
A noi solo le lische – Carolina Cuzzoli

Ovviamente dovevo scriverti caro diario. Perché ieri avvenimento insostenibile. In-so-ste-ni-bi-le. Al limite del sostegno. Al limite della bile. Sbilenca arrivo per miracolo al portone di quella troia. Di quella gran troia. Ingoia, ingoia sperma continuamente la troia. Volevo vedere se ingoiava pure l’acqua della tazza del cesso. Stesso paio di scarpe con cui rigavo la pista da ballo, salgo le scale facendo tutto chiasso. Arrivo alla porta della troia, busso, busso che le nocche ce l’ho ancora rosse caro diario, cazzo che male. Mi apre sto palo della luce in pigiama. Chiama la troia gli dico, chiama. E lui capisce. Lui cazzo capisce. Ahahahhahahahahah. E lei tutta bella ce l’ho davanti caro diario sta troia vorrebbe avere gli occhi miei sottili e lunghi ma sti occhi non dicono un cazzo poveri scemi. E mi guarda e mi dice ciao chi sei? Stavamo facendo un giro di shot, lo vuoi? Mi sale un vomito dalle budella, gli sbratto sui piedi alla puttanella. Ma lei è un angelo che Dio ci ha donato. Dio ci hai donato un cazzo di angelo cazzo cazzo. Mi mette una mano sulla spalla, mi sorride, incantevole anche con lo sbratto la piccolina che fa yoga ogni mattina. Pace dell’anima sta gran minchia, le afferro il braccio e impugno la maniglia. Entriamo nel bagno, lei dice mi sciacquo, la guardo spogliarsi, aprire il rubinetto…Non trovo parole…Incontro lo specchio. Che sbaglio lo specchio. Sto cazzo di specchio. È lei che mi salva, si mette vicino, non ci credo mi salva da un pianto assassino. “Ci assomigliamo, non trovi?” A quel punto che fai, non gliela prendi la testa, non gliela infili nel cesso, così voleva la promessa. A brutta pazza. A svalvolata. Questo è stato l’urlo della dannata. Dannata troia, fai un altro giro, magari risali vergine di ogni pompino. Ma adesso caro diario, adesso carissimo diario, che tu ti credevi che era questa mattata post Rythm Is A Dancer ad attirare l’attenzione, te lo dico io che cazzo ha attirato la mia attenzione. Azione prima, mettere una mano sulla bocca per zittire la troietta. Azione seconda, appizzare bene l’orecchio per sentire quella voce familiare. Che in famiglia te la mettono sempre al culo quindi di familiare non ci dovrebbe diventare proprio nessuno. Ma prima di metterla in culo a me, qualcuno l’aveva messo in culo a quella troia. Non volevo uscire. Ho lasciato la presa su di lei, che si è svincolata dai tremori miei. Ha aperto la porta, s’è messa a urlare, davanti è apparso un coglione di dimensioni rare. A fare l’amore con me la notte prima lui, il coglione, che sotto le coperte mi fa venire il fiatone. Vorrebbe dire qualcosa ma gli sbarro la bocca. Tocca che mi guardi negli occhi stronzetto, perché li vedrai per l’ultima volta sotto a sto tetto. Non meriterò l’esclusività sul tuo cazzo, ma voglio che ste parole le senta tutto il palazzo. Sono venuta per salutare la tua amichetta, per vedere com’è fatta una che m’ha levato il sonno e senti qua, potevi fare di meglio. Non posso credere di aver passato notti insonni e aver acceso ad ogni ora una sigaretta, tutto per una sciacquetta. Una sciapetta. Una fregnetta che fa finta di essere ostile e poi te la dà anche in mezzo a un canile. Una cagna che abbaia senza avere rabbia, senza sputare sangue, senza volere della tua pelle ogni parte. E poi caro diario non so che cazzo ho detto. Se ho detto qualcosa. Mi sono fatta lo shot che la troietta aveva in mano e me ne sono andata. Lei tutta impaurita ha chiuso la serratura. Ancora non aveva capito che se volevo rientravo pure da una tubatura. A spaccargli tutta casa. A saltare sopra le loro teste di merda. Che se le apri c’è solo una cosa buona. La mia faccia e tutte le mie cazzo di rime, che in te conservo come concime, come la merda che forse farà nascere una pianta, prima che un’altra ombra riempia tutta la stanza.
Carolina Cuzzoli
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