Gordiano Lupi – “Müchela, Iena” di Vincenzo Trama

Vincenzo Trama
Müchela, Iena
 Edizioni Spartaco – 176 pagine –  Euro 12 

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Un amico è morto. Mirko torna, per il funerale, nel paese che l’ha visto crescere, nella Bassa milanese, periferia depressa dove vivono derelitti del Sud in cerca di alloggio, dignità e moglie, non necessariamente in quest’ordine, in agglomerati urbani costruiti per meridionali ed extracomunitari. Il posto delle fragole versione Vincenzo Trama, scritto con uno stile secco e asciutto, fatto di dialoghi ficcanti e di pennellate letterarie lasciate cadere quasi per caso, mentre tra infanzia e adolescenza, si srotola il filo dei ricordi. L’io narrante torna ai primi anni Novanta, quando si afferma il potere della Lega Nord, ci sono (ancora oggi, purtroppo!) neri e meridionali che la votano, mentre la realtà si scontra con fenomeni di immigrazione non solo dal Sud e si affermano diverse scale di razzismo e di xenofobia. Il romanzo è intriso di riferimenti politici, inseriti quasi per caso in una storia di adolescenti che ricorda un moderno I ragazzi della via Pal (la disfida di Carnevale tra bande), su tutti la differenza nei confronti dell’altro sulla quale la Lega ha impostato il suo discorso politico. L’io narrante che torna al paese in occasione del funerale è un figlio di gente del Sud nato al Nord, integrato nel quartiere popolare, in difficoltà quando la famiglia si sposta nella parte vecchia. I genitori temono che il figlio prenda una cattiva strada, perché di fatto frequenta il solo gruppo che lo fa star bene, altri reietti come lui, persone discriminate, considerate scarti dagli adolescenti dominanti. La Banda del Nord, composta da ragazzini che ha dichiarato guerra alla periferia sud, si scontra con il resto del mondo e le ferite prodotte da una battaglia adolescenziale sanguineranno per tutta la vita. Vincenzo Trama scrive il più classico dei romanzi di formazione, crudo e diretto, letterario e commovente, con suggestioni che riportano a Bergman e Molnár, persino a Pasolini (pure se la periferia non è romana). Il titolo in milanese, per me toscano, ha bisogno di una spiegazione. Müchela, significa falla finita, smettila, stai un po’ zitto. Iena è il soprannome di uno dei ragazzini che fa parte della banda. L’importanza di Iena nell’economia del romanzo (che ha il respiro di un racconto) la capirete solo se arriverete alla parola Fine. Concludo citando alcuni sprazzi di pura letteratura. Per Trama Pavia è la provincia narcisista; Milano è la città meravigliosa e cinica. Il luogo dove vivono i protagonisti è il crocevia, il punto di congiunzione sporco che tutti volevano dimenticare. Il razzismo: terroni e zombie hanno molto in comune: non si capisce un cazzo quando parlano e puzzano di pizza marcia. L’adolescenza selvaggia: scorrazziamo in bici sputando agli anziani alle fermate del bus, urliamo insulti alle bimbe nei parchetti, impiliamo sassi come quarti di bue sui binari del treno … Il ricordo bergmaniano: Ripenso al sole, all’erba, alle risate, alle botte. Alle sigarette, agli sguardi, alle nebbie fitte e alle piogge. Alle sgommate in bici, ai gelati, ai batticuori e al tempo lento. Cosa ne è di noi quando cresciamo, se non un momento che nel nostro cervello avrà sempre le sembianze di un ricordo spensierato? E ancora: siamo una generazione senza database, capaci di vivere solo il presente, il remoto per noi è parte di un tempo composto studiato male. Ecco, basterebbero queste considerazioni sul tempo perduto per definire il romanzo un piccolo gioiello, un fiore sulla scogliera, un fico degli ottentotti rosso brillante in mezzo al grigiore di troppe inutili pietre. Leggetelo. Non ve ne pentirete.

Gordiano Lupi