Desia Di Biasio – Come fingere di…Consigli irresistibili per lettori impostori: Homo Deus, guida veloce per sopravvivere al futuro
Homo Deus: guida veloce per sopravvivere al futuro
Yuval Noah Harari, professore di storia a Gerusalemme e guru internazionale del futuro prossimo, in Homo Deus (2015) prova a rispondere a una domanda fondamentale: ora che l’umanità ha (più o meno) sconfitto fame, pestilenze e guerre su larga scala, cosa ci resta da fare?
Semplice: diventare immortali, felici per sempre, superumani. In tre parole: diventare dèi.
Harari non scrive un romanzo di fantascienza, ma un saggio che mescola storia, filosofia, tecnologia e provocazione. Lo fa con lo stile del prof che ti spiega la fine del mondo mentre sorseggia un espresso, con battute secche e paroloni tipo: “I corpi sono ormai solo algoritmi biochimici e la mente un sistema di elaborazione dati.”
Vediamo insieme come sembrare uno che ha letto Harari veloce veloce, in cinque step.
1. Benvenuti nell’era dell’Homo Deus (o dell’estinzione creativa).
Secondo Harari, il nostro futuro ruota attorno a tre grandi obiettivi:
- Sconfiggere la morte (attraverso la medicina, la genetica, la tecnologia . In pratica obiettivo vampiri 2.0)
- Raggiungere la felicità eterna (perché no, anche aiutati da pillole e microchip)
- Ottenere poteri divini (tipo progettare la vita stessa, giocare a fare Dio con l’IA e la bioingegneria)
Piccolo dettaglio infelice: realizzarli tutti potrebbe renderci irreversibilmente alienati, disuguali e schiavi delle nostre stesse creazioni.
In pratica, il 2050 potrebbe assomigliare più a Black Mirror che a una di quelle belle pubblicità progresso della Apple.
2. Denuncia l’inganno del mito del libero arbitrio (e scegli cosa mangiare su deliveroo)
Il professor Harari ci dice che il libero arbitrio è un’illusione, un mito moderno, utile per vendere prodotti e distribuire colpe. Secondo lui, siamo algoritmi biologici, condizionati da pulsioni, dati e abitudini — prevedibili, proprio come il nostro ordine del venerdì sera.
Per impressionare i tuoi amici, pronuncia con tono pensoso:
“Siamo solo algoritmi che si raccontano di scegliere.”
Poi dai il consiglio che conta davvero: se tutto è determinato, tanto vale scegliere bene le proprie abitudini. Comincia da una margherita fatta come si deve.
3. Temi l’IA (ma usa ChatGPT per scrivere email)
Harari descrive un futuro dove l’intelligenza artificiale potrebbe governare la politica, l’economia, perfino le relazioni personali. Il professore ci avverte: la nuova tecnologia non ci distruggerà, ma ci supererà in tutto ciò che consideriamo “umano”. Non perché sia malvagia, ma perché sarà più brava di noi.
A tavola puoi lamentarti della spaventosa minaccia algoritmica… e in privato puoi affidargli la tua vita sociale, il CV e l’email di ringraziamento per quel colloquio a cui non volevi nemmeno andare.
Perché temere l’IA è un privilegio di chi la usa già tutti i giorni.
E poi cerca il tuo prossimo match su Tinder.
4. Nomina la morte come “problema tecnico”
Secondo Harari, morire sarà presto visto non come un destino inevitabile, ma come un bug da correggere.Nel libro lo dice chiaro: perfino la morte può essere considerata come un nemico di serie B: “La scienza ha reso la morte un problema tecnico. Non c’è motivo per cui non possa essere risolto.”
Basta drammi: nel futuro, si tratterà di aggiornare il software biologico.
5. Tira fuori l’esempio della mucca felice
Una delle metafore più divertenti (e inquietanti) di Harari: oggi ci preoccupiamo delle condizioni delle mucche da latte, che vivono vite “felici” solo per produrre meglio.
Nel libro, Harari avvisa: “il destino degli esseri umani potrebbero essere lo stesso di quello delle mucche da latte: con l’illusione di vivere bene, di essere nutriti, coccolati… ma privati del controllo.”
Ecco un ottimo punto da cui far partire la tua discussione: “Siamo sicuri che migliorare la felicità non significhi solo aumentare la produzione?”
E quindi? Qual è l’alternativa?
A questo punto, sorge la domanda inevitabile:
In un’epoca che sembra andare sempre nella stessa direzione, che scelta possiamo fare per non seguire semplicemente la corrente? Come possiamo proporre qualcosa di diverso, che ci rappresenti davvero? Qual è, in fondo, la nostra alternativa personale?
La via di fuga vera, quella che ci può salvare, è ritrovare un senso del limite, una forma rinnovata di umanità non orientata al dominio, ma alla relazione. In un mondo che progetta corpi, emozioni, perfino desideri su misura, l’atto sovversivo è accettare l’imperfezione, difendere la libertà di sbagliare, resistere all’efficienza totale.La vera resistenza è non farsi progettare.
L’alternativa non è diventare migliori, ma esseri umani diversi, capaci di abitare il dubbio, il fallimento, la lentezza.
Come scrive Harari:
“La felicità non è in ciò che ci accade, ma in come lo interpretiamo.”
Concludi con un motto esistenzialista che faccia rumore
Per chiudere ogni discorso su Homo Deus a tavola con i tuoi amici prima del termine dell’happy hour, serve una massima pessimista e cool. Tipo:
“L’umanità vuole diventare Dio, ma rischia di diventare un pet dell’IA.”
Poi sorridi e scatta una foto di gruppo, perché anche il disincanto ha bisogno di like.
Se proprio vuoi esagerare, chiudi con la citazione definitiva:
“La storia non ci deve nulla. Non ci promette un lieto fine.”
Perfetto, adesso puoi stare tranquillo: sembri uno che Harari lo ha letto. O almeno, che l’ha ordinato su Amazon e poi ha letto la quarta di copertina con attenzione.
Desia Di Biasio
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