Caro Raf ti scrivo, così mi distraggo un po'...

Caro Raf ti scrivo, così mi distraggo un po’…

Caro Raf, ti scrivo, così mi distraggo un po’…

Caro Raf, non lo so davvero cosa resterà di questi anni Ottanta, penso poco, sarebbero dovuti essere i miei anni, ma non li ho mai sentiti tali, ho amato più i Settanta e i Novanta, a dire il vero, soprattutto verso la fine. Non me la menare con il luogo comune che a vent’anni si dev’essere felici per forza, ché t’aizzo contro Paul Nizan e tutta la sua teoria del dolore, ci ho scritto persino un libro (Miracolo a Piombino), Fernando di Leo ci ha fatto un film (Avere vent’anni) sull’idea di non permettere a nessuno di dire una sciocchezza simile. Caro Raf, di questi anni Ottanta resterà la tua canzone da quattro soldi, forse, tanta musica pop e molta disco-music, un pizzico di rock, qualche libro di Sepulveda, diverse poesie di Caproni (le ultime sono le più belle), qualche campionato vinto dal Piombino e una giovinezza sfiorita. Caro Raf, quel che so bene è cosa resterà di questi anni Duemila che volano nel vento, di sicuro le macerie della letteratura italiana a caccia di autori commerciali, scrittori apparenza, evanescenti e inutili come nuvole d’agosto. Resterà la morte del cinema, lo sconforto delle sale vuote; resteranno gli stadi minori deserti, la fine dei campionati dilettanti dove pulsava il vero calcio. Resterà Netflix, condottiero vittorioso, incurante del detto: Maramaldo, tu uccidi un uomo morto! Lui non avrà pietà, cavaliere dell’etere senza paura, menerà il fendente decisivo. Resterà il deserto d’una stanza con un telefonino acceso, sintonizzato sulla serie di successo, caro Raf. Resterà un mi piace su Facebook. Resterà una foto su Instagram. Resterà un balletto su Tik Tok. Resterà poco, credo. Resterà tanta solitudine. Ma, come dice il poeta, noi non ci saremo. Oserei dire per fortuna.

La canzone di Raf, che sta alla base del micro racconto: https://www.youtube.com/watch?v=i1jPzdY1yg0

Gordiano Lupi