Gordiano Lupi: intervista a Giulio Natali

Perché la forma racconto, che in Italia si vende meno bene rispetto al romanzo?

Parafrasando l’affermazione di Duke Ellington riguardo alla musica, la letteratura si divide solo in buona e cattiva. Credo che la forma racconto sia estremamente sottovalutata, perché con essa si può trattare un argomento – che spesso arriva come un pugno nello stomaco – in modo spesso più profondo e rivelatore. Certo, ci vuole accuratezza, perché una storia breve precipita rapidamente verso il finale, per cui le divagazioni sono bandite. Ho comunque la curiosità di cimentarmi con la forma romanzo in futuro.

Questioni di testa, il tuo debutto, avviene nel 2020. Perché un esordio così tardivo? 

 Non avrei mai esordito se non ci fosse stato il Covid, io prima di fine settembre 2020 non avevo scritto altro che e-mail. Sono infatti un manager e negli anni mi sono trovato a girare il mondo in lungo e in largo. Amo il mio lavoro, mi ha permesso di vedere posti e conoscere persone molto diverse da me, ma mi lasciava poco spazio per scrivere. Con la pandemia la routine giornaliera è stata stravolta e ho cominciato a raccontare storie.

Quali sono i tuoi temi preferiti?

A me interessa l’essere umano, nelle sue sfaccettature più vere, anche quelle indicibili. Mi piace raccontare la vita di persone comuni, mostrando come spesso quelle che pensiamo essere frutto di scelte ponderate sia nei fatti molto casuale. Ovviamente cerco di intrattenere prima di tutto, sono consapevole che il lettore quando apre un libro sceglie di dedicare completamente la sua attenzione alle parole scritte da un altro. Se poi lo stesso lettore quando quel libro lo chiude si porta con sé un paio di spunti di riflessione allora ho raggiunto a pieno il mio scopo.

Progetti per il futuro?

Continuo a scrivere racconti, che pubblico online su riviste letterarie e siti che si occupano di cinema e arte (Rive Gauche) e intrattenimento (Opentravel). Come detto, sto anche cimentandomi con storie più elaborate. 

 

Gordiano Lupi