A.D. 2021 – Laura Romanelli
Virus; tempo fa l’associavo solo allo splendido esperimento punk realizzato a Milano anni orsono, oggi invece è il fardello che ci portiamo dietro come un tatuaggio che non viene via nemmeno con il laser. Ne parla in prima persona Laura Romanelli, facendocelo conoscere nella sua nuda e sfrontata fierezza.
A.D. 2021
Anno 2021, sono ancora qui da due anni; presente; pochi micron di grandezza, invisibile all’occhio, tengo in pugno un essere chiamato uomo, ha gambe e braccia, è provvisto di cervello; io no; l’ho fiaccato e distrutto; ho assunto rapidamente potere di vita e di morte sulla “specie perfetta”, quella che ha conquistato la terra, che pretende di raggiungere altri pianeti e farne bottino, che domina sulle altre specie; mi fa sorridere, a causa mia, se hanno fortuna, con due giorni di febbre un po’ di tosse, se la cavano, altrimenti faccio loro a pezzi i polmoni trasformandoli in vetro mentre si riempiono di acqua e mucillagine, posso mutare il loro sangue in poltiglia, il fegato e i reni in masse informi. Gli uomini hanno cercato ogni soluzione per salvarsi, vengono messi a dormire, lo chiamano “coma profondo”; infilano in testa ai malati maschere e caschi con l’ossigeno spinto a pressione che arrivi all’ultimo alveolo oppure li attaccano a macchine che puliscano il loro sangue; non hanno capito che, a quel punto, c’è poco da fare, la loro struttura è rotta, io li porto a morte senza che se ne accorgano. Ora so di avere una forza micidiale. Eppure di fronte a questo sfacelo, loro continuano ad essere stravaganti, taluni si affanno eroicamente a combattermi, a volte ci riescono, hanno grande abnegazione, eroica; si sono inventati di tutto, hanno messo in campo ogni strategia: medicamenti nuovi, attrezzature mai viste; indossano scafandri, mascherine, guanti e visiere per proteggersi, insistono nei loro ospedali a lenire i danni che provoco nel corpo di quelli di cui mi approprio. Sono tenaci e sublimi. Altri redigono leggi, emanano provvedimenti, li chiamano decreti di urgenza, perché i propri consimili si salvaguardino; perché, sapete, io passo di fiato in fiato dall’uno all’altra, velocissimo e invisibile, posso stare attanagliato alle mani e contagiarli con un bacio o un abbraccio, così arrivo ad annientare intere famiglie in un breve arco di giorni. Nonostante sappiano tutto su di me e siano riusciti a inventarsi un antidoto, che chiamano vaccino, capace di non farmi più circolare, di dotare il loro corpo di armi interne che mi uccidono, non trovano equilibrio, si danno addosso, si sfiduciano vicendevolmente; parte di questa specie è così schizofrenica, da pensare che io non esista, che sia una invenzione perversa di certi di loro per renderli sottomessi ad un volere superiore, non so quale, ma trovo la cosa singolare, perché così io sopravvivo. Arrivano perfino a riunirsi in masse urlanti: “dittatura sanitaria” “il vaccino ti uccide” “è un complotto” “ci vogliono lobotomizzare “e avanti in un delirio collettivo, a dire il vero di pochi, ma sufficiente perché io, un virus senza materia grigia, con un unico filamento di RNA, pochi amminoacidi attaccati in serie, continui imperterrito nel mio lavoro di distruzione progressiva. C’è da pensare che io sia una punizione necessaria perché questo mondo è sovraffollato. Sono un disegno divino? Mi ha mandato la provvidenza? Qualcuno dice di sì. Io, che non ho mente e cuore, non so rispondere, continuo a giocare in questo fertile giardino fino a che mi sarà concesso. È probabile che un giorno sarò annientato, come è successo ad altri prima di me, potrei anche mettermi quieto, come miei lontani cugini hanno già fatto, nel frattempo mi sollazzo in questo tempo, mi riproduco nella carne umana come si conviene ad un parassita, lascio figli in giro e penso di essere Dio.
Laura Romanelli
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