Sergio Calzone - Storiacce editoriali - Dilettante sarà lei!

Sergio Calzone – Storiacce editoriali – Dilettante sarà lei!

Dilettante. Pubblica calamità

che scambia il gusto con il talento

e confonde la sua ambizione con le sue capacità effettive.
(Ambrose Bierce)

Spett.le Edizionimavalà,

sono Carlo Maria Nonsosemispiego e ho inviato circa un mese fa il mio quarto romanzo alla vostra casa editrice, come proposta di pubblicazione.

Sarete, immagino, sorpresi di ricevere questa mia nota sotto forma di lettera postale e non come mail, ma, data la gravità di quanto ho da dirvi, mi è sembrato necessario ricorrere a una formula tradizionale per comunicare con una casa editrice così retriva, così malamente snob come la vostra.

Già lo snobismo sarebbe sufficiente a interrompere ogni rapporto con voi, poiché è il più detestabile dei difetti, ma sono uno scrittore e, come tale, amo mettere nero su bianco i miei sentimenti e non farò certo eccezione in questo caso!

Riporto qui una frase della vostra precedente mail che mi ha particolarmente urtato: “Lei afferma che un autore non ricicla qualcosa che sia già stato scritto. Sostiene che un autore interroga la propria anima e plasma qualcosa di assolutamente nuovo. Noi riteniamo che questa dichiarazione, da sola, distingua un puro dilettante da un vero scrittore e, pur essendo solidali con il sudore che le sarà costato il suo lavoro, riteniamo che, purtroppo, lei si accontenti di scrivere ma non tenti neppure di fare Letteratura”.

Trovo tutto ciò, non soltanto insultante, ma appartenente a quel mondo, appunto snob, intellettualoide, in cui non mi riconosco e non mi riconoscerò mai, poiché mai mi piegherò al riciclaggio, parola orrenda e criminale, e, insieme, mi rifiuto di associarmi a qualsiasi “salotto” radical-chic, con assortite puzze sotto il naso. La mia creatività, la mia prosa sono messe al mondo scavando in me stesso e soltanto in me stesso, senza detestabili atteggiamenti da circoli esclusivi.

Con ciò vi saluto e non mi sento, in coscienza, di augurarvi buona fortuna!

Carlo Maria Nonsosemispiego, scrittore.

*

Gentile Carlo Maria Nonsosemispiego, scrittore,

ben volentieri adottiamo anche noi la forma epistolare per rispondere alla sua interessantissima lettera. Essa, infatti, offre non pochi e non banali spunti per chiarire lo stato dell’arte, circa la scrittura, oggi, in Italia (ma può essere che altre nazioni abbiano lo stesso problema).

Inizierei con una frase illuminante di Gilbert KeithChestertonche, a questo punto, non oserei pensare tra le sue letture pregresse. Tale frase recita così: “Il temperamento artistico è una malattia che affligge i dilettanti”. E lei, gentileCarlo Maria Nonsosemispiego, scrittore, sembra possedere, di questo “temperamento artistico”, una dose sovrabbondante. Perché, infatti, oso catalogarla come un dilettante (e non è certo per ostilità verso la sua persona che non conosco nemmeno, ma per un certo atteggiamento oggi dilagante)? Perché, per dirla con Arthur Schnitzler (altro nome che di certo le è sconosciuto), “Dilettante è chi non è all’altezza delle proprie idee, ma ne va orgoglioso”.

Veda, caro Carlo Maria Nonsosemispiego, scrittore, lei mostra di essere davvero al passo con i tempi, grazie al suo “odio per tutto ciò che è intelligenza, cultura, spirito critico” (cito, questa volta, Paolo Flores D’Arcais, in un suo recente articolo per “Huffington Post”). In altre parole, si sta diffondendo una sorta di controcultura che fa dell’ignoranza un vanto, dell’improvvisazione una norma, dell’odio per la cultura la base per la propria insipienza.

Quando lei scrive, purtroppo in buona fede, che “mai mi piegherò al riciclaggio, parola orrenda e criminale”, mostra, poveri noi!, di confondere il “riciclaggio”con il “riciclo”, e di venire dunque meno al principio stesso su cui si fonda la pratica letteraria, quella vera, oltre, si capisce, a una desolante povertà lessicale! Perché, caro il mio dilettante, la Letteratura si fa con la Letteratura, non con “l’empito del vostro core”, come recitava non a caso il compianto D’Arco Silvio Avalle (critico letterario, filologo e semiologo), quando voleva scherzosamente riprendere noi, allora studentini di Lettere e Filosofia! Non creda a me (che certamente lei considera nessuno e magari, almeno in ciò, ha anche ragione): creda, magari, a Borìs Pasternàk (che forse conosce di nome, poiché dal suo Il dottor Živagoè stato tratto un film di successo…). Scriveva, appunto,Pasternàk: “Perché Faust fosse artista, ci fu bisogno degli esempi trascinanti dei maestri. Ogni passo avanti nell’arte si fa in base alla legge dell’attrazione, imitando, seguendo e ammirando i precursori preferiti”.

Che significa? Significa che, udite!, un romanzo che abbia dignità letterarianon si concepisce e non si scrive, “scavando in me stesso e soltanto in me stesso, senza detestabili atteggiamenti da circoli esclusivi”, ma frequentando i maestri e riutilizzando, sì, “riciclando!” quanto essi ci hanno insegnato, recuperando da loro le parti utili, piegandole umilmente a nuovi significati, a nuovi contenuti, senza il pensiero follemente superbodi “inventare” ma con la consapevolezza costruttiva di voler riutilizzare ciò che i Grandi hanno, a loro volta, preso dai Grandi che li hanno preceduti, e così via, poiché l’Arte, tutte le arti sono conoscenza e avanzamento. Scriveva Thomas Mann “Se quello che avete da dire vi preme troppo, se il vostro cuore palpita con troppo slancio a suo riguardo, allora potete esser certa di un fiasco completo“.

È recente il caso di una signorina di nome Giulia De Lellis, pare nota quale personaggio televisivo, la quale avrebbe firmato un contratto per il suo primo libro da scrittrice. Le riporto il commento de “La Repubblica” del 7 dicembre 2018:“Ci vuole talento, tanto talento per fare qualcosa senza essercisi mai applicati prima. Come scrivere un libro senza averne mai aperto uno. Eppure il genio di Giulia De Lellispotrebbe arrivare a tanto”. E non è una battuta sessista, visto che la stessa interessata ha dichiarato: «Non ho mai letto un libro; magari, se ne scrivo uno, leggerò quello!» A tanto si espongono i dilettanti per i quali, per dirla con Emilio Cecchi (lasciamo perdere se lei lo conosca o meno): “Il roseo compiacimento del proprio lavoro è esclusivo retaggio dei dilettanti”.

Insomma, gentileCarlo Maria Nonsosemispiego, scrittore, se vuole scrivere è affar suo: nessuno (purtroppo) può impedirglielo, ma è inutile che lei si scagli contro “una casa editrice così retriva, così malamente snob”; è inutile che affermi “La mia creatività, la mia prosa sono messe al mondo scavando in me stesso e soltanto in me stesso”, poiché, prima, dovrebbe riempire se stesso di molte, molte e molto, molto buone letture, e, poi, forse, rinunciare comunque a scrivere. Ma, se quest’ultima cosa le è impossibile, almeno non raggiunga il ridicolo, gratificandosi da solo del titolo di “scrittore”.

Cataldo Pelonelluovo, per Edizionimavalà