Alessandro Zetti - Lettera da parte del presidente della Corea del Nord Kim Jong-un al presidente degli Stati Uniti D'america, Donald John Trump

Alessandro Zetti – Lettera da parte del presidente della Corea del Nord Kim Jong-un al presidente degli Stati Uniti D’america, Donald John Trump

Caro Donald,

Ti scrivo perché a quanto pare, come sostieni, ci sono molte cose che ci separerebbero. Mi verrebbe da dire, fatta eccezione per un punto non del tutto trascurabile; siamo entrambi persone piuttosto deprecabili.

Specialista di imprese destinate a rimanere sepolte nel cassetto, per non dire buffonate populiste, disonori persino il parrucchino che indossi. Lecchino dei potenti, schifosamente ricco, guerrafondaio, razzista e vergognosamente misogino, dove lo trovi il coraggio per collocarmi nella poco gradita famiglia dei nemici dell’umanità? Proprio tu che con la tua condotta stai creando una sorta di disordine organizzato, ben conscio del fatto che le più grandi ingiustizie sono sempre avvenute col favore del disordine.

Pensi di essere un grande uomo solo perché speri di sviluppare una forza di aggressione superiore a quelle di difesa dei tuoi compatrioti?

Eppure mi riesce penoso ammettere di aver provato il desiderio di essere amato da te, come potresti amare il tuo miglior generale o il tuo campione di football americano preferito. Naturalmente mi rendo conto dell’assurdità di un tale desiderio. Ma questo desiderio c’è stato e talvolta ancora persiste.

Entrambi siamo caduti spesso nell’abiezione e nel ridicolo e il meno che si possa dire è che ci siamo riusciti in maniera inconfutabile. Anche io come te non riesco a non cedere a quell’apatia misantropica, a quella piaggeria brontolona che mi porta a pensare che gli esseri umani siano “ un po’ tutti dei coglioni”, ma in fondo lo faccio perché spero di colmare quel desiderio di ammirazione che provo sempre più spesso e di sentirmi amato, almeno un poco, come credo capiti a tutti.

Molte volte penso che l’umanità sia una sorta di parassita al quale fornisco una ragione di esistere, come se non potesse più fare a meno di me o di personaggi come io e te caro Donald. Ti scoccia se mi permetto di metterci sullo stesso piano? Anche tu in fondo quando ti presenti in pubblico, provochi dei sogghigni e non puoi non esserti accorto dell’educato imbarazzo che provocano le tue dichiarazioni.

Ti racconto una storia. Quando ero bambino mi è capitato più volte di assistere alla, chiamiamola, designazione della vittima sacrificale da parte del gruppo dominante di giovani maschi, della scuola o del quartiere che frequentavo o in cui vivevo. In pratica veniva scelto un ragazzo a caso, spesso, per non dire sempre, appartenente alla classe dei più deboli e indifesi, che per un periodo di durata variabile veniva insultato, umiliato, sbeffeggiato con ogni mezzo possibile. Per fortuna quella che noi chiamiamo autorità, genitori, professori, preti e poliziotti interveniva in tempo per non consentire loro di attraversare quel confine oltre il quale si sarebbero spinti fino a insostenibili torture e al linciaggio, e che sarebbero potute sfociare tranquillamente in inutili omicidi. Per quanto mi riguarda mi sono sempre tenuto alla larga da questo genere di impicci perché non mi sono mai sentito parte di qualsivoglia branco. In coscienza però devo ammettere che non mi sono mai schierato nemmeno dalla parte delle vittime. Ma credo che tu sappia bene a cosa mi riferisco. Persone come noi davanti a scene del genere si sono sempre limitate a distogliere lo sguardo traendo un enorme sospiro di sollievo al pensiero di averla scampata almeno per quella volta, anche perché le nostre “carte vincenti”, come svela il cognome che portiamo, ci avrebbero preservato da un tale rischio qualora si fosse presentato. Ma tu e io sappiamo che un simile regime di fatto, ovvero il più forte che schiaccia il più debole, sussisterebbe anche qualora non esistesse la civiltà, la religione e nemmeno la morale perché, checché se ne dica, la morale essendo innata è sempre esistita, ed è sempre stata aggirata, come in un certo senso testimoniano le ritirate di Napoleone che costituivano la routine della sua condizione di Imperatore.

Per quanto mi riguarda io la vedo così: siamo entrambi caduti da piccoli nel pentolone di Panoramix e senza andare troppo lontano dalla realtà siamo finiti col somigliare ai nostri padri, cosa che accomuna la stragrande maggioranza del pianeta, perché chi più chi meno si finisce tutti quanti per assomigliare ai nostri padri.

Quindi non posso farci niente se ogni tanto il mio “io” più profondo affiora con violenza e contro la mia volontà, specie se penso ai tanti motivi di indignazione che mi suscitano certi tuoi commenti sul mio conto.

Immagino che, adesso che sei il presidente di una delle nazione più potenti del mondo, tu voglia tramite questa carica dissimulare questo io più profondo che avrai anche tu nascosto da qualche parte, nella speranza che anche l’umanità intera lo lasci sprofondare al punto da dimenticarlo. A questo proposito però, ritengo opportuno adottare una condotta comune perché trovo stupido da parte nostra continuare questo braccio di ferro verbale su chi possegga il “Pulsante nucleare più GROSSO”, non trovi? In fondo non siamo altro che due bambinoni cresciuti anzitempo, tranne che in una certa parte anatomica vero Donald? Bambinoni ai quali, l’eredità paterna nel mio caso e milioni di “americani” nel tuo, è stato concesso di giocare col gioco più esclusivo del pianeta: la vita degli esseri umani.

Quel che è certo è che leggere sempre messaggi in cui non faccio altro che passare da mascalzone, è seccante. Più che altro perché come il mio vecchio padre anche io posso vantare una dentatura splendente, da soap opera direi, e mica posso ridere sempre a sproposito, quando mi si da del nemico dell’umanità. Trovi anche tu che io sia ridicolo, quando mi capita? D’altra parte non riesco a non cedere all’esortazione della mia anima che mi invita a essere me stesso. È che le persone non si mettono mai nei miei panni: io sono nato figlio di un capo di stato, a sua volta figlio di capo di stato, dove il sentimentalismo indiscreto, le effusioni, l’enfasi verso la vita, erano cose viste con un certa repulsione. Immagino che tutti quanti pensino che io sia una persona vuota, senza un interno, solo un guscio a forma di mandorla ( perdona il facile gioco di parole). Bhe, se è questo quello che pensano io me ne faccio un baffo, e creo il mio essere attraverso il contatto con questo mondo, che in fin dei conti mi disprezza, e anche se per farlo mi toccherà premere quel maledetto pulsante lo farò, stanne certo!!!

Quindi o ci mettiamo d’accordo e spariamo sulla Russia che tanto ci sta sui coglioni a tutti e due, o se non la pianti ti giuro che ti sbratto un missile nucleare su per il parrucchino!!!

Con affetto, tuo per sempre

Kim Jong-un, in arte Alessandro Zetti