Gordiano Lupi – Allora ho acceso la luce – di Antonio Merola
Antonio Merola
Allora ho acceso la luce
TAUT Editori – Euro 10 – Pagine 90
Taut è un editore meritevole per la ricerca di autori italiani in campo poetico. Ho apprezzato 27 poeti del mondo nati dopo il 1985, adesso leggo questa opera prima di Antonio Merola, ironica e dissacrante, ma al tempo stesso profondamente intrisa di cultura. Alcune opere di Merola erano state pubblicate anche nel precedente libro, dal momento che è nato nel 1994 ed è autore molto attivo; pubblica su molte riviste (Atelier, Nazione Indiana, L’immaginazione, La Bottega di Poesia di Repubblica …), ha fondato Yawp e ha dato alle stampe il saggio F. Scott Fitzgerald e l’Italia.
Il catalogo Taut alterna testi poco noti di grandi autori (De Sade, Leopardi, Lorca …) a lavori poetici di giovani autori italiani che sembrano avere molto da dire (Zippo, Minola, Cianchi …). La poesia di Merola non è di immediata intuizione, necessita di una lettura approfondita, magari anche di rilettura, ma denota grande attenzione al passato, perché tra le righe troviamo echi di Rimbaud, Dickinson, Ginsberg, Salinger e Lamarque, metabolizzati e acquisiti in un originale patrimonio lirico. Poesia breve, alla Sandro Penna, quasi epigrammatica, ricca di enjambements pascoliani senza rima (sui quali scherza in una poesia dedicata al tema), non disdegnando di insegnare a far poesia per concludere che si deve diffidare da chi vuol dare lezioni di scrittura. Ricordi d’infanzia, un mondo di bambini poveri, di case dove è un lusso persino accendere la luce, popolato da persone che cercano cibo nella spazzatura. Razionare il cibo e fare economia delle parole, in un quartiere di ricchi dove non è facile vivere da poveri. Questo è il mondo poetico dove si sviluppa la lirica di Merola.
Mi sembra che io abitassi qui una volta:
tra i platani che morivano per il freddo,
ma rimanevano in piedi. Qualcuno ci chiamava
il quartiere dei ricchi: oggi è il ripudio di una biografia
che accerchia l’immagine
dei mari. Sui fondali
si toccano le radici dele onde
anomale. Ma le balene stonano le anomalie,
dormono in verticale: allora non saremo più
sopravvissuti che si vergognano di sentire il dovere
come una siccità: sapremo come smarginare il lago.
Una raccolta divisa per singoli libri, brevi sillogi che compongono un affresco unitario, un’compiuta e intensa: La vecchia casa, Allora ho acceso la luce (dà il titolo all’intero libro), La ricerca di una cura, Il compagno di una generazione, C’era una volta la città delle stelle, con dedica finale a Eva.
Un altro esempio della lirica di Merola, in funzione anti-pasoliniana, pure se spesso nelle sue rime sono rintracciabili echi del grande poeta friulano, afferma il valore consumistico della poesia, di fatto merce come tutte le altre.
ieri sera ho consumato un prodotto culturale
con lei: anche la poesia è una
merce replicabile. Eppure io
sono uguale a te, ma sono
Antonio. Anche questa poesia si farà
chiamare Antonio: Antonio: Antonio
se puoi richiamami su questa poesia.
La lirica di Merola è composta di ricordo mescolato a nonsense, iperbole e desiderio di fuga, scoperta dell’ignoto e mondo infantile. Il sentimento si fonde al paesaggio e diventa una cosa sola con l’infinito, storia e immaginazione sono la costante di pagine che restano indelebili nella memoria di un lettore a caccia di emozioni.
Tornare alla poesia dopo lungo tempo
è come trovare nell’armadio il vecchio vestito
di una persona diversa: ho provato a insegnarti
come correre sulla pianura secca. Hai risposto
alla malattia con l’anima. Oggi tutti intorno a me hanno paura:
tu puoi essere il girasole delle stelle morte.
E si finisce sempre con il tornare alla poesia, primo amore adolescenziale, soprattutto quando – come nel caso di Antonio Merola – si è poeti per davvero.
Gordiano Lupi
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