Gordiano Lupi – Tano da morire (1997) di Roberta Torre

Regia: Roberta Torre. Soggetto e Sceneggiatura: Roberta Torre. Distribuzione Internazionale: Adriana Chiesa Enterprises srl. Film di interesse culturale, contributo Presidenza del Consiglio – Dipartimento Spettacolo. Produzione: A.S.P. srl, in collaborazione con Dania Film, Vip National Audiovisual, Lucky Red srl, Rai – Rai Tre, Telepiù, la Città di Palermo. Produttori: Donatella Palermo, Loes Kamsteeg. Scenografia: Fabrizio Lupo, Claudio Russo. Coreografia: Filippo Scuderi. Suono di Presa Diretta: Glauco Puletti, Mauro Lazzaro. Montaggio Suono: Luciana Pandolfelli. Costumi: Antonella Cannarozzi. Montaggio: Giogiò Franchini. Fotografia: Daniele Ciprì. Collaboratore alla Scenografia: Gianluca Sodaro, Enzo Paglino. Organizzazione: Marco Pistolesi. Canzoni e Musiche Originali: Nino D’Angelo. Effetti Ottici e Titoli: Studio 4 di Mario Patriarca. Aiuto Regia: Enzo Di Terlizzi. Assistenti alla Regia: Marco Alessi, Giacomo Iuculano, Vincenzo Navarra. Organizzatore Scene di Massa: Marcello Testa. Effetti Di Scena: Sergio Lo Verde. Asistenti alla scenografia: Daniela Cernigliaro, Vincenzo Cannioto. Scenotecnico: Michele Bassetta. Attrezzista: Filipo Pecoraino. Sarta: Vera Lo Bianco. Assistente Coreografo: Giuseppe Rosignano. Truccatore e Parrucchiere: Andrea e Mariangela Giustino. Operatori: Daniele Ciprì, Giuseppe Schifani. Assistente Operatore: Silvia Falanga. Aiuto Operatore: Andrea Bolognesi. Operatore Steadycam: Giovanni D’Angelo. Capo Elettricista: Mimmo Caiuli. Capo Macchinista: Fabrizio Tarantino. Elettricista: Pino Carelli. Macchinista: Salvo Porretto. Fotografo di Scena: Sergio Ciprì. Assistente Montaggio: Maria Grazia Pandolfo. Grafica Titoli: Filippo Pecoraino.  Macchine da Presa e Mezzi Tecnici: Technovision. Negativo: Kodak. Sviluppo e Stampa: Augustus Color. Tecnico del Colore: Maurizio Iacoella. Mixage: Video 2. Fonico di Mixage: Roberto Caroselli. Effetti Sonori: Paolo Frati. Effetti Speciali: Corridori. Edizioni Musicali: Insieme srl. Canzoni (scritte da Nino D’Angelo) cantate da: Song ’o frate (Rino Langella), Simme ’a mafia (Pietro Ascolese, Gianni D’Ambrosio), Tano Guarrasi (Emi Salvador), Sposa busciarda (Gianni Sacco), Rock figlia mia (Mirella Dalma, Rino Langella), Femmene sole (Lina Santoro), Samba delle mogli (Anna Fani, Mena Steffen, Lina Santoro, Mirella D’Alma), ’A tamurriata d’ ’e spioni (Nino D’Angelo), ’O rap ’e Tano (emi Salvador, Rino Langella, Mena Steffen, Anna Fani, Lina Santoro, Giani D’Ambrosio, Mirella Dalma, Antoine, Angelo Di Gennaro, Gianni Sacco, Alfredo Venosa. Il brano Tano swing è di Massimo Vella. I brani Ciuri ciuri e A luna in miezzo o’ mare sono riadattati dal Pentagramma. I brani Tano’s Ballad e Tarantella delle streghe sono composti ed eseguiti dal Pentagramma. Il brano Abballate abballate è eseguito al pianoforte da Marco Alesssi. Interpreti (tutti non professionisti): Ciccio Guarino(panettiere, Tano Guarrasi), Adele Aliotta, Annamaria Gonfalone e Mariella Aliotta (casalinghe, le sorelle di Tano), Filippo Teriaca (salumiere, ‘o rap’e Tano), Antonio Ardizzone, Gino Sandrelli (cantanti, mafiosi cantanti), Domenico Florio (barista) e Toni Gambino (disoccupato) (mafiosi spettatori), Rosa Teriaca, Eleonora Teriaca e Anna Pullara (casalinghe, le donne d’onore), Elena Aliotta (casalinga), Maria Varvarà (casalinga), Cristina Drago (parrucchiera) e Concetta Alfano (commessa) (le  donne d’onore), Pasquale Tranchina (ristoratore), Ettore Mazza (impiegato), Enzo Sala (geometra) e Lorenzo La Rosa (allevatore) (gli amici di Tano), Maurizio Testa (ambulante, il figlioccio di Tano), Giacomo D’Ignoto (pensionato, il verduraio della Vucciria), Carmelo Pipitò (fornaio) e Peppuccio Aliotta (barbiere) (i killers), Vito Caldarella, Carlo Caldarella e Giorgio Caldarella (agricoltori, la famiglia), Salvatore Teriaca (asfaltatore, Raffaele l’ammaccato), Mimma De Rosalia (infermiera, Franca Guarrasi), Franco Meta (cantante, il cantante da matrimonio), Vincenzo Di Lorenzo (agricoltore – ballerino, Don Paliddu Billizza), Francesca Di Cesare (cantante, la figlia di Tano), Lina Santoro (cantante, Pina la parrucchiera), Corpo Bandistico, Antonietta Bonetti Scalisi (baronessa, la poetessa antimafia), Vito Fessina (commerciante) e Gaetano La Piana (maestro di ballo) (mafiosi ballerini), Gaspare Mazzotto (barman, il marito), Ettore Bravo (cuoco) e Carlo Casarubea (ispettore regionale) (mafiosi ballerini), Enzo Paglino (elettricista, il narratore), Vincenzo Corrao (postale) e Leonardo Siciliano (rappresentante) (mafiosi ballerini), Massimo Pullara (giornalista, sé stesso), Mariano Palma (pescatore) e Nicola Marchese (macchinista F.S.) (mafiosi ballerini), Antonina Uzzo (sarta, la moglie di Tano), Francesco Azzaro (posteggiatore, il killer di Tano). Molti collaboratori e comparse, tra questi: Corpo di ballo della Vucciria, complesso rock Il Pentagramma, complesso Sole e Pioggia.

Roberta Torre nel 1997 si fa venire l’idea geniale di un musical sulla mafia, grottesco e psichedelico, coloratissimo e teatrale, affidando tutta la parte musicale e la scrittura delle canzoni a Nino D’Angelo, che – grazie al successo di critica – si risolleva da un momento di declino. Tutto parte da un vero fatto di cronaca: l’omicidio del macellaio della Vucciria di Palermo, Tano Guarrasi, in realtà potente boss di mafia. Torre racconta la storia per flashback non collegati e parti oniriche poco consequenziali, cominciando dall’omicidio e andando a ritroso per indagare nei rapporti familiari e nei collegamenti mafiosi. Il racconto è costellato di canzoni, coreografie, scene grottesche alla Almodovar e trovate degne di Kusturica, trovate originali e geniali, impaginato con dissolvenze a spirale che portano indietro nel tempo e vengono sottolineate da una magistrale fotografia in bianco e nero, curata da Daniele Ciprì. Un omaggio allo stile di vita siciliano, un tuffo nel passato del quartiere palermitano della Vucciria, tra citazioni musicali a La febbre del sabato sera (Simme ’a mafia) – durante l’iniziazione mafiosa di Tano – e un rap originale per commemorare la morte del boss (’O rap ’ e Tano). La trama è piuttosto semplice, si dipana per salti temporali narrando la storia di un mafioso (Tano) e della sua famiglia, narrando infanzia, affiliazione criminale e morte, fino al matrimonio della sorella del boss e il successivo nuovo delitto di mafia. Molte trovate insolite, come l’uso di una sorta di coro da tragedia greca individuato in un gruppo di pettegole nel negozio di parrucchiera che commentano gli eventi. Inoltre c’è la voce narrante che porta per mano lo spettatore, presentando i vari personaggi, messi in primo piano da un riflettore teatrale, come fosse giunto il loro momento da protagonisti. Parti che sfruttano i cartoni animati (teschi che danzano, lampi fumettistici…), comicità slapstick, dissolvenze improvvise, funerali a tempo di musica, sottofondo a base di Ciuri ciuri e A luna in miezzo o’ mare, fotografia coloratissima, fondali volutamente kitsch, coreografie eccessive e mafiosi che cantano e ballano come se fossero a una festa. 

Tano da morire viene proiettato con buon successo al Festival di Venezia 1997, ottiene il Premio Settimana Internazionale della critica e il Premio Leone del Futuro – Opera Prima, con la menzione speciale Fipresci. David di Donatello a Roberta Torre come migliore regista esordiente e a Nino D’Angelo come migliore musicista. Tre Nastri d’Argento: Miglior regista esordiente, Migliori attrici non protagoniste e Miglior colonna sonora. Nino D’Angelo è importante ai fini del successo di un film grottesco e bizzarro, recitato pasolinianamente da attori presi dalla strada (i titoli di coda mettono in risalto i veri mestieri), un mafia movie musicale, molto americano, come in Italia non si era mai pensato di realizzare. Roberta Torre inventa un suo stile, passa dal documentario al musical, dal film verità al surreale, gira una pellicola che sfiora il trash senza mai cadervi, restando in bilico tra cinema popolare e film d’autore, sorretta da una colonna sonora molto originale. Le canzoni e le musiche di Nino D’Angelo compongono un mix ben composto di sonorità napoletane e sicule, musica melodica come nei suoi vecchi film e disco music, ma anche rap, rock and roll, samba e tecno. Il compositore napoletano canta un solo pezzo: ’A tamurriata d’’e spioni, che scorre su una carrellata di volti di improbabili pentiti di mafia, ma scrive una serie di canzoni che conferiscono un tono ancor più grottesco alla storia, visto che siamo a Palermo ma la maggior parte dei brani sono cantati nel dialetto napoletano, secondo le regole della sceneggiata. Nino D’Angelo aveva già lavorato con Roberta Torre nel documentario La vita a volo d’Angelo, dove recitava la parte   di se stesso. Il dvd di Tano da morire, edito da San Paolo, presenta un extra fondamentale come Appunti per un film su Tano, con tutti gli studi e i lavori di casting compiuti dalla regista prima di mettersi all’opera. Momento cult in un dialogo, che troviamo anche negli Appunti: “La mafia è come la legge, solo che non è autorizzata. Pure la legge fa pagare le cose, le tasse, i servizi. La mafia fa pagare il pizzo, ma è una cosa bellina, perché dopo te ne puoi stare tranquillo e non ti accade niente, anzi, se hai bisogno di qualcosa, trovi degli amici disposti ad aiutarti. Ecco, con la mafia paghi per avere amici”. Un film interessante.

Riportiamo il testo de O’ rap ’e Tano di Nino D’Angelo: Dint’a nu sipario ‘e cielo e mare è/ crisciuto/ sott’o stesso cielo addo’ è nato/ fernuto/ nunn’ è ghiuto a scola miez “a strada/ ‘a studiato/ chello ca sapeva nun se l”eva/ ‘mparato/ ‘o rap ‘e Tano/ Voglio fare il boss diceva da grande/ voglio cumanna’ ‘a vita ‘e tutte quante/ voglio fa’ a cazzotto cu chi nun me/ sente/ voglio sputa’ ‘nfaccia a chi giura e/ se pente/ ‘o rap ‘e Tano/ Rit. Ma comm’era bello Tano mio/ comm’era mafiuso Tano mio/ ma comm’era bello Tano mio/ bello, bello, bello da morire/ Nun ce steva niente ca nun era d”o/ suoie/ si nun ‘o capive erano cazzi tuoi/ salutave ‘a gente comme fosse nu/ papa/ nu cappiello ‘e mafia sempre/ appriesso purtava/ ‘o rap ‘e Tano/ Areto a ‘nu bancone ‘e ‘na macellera/ addo’ nun cagna ‘o tiempo miez”a/ vucciaria/ venneva carne umana sott”a ‘na/ buscia/ ‘a verita’ ‘a sapeva sultant’isso e Dio/ ‘o rap ‘e Tano/ Rit. Ma comm’era bello Tano mio…/ Nun durmeva maie e pircio’ nun/ sunnava/ quanno se ‘ncazzava ‘a Sicilia/ tremmava/ sempe tanta gente int”a macelleria/ pe’ pava’ tangente o pe’ ‘na cortesia/ era assaie geloso delle sue sorelle/ ca pe’ tantu tiempo song”state zitelle/ song”state mamme pe’ stu frato/ ribelle/ ma da quand’è muorto ‘a vita loro è cchiù bella/ ‘o rap ‘e Tano/ Rit. Ma comm’era bello ‘o frato mio/ comm’era mafiuso ‘o frato mio/ ma comm’era bello ‘o frato mio/ bello, bello, bello, da morire…