Vincenzo Trama – “Le rane di Ko Samui” di Paolo Agaraff

Amanti del weird che oggi siete nobilitati al rango quasi divino dei nerd, ecco a voi l’ alveo naturale delle vostre origini!

A 15 anni di distanza il genere fantascientico/horror con punte distopiche è sdoganato quasi come certo razzismo salviniano sulle spiagge fra Rimini et Riccione. È bastato che qualche nome più o meno illustre della narrativa contemporanea lo proponesse come chiave di lettura per interpretare le inquietanti trasformazioni della nostra società che tutti si sono messi a scrivere – e a leggere, ma quello dopo, sempre dopo – di universi paralleli, di mostri ancestrali e di mitologiche creature benigne/maligne a seconda del plot.

Nel 2003 però Paolo Agaraff, questo mischiume di tre soggetti vagamente antropomorfi ha tirato fuori per i tipi di Pequod Le rane di Ko Samui, un geniale pastiche oggi introvabile che conservo nella mia libreria sotto la custodia di un nano armato di grimaldello. Nelle 63 pagine di questo libercolo fuori da ogni canone ma soprattutto fuori di zucca, veniamo proiettati in terra thailandese dove tre vecchietti caratterizzati alla perfezione – il goffo, l’ incazzato e l’ ansioso – si “godono” la loro pensione fra piscina, pessimo alcol e mozziconi di sigari. Fino a quando, complice una serata in cui i tre sono convinti di infilarsi in un festino hard, uno di loro, Filippo, quello goffo, sparisce nel fitto della vegetazione. Alessio – l’ ansioso – e Giacinto –  l’ incazzato, per distacco il più divertente fra i tre – cominciano così una ricerca strampalata per ritrovare l’ amico, convinti di potersela cavare con qualche mazzetta alla polizia locale. Invece tra papponi italiani, ex pornostar omosessuali che si credono Rambo e mostruose sirene legate a culti oscuri i tre vivranno una pazzesca avventura tra il surreale, il grottesco e il gotico.

Oltre alla storia, al limite del lisergico, è lo stile della prosa a colpire il lettore: il registro comico si sposa alla grande con quello minuzioso – quasi scientifico – delle descrizioni degli ambienti naturali e non. Agaraff non sa solo far ridere, cosa di per sé già difficilissima, ma sa anche introdurci in mondi tra il reale e il fantastico con una maestria rara, che difficilmente si scova in giro. Il gusto dell’ affabulazione inoltre si bea di questo sapiente mix di comico e horror, come evidenzia nella sua prefazione Valerio Evangelisti. L’ esperimento è non solo riuscito, ma godibilissimo: anni dopo al sottoscritto capiterà di ridere con lo stesso sgomento solo con Che la festa cominci di Ammanniti, mica pizza e fichi.

Dopo il libro d’ esordio Agaraff ha dato alle stampe altri libri in cui tornano i suoi terribili vecchietti: Il quinto cilindro, edito stavolta da Montag e I ciccioni esplosivi, scritto però stavolta da Pelagio D’Afro, che del nostro è il figlio misconosciuto. Sì, la cosa comincia a farsi schizoide, ma vi assicuro che non è che la punta dell’ iceberg. In questo funambolico progetto infatti versano i loro malati neuroni un po’ di penne istrioniche e andando a spulciare nei vari siti ci si rende conto come dietro a queste menti nascano progetti di ogni tipo: dai GdR, che mettono a disposizione gratis per tutti, in un folle vortice orgogliosamente nerd, alla Carboneria Letteraria, che è un collettivo di autori che si muove in modo agile tra i generi del giallo, del noir e del fanta/storico.

Insomma, per quanto questo testo sia oggi irreperibile – e guai a chi si avvicina alla mia libreria, che poi mi tocca sguinzagliare il nano – avverto l’ esigenza impellente di dar spazio nella rubrica di Caronte a chi, pur non mietendo un successo interplanetario come invece certe troiate col dischetto volante in quarta di copertina, ha lavorato e lavora tuttora con costanza e passione a un progetto culturale serio, evitando tuttavia l’ ampollosità di certi salotti accademici. Si respira in questo libro, ma più in generale nella costituzione e nel percorso dei bicefali Agaraff/D’Afro, la voglia di tendere la mano al lettore per invitarlo in un universo bellissimo, fatto di parole ben scritte, dialoghi coerenti, citazioni a nastro e trame avvincenti. Senza puzzo sotto il naso, ma con la classe di chi sa di far bene il proprio.

E scusate se è poco. Anzi, sucate se è poco. E tornate alle vostre distopie, su. Noi ci godiamo Cthulhu ascoltando i Metallica.

A corredo del pezzo, un po’ di giusti e sani link per orientarvi nel loro mondo stralunato.

Sito di Paolo Agaraff: http://www.paoloagaraff.com/default.asp

Sito di Pelagio D’Afro: http://www.pelagiodafro.com/index.html4

Fb della Carboneria Letteraria:

https://www.facebook.com/pg/Carboneria/about/?ref=page_internal4

Vincenzo Trama