Patrizia Raveggi – Kitesurfing a Falerna, timesurfing in Russia e la Storia

Immagine che contiene aria aperta, cielo, aquilone, nuvola

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Falerna, Calabria: kitesurfing – foto Ilario Principe

Ali di farfalla o spicchi di luna: due ‘aquiloni’ trasvolano il mare di Falerna. Guai però ad allentare la tensione del filo d’audacia che li trascina. 

Perché il peso della Storia è una forza di gravità che conduce a cattiva fine ciò che non è solidamente ancorato, aerei, tycoon e molto altro. 

Mi perdonerà Boris Dežulović, noto scrittore e pubblicista satirico croato, se mi appello qui alla sua ultima colonna, dedicata ai fusi orari in Russia, un timesurfing che – a quanto Boris racconta – tanto infastidisce il presidente Putin.

“Forse conoscete quella vecchia barzelletta – comincia Dežulović – sì, quella con il presidente Putin che insiste con il primo ministro Dimitrij Medvedjev sulla proposta di eliminare i fusi orari in Russia”. “Benedett’uomo – si accalora il Presidente – così finalmente anche in Russia, come in tutti i paesi normali, se è pomeriggio a Mosca sarà pomeriggio anche a Novosibirsk e a Petropavlovsk. Non come ora, con nove o undici (quanti ne abbiamo, nemmeno me lo ricordo più) diversi fusi orari che a un disgraziato che voli da un capo all’altro dello Stato gli tocca riallineare l’orologio nove volte (o più)! Ed è contemporaneamente sera e mattina, mezzanotte nella Kamchatka mentre a Rostov si stanno alzando da tavola per il dopopranzo.

 “Non mi ci ritrovo più, volo a Irkutsk, chiamo i miei a casa e loro dormono, è notte fonda. Torno mercoledì da Kurlovo e a Mosca è ancora martedì. Chiamo Angela Merkel per farle gli auguri di compleanno e lei mi dice che gli anni li compie il giorno dopo. Poi mi metto comodo per guardami la Champions League ma la partita l’avevano già giocata la mattina. Sono stramortito, mi gira la testa, ho il cervello come la cupola di San Basilio” , si lamenta Putin con Medvedjev. “Ma guarda … basta l’esempio più recente… a Smolensk precipita l’aereo con il presidente polacco e metà del governo: subito mi affretto a chiamare Varsavia per fare al popolo polacco le condoglianze più sentite a nome mio e del fraterno popolo russo, e da lì mi rispondono che l’aereo deve ancora decollare!”

Mi è tornata in mente questa vecchia barzelletta – continua Dežulović – per via della notizia arrivata da Mosca, una di quelle notizie che almeno una volta al mese vengono pubblicate da tutti i media mondiali ma alle quali non crede un solo lettore e nessuno dei sette miliardi e mezzo sulla faccia della Terra. Con queste parole, in questo stesso luogo, esattamente un anno fa, iniziavo un racconto su un curioso fenomeno della mia professione, lo strano fenomeno per cui da anni i portali, i giornali e le televisioni di tutto il mondo, come per una sorta di accordo o di bizzarro rituale giornalistico, pubblicano “breaking news” a cui non crede anima viva, né lettori né redattori, e neppure il giornalista che le scrive. E nessuno se ne preoccupa più di tanto. Tutti si limitano a scuotere un po’ la testa, a volte con un sorrisetto sarcastico, e continuano a leggere il giornale fino al mese successivo, o al giorno dopo.

Di che tipo di notizie si tratta? A suo tempo ne ho portato un bell’esempio – ricorda Dežulović -, una notizia dell’agenzia Reuters che non è stata creduta da un solo lettore e da nessuno dei sette miliardi e mezzo di persone sul pianeta e nemmeno dal redattore della Reuters e neppure dall’inviato che l’ha scritta. La notizia era: “L’amministratore delegato della compagnia petrolifera russa Lukoil, Ravil Maganov, è morto dopo essere caduto da una finestra del sesto piano dell’Ospedale Clinico Centrale di Mosca”. Sì, avrete capito, si tratta di una notizia proveniente dalla Russia – un Paese enorme e meraviglioso in cui magnati, giornalisti, dissidenti, generali, scienziati e politici dell’opposizione cadono dalle finestre. Un fenomeno così frequente che gli osservatori più attenti possono prevedere con precisione quando il prossimo sfortunato russo cadrà dalla finestra del sesto piano dell’Ospedale Clinico Centrale di Mosca o dal balcone del suo attico a San Pietroburgo. Ne abbiamo una variante in questi giorni. E Dežulović in breve espone l’episodio dello sfortunato, rovinoso incidente dell’aereo con a bordo il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin e il comandante Utkin caduto il 22 agosto nei pressi del villaggio di Kuzenkino, Regione Tver. Era da due mesi, dall’infelice marcia su Mosca del 22 giugno (lo stesso mese e lo stesso giorno della marcia su Mosca delle truppe naziste nel 1941 e dell’esercito napoleonico nel 1812: e poi la chiamano magistra vitae!), che tutto il mondo aspettava la notizia. Nessuno, neppure per un momento ha creduto all’ipotesi di una disgrazia, ma nessuno si è agitato, una scrollata di spalle, un sorrisetto ironico, e avanti a leggere il giornale, fino alla prossima notizia dalla Russia.

Ma lo zampino il diavolo ce l’ha voluto mettere e si trova proprio in quel timesurfing, in quelle differenze di fuso orario di cui si diceva prima.

“Ma prendi l’ultimo caso, l’aereo precipitato nei pressi di Kuzenkino, con a bordo Yevgeny Prigozhin e Utkin –continua a lagnarsi dei fusi orari il presidente Vladimir Putin con il premier Mikhail Mishustin. “Stavo dando ordine alla contraerea di abbatterlo, quell’aereo, e loro, quelli della contraerea, …nemmeno ti immagini Mikhail cosa mi hanno risposto: l’aereo era precipitato per conto suo già un’ora prima!”      

Patrizia Raveggi