L’equilibrio – Andrea Borla
Può capitare che rapporti umani e lavorativi coincidano, in un gioco di incastri in cui la parola chiave è quella che Andrea cita proprio nel titolo: equilibrio. Ma quanto ci costa in termini nervosi e affettivi? Un racconto affilato come un rapporto sui dati di vendita: che indici di perdita avete a questo giro, voi?
L’equilibrio
Da qualche parte ho letto che il motore dell’ingegno non è l’intelligenza ma l’ozio. Siamo pigri e vogliamo tenere tutto a portata di mano. Lo fanno anche gli americani con le armi, e certo che poi ci scappa la strage: la vicinanza favorisce l’utilizzo. A me capita con l’amore: ne voglio portare sempre un po’ con me, per riempire il vuoto che mi divora. Ilaria e Sofia non si sarebbero mai dovute incontrare. Una si occupa della famiglia e di organizzare ricevimenti mentre l’altra è a capo della Direzione Vendite della mia azienda. Ognuna ha la sua galassia che gira con moto perpetuo, inconsapevole o disinteressata all’altra.
Quando Ilaria mi ha chiesto per la millesima volta di venire a lavorare con me ho risposto con il classico vago diniego che accantona i problemi senza risolverli. Ma poi ho ceduto. Le ho ritagliato un ruolo di staff, senza responsabilità dirette in modo da evitare danni ma al contempo abbastanza in vista per appagare il suo ego. O almeno così credevo, finché i corridoi non sono stati invasi dagli architetti a cui ha affidato la ristrutturazione degli uffici. Mentre Ilaria svolazzava come una fata che trasforma il brutto in bello al suo passaggio, io trascorrevo ore a cercare di calmare i dirigenti e il personale.
La prima lettera dei sindacati l’ho gettata via senza preoccupazione. Lamentavano il modo in cui Ilaria tacciava i dipendenti di lassismo e ottusità. Alla seconda mi sono convinto ad affrontare la questione. Le ho spiegato che non poteva distruggere equilibri e rapporti, anche se animata dalle migliori intenzioni. Speravo di aver arginato il problema quando Sofia mi ha consegnato le dimissioni. Ci univano decine di anni di collaborazione e di amore. Avevamo affrontato e superato periodi difficili, ma eravamo sempre stati uno vicino all’altra. “Avresti dovuto pensarci prima di permettere a quella stronza di mettere piede qui dentro” è stata l’unica frase che mi ha rivolto. Bisognerebbe tenere le parole sempre a portata di mano. Mentre guardavo Sofia voltarmi le spalle ho provato l’impotenza di non riuscire a pronunciarne una. Nonostante tutto, non mi ero ancora deciso ad affrontare Ilaria con risoluzione. Dopo qualche mese capii che non potevo più rimandare. I report della Direzione Vendite indicavano un drastico calo degli ordini. Sofia si stava portando via le aziende che aveva curato in questi anni. Bisogna tenere i propri vizi a distanza, se no si rischia di passare velocemente dal consumo all’abuso. E io non potevo permettermelo. Dovevo trovare una soluzione. Ora Ilaria dirige un ristorante. È un ambiente lussuoso e ricercato da cui mi tengo lontano. Finché è occupata con questo nuovo giocattolo mi costerà meno che averla accanto ogni giorno. Ho contattato uno per uno i clienti che mi avevano abbandonato, li ho coccolati, blanditi, corteggiati, e sono riuscito a farne tornare diversi all’ovile. È stato un periodo durissimo, ma ne sono quasi uscito. Adesso ho bisogno di qualcuno che riprenda in mano le redini della Direzione Vendite. Il biglietto da visita di Simona Roncalli è rimasto per anni al fondo della mia agenda. Sapeva che Sofia se n’era andata. Abbiamo raggiunto un accordo senza perdere tempo. Tra noi c’è una tensione che rende tutto immediato. È per questo che non l’avevo voluta in azienda prima d’ora: lei e Sofia si sarebbero uccise a vicenda. Ma adesso tutto è cambiato. Le cose hanno ripreso il loro posto, alcune a distanza e altre a portata di mano. È questo l’obiettivo che non devo perdere di vista. È questo il mio nuovo mantra: l’equilibrio.
Andrea Borla
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