Gordiano Lupi - Pietre in faccia

Gordiano Lupi – Pietre in faccia

Era meglio quando si stava peggio. Chi l’avrebbe mai detto che invecchiando avrei parlato come mio nonno. O come mio padre. Questa casa non è un albergo! Fatidica frase rivolta al figlio adolescente che smuove ricordi di vita vissuta. Eppure la diciamo. Tutti. Prima o poi. Nel mio caso lo star meglio equivale a quand’ero giovane e incazzato, ché per giovane s’intende un quarantenne, uno scrittore non è mica un calciatore. Andava meglio quando scrivevo Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura e facevo incazzare un po’ di gente. Almeno s’incazzavano loro. Adesso invece non m’incazzo più neppure io. Non ne ho la forza. Raccontare cos’è stata la mia vita dopo Quasi quasi, dovrei farci un romanzo, e di scrivere romanzi m’ha fatto passare la voglia Calcio e acciaio, quel libro maledetto – quanto lo amo! – m’ha tolto la voglia di scrivere, m’ha prosciugato il poco sangue che avevo da versare per le ferite della vita. Potrei raccontare la storia d’un editore, d’uno scrittore fallito, d’un velleitario di provincia, fare il romanzo d’un giovane povero ai tempi dell’editoria marchettara. S’incazzerebbe un tot di gente e il mondo resterebbe lo stesso. Mi sono imborghesito, scrivo persino marchettara in corsivo. Non è più il tempo. Non è più il tempo per niente. Neppure di raccontare la storia di uno che vaga per i banchi della Festa del Pd, entra in libreria, ci trova una pila di Fabio Volo, Nicholas Sparks, Benedetta Parodi, Cracco e company, Baricco – ché Baricco ci sta sempre bene, è come il sale nella minestra – Ammanniti (con una enne o con due, il dubbio resta lo stesso di vent’anni fa, ma in fondo chi se ne frega?), Mazzantini, persino Piccolo dopo che ha vinto il Premio Strega con il riassunto d’un libro. “Sarò finito alla Coop”, pensa il povero lettore, che legge tanto, quasi due libri a settimana, ma in quel cazzo di posto ci trova solo merda da toccare con guanti e pinzette. E allora c’è qualcosa che non va, credo. Poi il nostro eroe incontra su Facebook uno che fa lo scrittore e gli dice lo sai che nell’editoria ci sono dei validatori universali, che se non pubblichi con loro non sei nessuno? Proprio così gli dice validatori universali. E tu lo sai, specie d’idiota, che validatori me lo segnala errore persino il computer, ché in italiano non esiste? Ma andiamo avanti così. Facciamoci del male. Leggiamo la merda travestita da cioccolato, le sfumature di grigio, le Melisse P dei tempi moderni, le Chiabotto che contano le palle, rimpiangiamo Porci con le ali di Ravera e Radice, che riletto oggi, paragonato alla cacca che galleggia in libreria, sembra la Divina Commedia di Alighieri Dante, il fiorentino. E comunque qualunque cosa fai, diceva Antoine – noto filosofo degli anni Sessanta – sempre pietre in faccia prenderai. Tant’è che ho scritto la storia di Piombino per raccontarla facile a chi non l’ha mai letta, come se fosse un romanzo, senza ambizioni storiche, chiaro, lo capirebbe anche un bambino, e c’è stata una sollevazione di veri o presunti storici a dirmi chi cazzo ero per scrivere di storia. Tempo fa c’erano stati i critici di cinema – o presunti tali – a dirmi chi cazzo ero per scrivere di cinema. Un secolo prima i presunti scrittori a dirmi chi cazzo ero per scrivere romanzi. Ah, nell’intermezzo pure i traduttori a dirmi chi cazzo ero per tradurre ispanici. Non avevo una laurea in storia, in lettere, in lingue, non avevo fatto una scuola di traduzione. Il ragionamento non fa una grinza. Proprio vero. Ha ragione Antoine, guarda. Aveva capito tutto lui, negli anni Sessanta, quando io ero soltanto un bambino. Tu sei buono e ti tirano le pietre/. Sei cattivo e ti tirano le pietre/. Qualunque cosa fai/, dovunque te ne vai/ sempre pietre in faccia prenderai. Grandi questi filosi esistenzialisti travestiti da cantanti.

Gordiano Lupi ne ha fatte troppe per scriverle in poche righe a fondo pagina. Se proprio v’interessa saperne di più, ha un sito internet dove raccoglie tutte le puttanate, più o meno inutili, di cui ha costellato il mondo dell’underground editoriale: www.infol.it/lupi. Non ricorda neppure lui quanti libri ha pubblicato. Non ha un laurea in ragioneria, purtroppo.