Patrizia Raveggi – Noi, nomadi globali
Gli poni il più trito degli interrogativi: “Di dove sei?”, e ammutolisce, per alcuni minuti tace, infine alla domanda ribatte con una domanda, spiazzante: “In quale anno?”. Ecco il profilo sintetico del “nomade globale”, il nuovo cavaliere errante della civiltà digitale.
L’ho saputo all’ultimo momento – allertata da una illuminata umanista senese, dotta e cara amica – che al Santa Maria della Scala ci sarebbe stata (tra pochissimo) la presentazione dell’ultimo libro di Dacia Maraini1, ricordi di un’infanzia felice in Giappone e poi, dopo l’8 settembre, il radicale cambiamento, la chiusura (pretesa dalle autorità della neonata Repubblica di Salò), in un lager di soli italiani, dei pochi residenti in Giappone al momento dell’armistizio che – traditori della patria – avevano rifiutato di giurare fedeltà allo Stato fantoccio. Pur avendo con sé le tre figlie piccole, infatti, questa era stata la decisione di Topazia Alliata e Fosco Maraini, eccelso nomade globale ante litteram, grande orientalista e antropologo e infine poeta di fede metasemantica (è suo Il lonfo, e Gigi Proietti il dicitore – https://youtu.be/JYFVz837LiM?si=vM7gqed8prLWvDte) – E Dacia nel corso della presentazione ha confermato di considerare a tutt’oggi questo rifiuto, opposto nella piena consapevolezza di ciò che avrebbe comportato di sofferenze, malattie e rischi anche mortali, una esemplare e formativa indicazione di rettitudine morale da parte dei genitori.
Sono arrivata un po’ in ritardo, la grandissima sala Italo Calvino, al livello più alto dei sette distinti nei quali si stratifica l’Antico Ospedale, era gremita, l’amica – che nei vagabondaggi a Siena non riesco quasi mai a incrociare neppure per un caffè volante- si trovava molto avanti, nelle file prossime al palco, questa era l’unica occasione per incontrarla, il giorno successivo il richiamo della strada mi avrebbe trascinato altrove. Dunque, lei da qualche parte c’era, ho pensato che conclusi i lavori e le letture ci saremmo trovate, ma- mentre l’attrice Paola Lambardi interpretava un passo dal libro -, l’ho scorta che marciava nel corridoio laterale. Andava di fretta, non si era neppure accorta che ero lì, mi sono alzata, ho lasciato l’auditorio, l’ho seguita nella saletta adiacente, lei ha buttato là veloce: ‘…Dacia raccontava un episodio della prigionia in Giappone, ha pronunciato la parola ‘patate’, mi si è apparsa la pentola sul fuoco acceso, a casa …’
Così è corsa via (ma il gas era al minimo, salve le patate e salva pure la palazzina. Lei già immaginava la catastrofe….), era destino che quel caffè non lo dovessimo prendere. Sono tornata alla mia sedia, Dacia stava descrivendo la scena – celeberrima – del feroce taglio del dito con il quale il padre sorprese i carcerieri giapponesi e li costrinse al rispetto degli internati italiani (“Noi siamo prigionieri, ma non siamo codardi né traditori” urlava Fosco e brandiva l’accetta rossa di sangue e sangue zampillava dalla ferita, tutt’intorno, e in un lancio la falange mozzata atterrava sull’uniforme immacolata del comandante giapponese) e ne ha poi aggiunto un’altra, in pochi schizzi efficaci, il sadico ripetersi all’ora dei pasti dello spettacolo dei soldati e del loro comandante seduti a un tavolo posto in alto e pienamente visibile ai prigionieri. Tavolo ben provvisto di cibi e bevande, “una sorta di teatro per noi bambini, affamati oltre ogni limite sopportabile, li guardavamo come se là ci fosse il paradiso, un‘altra dimensione” . Ogni tanto da quel tavolo un frutto marcio o una lisca di pesce volavano verso i bambini che se li contendevano.
Volgeva al termine la presentazione, prima che la folla si assiepasse agli ascensori e per le scale, sono uscita. Di fronte al Santa Maria della Scala, nella piazza deserta e non illuminata, la Cattedrale galleggiava nel buio.

Patrizia Raveggi
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1Giovedì 30 gennaio 2025, nella settimana in cui si celebra la Giornata della Memoria, alle ore 18.00, nell’auditorio Italo Calvino del complesso museale Santa Maria della Scala- Siena- è stata ospitata la scrittrice Dacia Maraini che ha presentato il libro Vita mia. Giappone 1943. Memorie di una bambina italiana in un campo di prigionia (Rizzoli, 2023).
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