Gordiano Lupi – Emilio Ballagas
Emilio Ballagas
(Camagüey, 1908 – L’Avana, 1954)
Il poeta cubano Emilio Ballagas nacque a Camagüey, il 7 novembre del 1908. Frequentò le scuole primarie e secondarie nella sua città natale, pubblicò le prime poesie e i primi articoli di critica sulla rivista locale Antenas (1928 – 1929), e nella Revista de Avance (1927 – 1930), entrambe di orientamento innovativo, specie la seconda, i cui fondatori volevano introdurre a Cuba le moderne correnti di pensiero e desideravano aprirsi all’arte contemporanea.
Il suo primo libro di poesia, Júbilo y fuga, comparve nel 1931, quando ancora il poeta studiava all’Università dell’Avana, dove nel 1933 si laureò in Pedagogia. Cominciò a esercitare la sua attività di professore di spagnolo nella Escuela Normal per maestri (il nostro istituto magistrale), di Santa Clara, fino a diventarne direttore.
Nel 1937 andò in Francia, su incarico del Ministero dell’Educazione per compiere ricerche su manoscritti di autori americani, conservati nella Biblioteca Nazionale di Parigi, e realizzò un catalogo degli originali in lingue indigene conservati in tale biblioteca. Nel 1946 partì per gli Stati Uniti, dove si fermò per un anno, come professore del New York Institute for the Education of the Blind, istituto specializzato per l’insegnamento ai non vedenti. Durante la permanenza in tale istituzione apprese il sistema di lettura braille e conobbe il poeta nordamericano Fred K. Tarrant al quale dedicò la sua unica poesia scritta in inglese, Stanzas on a lilly (Estrofas para un lirio, Strofe per un giglio). Nel 1946 conseguì il dottorato in Filosofia e Lettere, mentre nel 1947 si trasferì all’Avana come professore di scuola secondaria. Il suo libro Cielo en rehenes, pubblicato postumo un anno dopo la sua morte, ricevette il Premio Nazionale di Poesia nel 1951, e le sue Décimas por el júbilo martiano furono premiate nel concorso nazionale bandito nel 1953, per celebrare il centenario della nascita di José Martí.
Collaborò con le più importanti riviste letterarie di Cuba e dell’America Latina, tra queste ricordiamo Orígines, Revista Cubana, Cuadernos Americanos… Portò a termine diverse traduzioni di poeti inglesi e francesi; compilò due antologie di poesía negra nel continente, pubblicate a Madrid (1935) e a Buenos Aires (1945); tenne conferenze sul futurismo (movimento artistico sorto in Italia negli anni dell’avanguardia, caratterizzato per il culto del dinamismo tipico del ventesimo secolo, simbolicamente rappresentato dalla macchina), sulla poesia afroamericana, sull’opera del poeta indiano Rabindrath Tagore, sul poeta rinascimentale francese Ronsard e su Gerard Manley Hopkins, poeta inglese del diciannovesimo secolo. Queste conferenze, insieme ad altri suoi testi, raccolti e pubblicati postumi, costituiscono un notevole corpus di saggi critici, dove è possibile apprezzare l’originalità critica dell’autore e la qualità della sua prosa. Tra tutti gli scritti pubblicati va ricordato il breve saggio La poesia en mí, nel quale Balagas compie un lucido esame della sua opera e indica due fasi evolutive: I misteri gioiosi e I misteri dolorosi.
La prima fase riunisce i due principali elementi della cosiddetta poesia nuova, sorta a Cuba attorno alla Revista de Avance: la poesía pura e il negrismo, rappresentati rispettivamente dai suoi due libri Júbilo y fuga, scritto sotto l’influenza dei poeti spagnoli Juan Ramón Jiménez e Federico García Lorca, ma che esprime tutta la sensibilità giovanile del suo autore, e Cuaderno de la poesía negra (1934), che contiene notevoli contributi debitori della recitazione popolare dell’epoca, come la Elegía de María Belén Chacón e Comparsa habanera. Queste due correnti sono molto vicine tra loro, caratterizzate come sono da una sensibilità estranea alle nozioni di innocenza e colpa. Tutto questo riduce il carattere troppo intellettuale e speculativo dimostrato dalla prima tendenza tra i poeti contemporanei di Ballagas, accrescendo la ricchezza folklorica della seconda, differenziandola dalla poesía negra di Nicolás Guillén, ricca di elementi sociali, più rilevanti rispetto ai tratti pittoreschi.
Il suo libro Sabor eterno, pubblicato nel 1938, raccoglie le poesie corrispondenti alla fase dei misteri dolorosi, e rappresenta il superamento dell’orientamento iniziale caratterizzato da una poesia autobiografica, di accento neoromantico, vincolata ad autori contemporanei come il cileno Pablo Neruda e gli spagnoli Vincente Aleixandre e Luis Cernuda. L’esperienza amorosa determina l’irruzione nella sua opera della concezione cristiana del peccato, che conferisce alle poesie di questa fase un senso angoscioso e metafisico. Sabor eterno comprende le poesie Elegía sin nombre e Nocturno y elegía, pubblicati come testi singoli rispettivamente nel 1936 e nel 1938: entrambi costituiscono il nucleo tematico e stilistico del libro, rappresentando un duraturo contributo per la poesia cubana del ventesimo secolo.
A partire da questa seconda tappa, l’opera di Ballagas si evolve, tramite forma classiche e trattando tematiche cattoliche di radice popolare in Nuestra Señora del Mar (1943), verso un’espressione del sentimento religioso che in Cielo en rehenes (Cielo in ostaggio) raggiunge una notevole personalità letteraria. Questi libri compongono la terza e ultima fase della poesia di Ballagas, ben rappresentata da Cielo en rehenes, diviso in tre sezioni: Cielo gozoso (gioioso), Cielo sombrío (cupo) e Cielo invocado (invocato), che riassumono e contengono i conflitti interiori del poeta, adesso analizzati secondo una prospettiva religiosa.
Questa nuova visione del mondo ebbe un grande significato nella fase terminale della sua vita, culminando in un atteggiamento di umile e coraggiosa accettazione della morte imminente, di cui ebbe totale consapevolezza. Le sue ultime poesie, scritte in prossimità della triste dipartita, rivelano un completo distacco da ogni legame vitale, e sono un esempio stupendo di fedeltà all’esercizio poetico assunto come simbolo del passaggio umano.
Il poeta e critico cubano Cintio Vitier afferma che Ballagas “tra i poeti della sua generazione è quello che offre uno sviluppo spirituale più dinamico e interessante, pur non essendo decantato come Mariano Brull né citato come Eugenio Florit”, inoltre sottolinea che la sua opera riassume “l’evoluzione della poesia cubana dalle origini a Martí”: prima, i sensi, l’edenico o arcadico (Júbilo y fuga); di seguito, il carattere, la tipizzazione (Cuaderno de poesía negra); poi, l’anima, il sentimento (Sabor eterno); infine, la vita spirituale (Cielo en rehenes e ultime poesie).
Emilio Ballagas morì all’Avana, l’11 settembre del 1954. La sua poesia è doppiamente preziosa, perché è classificabile all’interno delle più importanti correnti letterarie della sua generazione ma al tempo stesso esprime tutta la sua peculiarità umana.
(Gordiano Lupi)
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