Emilia Pietropaolo - La leggerezza ha il colore verde

Emilia Pietropaolo – La leggerezza ha il colore verde

Solo non stare così tetro,

la testa chinata sul petto,

Con leggerezza pensami,

con leggerezza dimenticami

(Marina I. Cvetaeva, Cammini, a me somigliante)

Immagine che contiene dipinto, Viso umano, arte, donna

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Но только не стой угрюмо,

Главу опустив на грудь.

Легко обо мне подумай,

Легко обо мне забудь.

(Мари́на И. Цвета́ева, Идёшь, на меня похожий…)

Se il tempo è leggerezza, allo stesso tempo è anche pesantezza sulla donna, il tempo che passa, porta l’arrivo perturbante della vecchiaia. Lo specchio fa da catalizzatore sul volto femminile, è come un promemoria, un messaggio per dire che la bellezza non è infinita, svanisce, evapora come leggerezza. È proprio lo specchio, un oggetto onnipresente nella toilette ad accelerare la leggerezza nel mondo femminile. Il romanzo di Federigo De Roberto, Illusione, mette in evidenza, la leggerezza, l’evanescenza, del personaggio femminile di Tereza Uzeda. La troviamo li, a rimirarsi nello specchio, a guardare quel dente annerito, che la fa stonare con la lucentezza dei capelli biondi e immagina un mondo fatto di eventi mondani: balli e amori. In lei, convivono le anime di Anna Karenina ma specialmente di Emma Bovary, due eroine. 

“Non era tanto bella da ispirarla? E si guardava allo specchio per vedere se assomigliava alle protagoniste dei suoi romanzi: il viso era d’un ovale perfetto; la bocca piccola, porporina; i denti di perla, tranne quel canino annerito, che un giorno o l’altro si sarebbe fatto strappare. Le guance rosee le parevano da fanciulla borghese; ma i capelli non compensavano quel difetto? Lunghi sino ai fianchi, folti, odorosi, oro fuso.” (Illusione, 1891)

La vanità acceca il mondo femminile, perché non solo emerge quel senso di leggerezza, della piuma che cade senza peso, nella loro bellezza ma anche nel carattere. La vanità è mostrata dai capelli, i personaggi femminili, se ci pensiamo, si toccano e torcono i capelli per seduzione. I capelli, le acconciature si fanno davanti allo specchio, e a volte, per ore. Tutto per un qualcosa che non è come un fermo immagine. 

Nikolaj Vasil’evic Gogol del mondo femminile ne parla bene e male, ne parla come sirene, come rusalke, come mangiatrici di uomini, come donne che riescono a trascinare l’uomo alla pazzia. In un racconto meno noto rispetto ai racconti pietroburghesi, la notte prima di Natale (Ночь перед Рождеством, 1832) c’è la presenza del diavolo che la notte prima di Natale, ruba la luna lasciando il villaggio nell’oscurità, insieme a questo personaggio bulgakoviano, c’è il fabbro dal cuore d’oro o debole di nome Vakula, un ragazzo perso d’amore per la bella Oksana. Vakula, a causa di Oksana, l’emblema della leggerezza, perde il senno e la fede. La sirena, la rusalka, che riemerge dalle acque verdi, trascina il povero fabbro a volare a San Pietroburgo sulle spalle del Diavolo, dalla zarina, in cerca delle scarpette per la fanciulla dalle ‹‹trecce nere››.

 Quindi, non solo la leggerezza di Oksana, insinua in Vakula l’amore, il sentimento tenero ma anche la perdita della fede, perché sceglie il male per compensare il bene. “Sono perduto, sono un peccatore”. 

Lo specchio di cui abbiamo parlato prima, non solo rappresenta il doppio ma mostra anche la leggerezza, l’evanescenza, perché non ha modo di bloccare il fermo immagine ma solo apparire e disparire. 

La leggerezza non blocca il tempo, lo fa solo accelerare. Appare come un fantasma. 

“Oksana sapeva e sentiva tutto quel che dicevano di lei ed era capricciosa come una bella ragazza. […]

Quando il padre era uscito, lei aveva continuato a agghindarsi e a far delle smorfie davanti a uno specchietto, 

in una cornice di stagno e non si stancava di ammirarsi: ‹‹Ma cosa gli salta in testa, alla gente, di dire in giro che son bella?›› 

diceva come distratta, solo per chiacchierare un po’ tra sé e sé. 

‹‹Dicono delle balle, non sono affatto bella.››. Ma il volto che brillava nello specchio, fresco, vivace nella sua giovinezza, con gli splendidi occhi neri e un sorriso talmente piacevole che non si può dire, che bruciava l’anima di chi lo guardava, provavano, subito, il contrario.”

Il fantasma della leggerezza soverchia il racconto gogoliano rappresentato da Oksana, lei vede il sentimento amoroso del fabbro Vakula, in un oggetto, nelle ‹‹scarpette›› per lei segno del pegno d’amore. Si dice che noi donne siamo vanitose, la vanità viene mostrata dallo specchio. Come nella poesia della Cvetaeva, penultimo verso, con la leggerezza si può pensare e dimenticare in un istante, il fermo immagine non c’è, come nel cinema, play e pause, nella leggerezza del tempo, non esiste. Oksana, Emma Bovary, sono donne che incarnano il mondo della leggerezza e che provano ‹‹amore per sé stesse›› e lo specchio aiuta in questo senso. Illusione, sogno e specchio: fantasma. Immagine che contiene vestiti, dipinto, persona, interno

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Il mondo fittizio rappresentato da Tolstoj attraverso i balli e i matrimoni, rappresentano il mondo leggero e la campagna, questo binomio, rappresenta il mondo autentico, dove la piuma non cade ma resiste. 

Oksana con Vakula, rimedia la leggerezza nel pegno d’amore delle scarpette. 

La leggerezza è il colore verde, perché è un colore come dice lo storico, saggista, scrittore e simbolista francese Michel Pastoureau (Verde, storia di un colore):

“Il verde assoluto è il colore più calmo che esista: esso non si muove in nessuna direzione e non ha alcuna nota di gioia, di tristezza, di passione, non desidera nulla, non aspira a nulla.”

La leggerezza è una felicità puttana come dice la canzone dei Thegiornalisti, dura in un attimo e in un istante si cade in quel down in a hole

Si dice ‹‹Stai senz pensier››, rimani nella tua leggerezza e non pensare a niente se non al presente, ‹‹domani è un altro giorno›› e il famoso ‹‹carpe diem›› oraziano; espressioni che simboleggiano il tempo artificiale, forse, ma credo che sia il tempo più bello, perché si può godere di ogni dettaglio e istante. Non si corre con la leggerezza: si vive. 

Emilia Pietropaolo