagliato in quella bestia … Qualcosa di cui non mi accorgo finche non è abbastanza vicino da essere più che una sagoma oscura nella livida luce-ombra …

Poi, improvvisamente, capisco.

E subito dopo impazzisco !

Il “cane”  ha TRE TESTE !

 “…Cerbero, fiera crudele e diversa

con tre gole caninamente latra

sovra la gente che quivi è sommersa…”
————–
Dante Alighieri
: “La Divina Commedia
”Inferno – Terzo Cerchio:Girone dei Golosi

Moise