Editoriale – Gordiano Lupi
Fiamma e martello
Passeggio per le strade del mio paese senza capire quel che vedo. Manifesti colorati affissi da un partito che ringrazia i molti che l’hanno votato. E non sono i cartelloni di sempre, con la falce e il martello, le scritte rosse della mia infanzia. No davvero. Vedo una fiamma che arde da un sepolcro, la tomba di Mussolini, simulacro del Movimento Sociale Italiano, che ha cambiato nome, si chiama Fratelli … di un’Italia troppo cambiata perché uno come me, nato nel 1960, possa ancora capirla. E poi, detto tra noi, l’Italia è persino troppo, mi basterebbe capire Piombino, qui son nato e vivo; ma non è facile, mi passa persino la voglia di scrivere, disperdere nel vento parole inutili. Fare come il signor Hood, girare con un sacchetto di parole nuove e calpestare nuove aiuole, non fa per me che son legato al passato, mi fa male vedere un’antica città operaia scegliere la fiamma che arde dal sepolcro di Mussolini. Sono nato e cresciuto in una Piombino di sirene e fumi, finti tramonti e turni tripartiti (sei due, due dieci, notte), comizi di Polidori e Tamburini, scioperi e cortei con le bandiere rosse. Sono nato e cresciuto nella Piombino dei diritti civili e degli scontri di piazza, di fabbriche e operai che mantenevano famiglie, circolini e dopolavori, teatri e letteratura, conferenze e incontri, preti operai e politici a contatto con la gente. Sono nato e cresciuto in un mondo scomparso, tanto varrebbe sparire, eclissarsi appartati in un mondo ancora più finto, fatto di vuoto incredibile, inesistente, garofani rossi nel triste orizzonte, dal quale non sorge il sol dell’avvenire, ma solo il rimpianto del passato.
Gordiano Lupi
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