Favolaccia – Stefano Masoni
FAVOLACCIA
C’era una volta, anzi c’era una stravolta che si chiamava Pina. Pina in realtà si chiamava Giuseppina, come la nonna, ma siccome era stravolta si faceva chiamare Amy, come Amy Winehouse, la cantante che le piaceva tanto.
La gente che la incontrava pensava che si chiamasse Emilia o Amelia, e che Amy fosse solo un diminutivo, ma la maggior parte delle persone compresi i suoi continuava a chiamarla Pina.
I familiari di Pina, o Amy, se preferite, erano solo la mamma, un fratello autistico e il cane Dogo, che però era un meticcio di pitbull. Il babbo c’era ma era partito da tanto tempo con una signora magra che non parlava bene l’italiano perché doveva aiutarla.
La mamma, per integrare la pensione del fratello di Pina, si arrangiava a fare le pulizie per le case e a fare la sarta, dato che aveva imparato a cucire bene dalla sua mamma, che era la nonna di Pina ma non la nonna Giuseppina, infatti si chiamava nonna Crocifissa ma tutti la chiamavano Nenè, come la sua bisnonna.
La mamma a volte portava Pina a pulire le scale, ma Pina, o Amy, se preferite, era proprio negata. Una volta si era scordata di pulire una rampa, una volta le era caduto il secchio con l’acqua e aveva dovuto ripulire tutto da capo, un’altra volta aveva litigato con il Signor Randazzo perché lui le aveva suggerito come doveva pulire. Insomma la mamma aveva deciso di non portarla più, se no erano perdite di tempo e arrabbiature.
Dato che Pina non voleva più andare a scuola, perché tanto non capiva niente e i suoi compagni la prendevano in giro, la mamma le aveva chiesto di stare attenta al fratello mentre lei era a lavorare, ma Pina però non andava d’accordo con il fratello e ci litigava e spaccavano anche le cose e anche la Signora Russello brontolava perché il marito che era poliziotto non poteva dormire dopo il turno di notte.
Allora la mamma chiese a Pina di portare fuori il fratello, e Pina, o Amy, se preferite, lo portava fuori ai giardini vicino al porto, dove si trovava con i suoi amici tutti truccati e vestiti di nero.
Una volta i suoi amici truccarono anche il fratello di Pina, o di Amy, se preferite, ma la mamma di Pina non la prese tanto bene e voleva picchiare Pina (e soprattutto Amy).
Anche quella volta, dopo la sfuriata, la mamma di Pina si mise a piangere e singhiozzare. Pina dalla sua stanza sentiva i singhiozzi e pensava che era colpa sua se la mamma piangeva e che lei era proprio una ragazza brutta, incapace e buona a nulla. Quella notte pensò che se Pina era una incapace, Amy invece era bella e sapeva cantare; doveva solo essere più Amy e meno Pina.
Così il giorno dopo Amy, o Pina, se preferite, andò dai suoi amici ai giardini del porto e si fece dare il numero di un signore che organizzava gli spettacoli e lo chiamò. Quando il signore la sentì cantare si impaurì perché Amy sembrava un cane che abbaia alla luna, e le disse che non era il suo genere. Amy (ma anche Pina) ci rimase male, e allora il signore le disse che se voleva guadagnare poteva vendere dei piccoli pacchettini ai suoi amici ai giardini e anche ad altri ragazzi.
Amy accettò, e da quel momento iniziò a guadagnare. Con i primi soldi comprò una borsa nuova alla sua mamma e le costruzioni Lego a suo fratello che le dava da mangiare al cane Dogo.
Ora il suo desiderio più grande è mettere da parte i soldi per andare a Londra a conoscere Amy Winehouse, perché sono in contatto telepatico e non è vero che è morta, sta bene e vuole solo stare tranquilla. Come lei.
La morale insegna: la felicità segue strade tortuose; se non sei una Pina felice, prova a essere una Amy.
Stefano Masoni
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