Mirko Tondi – Siate creativi, stupite voi stessi

“Ricordati di essere felice” recita la scritta sullo zerbino davanti al portone della mia vicina al piano inferiore. Gli do un’occhiata ogni mattina mentre scendo le scale per uscire e ogni pomeriggio al ritorno. Ora, lo zerbino è disposto verso chi entra nell’appartamento, il che mi ha dato da riflettere: si tratta dunque di un monito rispetto a sé stessi, ricordando di tenere fuori tutte le scorie della giornata per ritrovare un umore consono alla propria casa? O potrebbe essere rivolto a chi fa visita, come a dire che là dentro si aspira a essere felici e chi arriva è pregato di lasciare la negatività al di fuori della porta? A mio giudizio, avrebbe avuto più senso se lo zerbino fosse stato girato verso l’esterno, così quel “Ricordati di essere felice” avrebbe costituito un perfetto invito a vivere una nuova giornata col giusto stato emotivo. Del resto troppo spesso ci armiamo delle migliori intenzioni per poi presto, prestissimo, dimenticarcene, mandando al diavolo tutti i buoni propositi. 

Ma perché sono partito da qui? Uno scrittore, si sa, è una persona che ruba – se pur legittimamente per alimentare la sua macchina creativa – qua e là dove gli capita, a caccia di spunti e idee interessanti, senza farsi molti problemi circa eventuali rivendicazioni di paternità. E così prendiamo a prestito situazioni, personaggi, voci, modi di fare, episodi ed eventi della vita reale, magari cambiando nomi, magari mescolando la verità alla finzione, ma comunque partendo da qualcosa di esistente. È solo uno dei tanti modi di procedere con la scrittura, un metodo come un altro per azionare quella macchina e lasciarla andare: il trucco consisterà nel non farla fermare, soprattutto se ci si impegna nella realizzazione di un progetto lungo e faticoso come un romanzo.

Tornando allo zerbino con cui ho cominciato, ragionando con me stesso mi sono accorto che avrei potuto scriverci su parecchie pagine, tirando in ballo la letteratura e il cinema (per esempio, da una parte Tolstoj, che scriveva “Chi è felice ha ragione” e dall’altra David Lynch – venuto a mancare di recente, pace all’anima sua – che invece in un’intervista ha detto, sfatando un mito, “Per essere un’artista non è necessario essere infelici”). Avrei potuto teorizzare a lungo – tra filosofia, arte e religione – sul concetto di felicità. Avrei potuto persino inventare un personaggio che ha l’obiettivo di raggiungerla, quell’agognata felicità. Avrei potuto fare parecchie cose insomma, eppure mi sono limitato a scrivere poche righe su quello zerbino per spiegare come secondo me funziona la creatività: ce l’avete lì, davanti agli occhi e dentro di voi, è racchiusa in un dettaglio che vedete tutti i giorni o in un fatto nuovo, basta solo darle spazio e tempo per costruire e non si fermerà più. Molte persone pensano di non essere creative, ma spesso si tratta soltanto di un limite autoimposto, una credenza personale che non è fondata su basi solide ma solo su una falsa convinzione. Non cedete alla pigrizia. Siate creativi, stupite voi stessi; provateci, almeno. Anche soltanto con la mente, anche senza scrivere un bel niente. Osservate con curiosità e ponetevi domande, cercando di andare oltre ciò che vedete. Non fermatevi alla prima soluzione che vi balena in testa, ma cercate alternative valide. Tentate. Fallite. Riprovate. Riuscite. 

Il personaggio del racconto che non è stato mai scritto sale le scale dopo una giornata di lavoro. Arriva al suo pianerottolo e si pulisce i piedi sullo zerbino davanti alla porta. “Ricordati di essere felice”, legge guardando oltre le sue scarpe. Gira la chiave una volta sola e la porta si apre. In casa c’è già qualcuno. Il personaggio sorride ed entra. La porta si chiude. Noi rimaniamo fuori. 

Mirko Tondi