Mały Przegląd, la rivista di Janusz Korczak, scritta e letta dai bambini
Vorrei ricordare l’eminente ebreo-polacco Janusz Korczak morto nel 1942 mentre veniva internato nel campo di sterminio di Treblinka, non solo come grande pedagogo, scrittore di testi per l’infanzia e di libri di pedagogia, ma anche come fondatore e caporedattore di un giornale per bambini scritto dai bambini stessi. L’idea potrebbe forse sembrare utopica per l’epoca, ma un giornale del genere venne dato alle stampe proprio in Polonia, dal 1926 al 1939, ovvero per un periodo complessivo di 13 anni. Nei momenti di maggior splendore arrivò a raggiungere una tiratura di quasi 50.000 copie.
Il 9 ottobre del 1926, un sabato, insieme alla copia di “Nasz Przegląd,” il più importante quotidiano in lingua polacca della comunità ebraica, uscì un supplemento dal titolo “Mały Przegląd” dedicato ai più piccoli. In quel primo numero era presente una dichiarazione dello stesso Korczak che spiegava la realizzazione dell’opera con il fatto che “molti adulti scrivono solo per il fatto che non provano vergogna a farlo ma, dall’altra parte ci sono bambini che invece hanno tantissime interessanti osservazioni e idee originali, ma che non scrivono perché provano vergogna”. Il redattore aggiunge inoltre che questo quotidiano “ha come scopo quello di invogliare i più giovani a scrivere, vuole infondere coraggio”.
L’idea di Korczak fu semplice e geniale allo stesso tempo: pubblicare, come già accennato, vari testi per bambini scritti dai bambini stessi, testi mandati alla redazione per corrispondenza. Non si tratta del primo caso di un giornale di tal tipo (nel 1907 a Vilna ne usciva un’altro, il cui redattore era Israel Chaim Tawiow (Landau-Czajka 2018: 26), ma di sicuro Mały Przegląd fu quello più attivo.
Korczak invitava i bambini a scrivere alla redazione lettere nelle quali essi esprimessero liberamente le loro gioie, ma soprattutto le loro insoddisfazioni. L’invito era a definire quale fosse il motivo di tali sentimenti, liberi da ogni paura. Sempre sulle pagine di Mały Przegląd, Korczak affermò che “a volte non si ha voglia di dire tutto a persone a noi vicine, mentre si desidera raccontare le difficoltà della vita a qualcun altro. In questo caso la correttezza grammaticale e lo stile passano in secondo piano” (Korczak 1926, MP, nr 271).
Mały Przegląd si rivela dunque essere un mezzo attraverso cui lottare per i diritti del bambino, per comprendere e dare attenzione a cosa per lui sia veramente importante.
La stampa in prima pagina della lettera del simpatico bimbo Bolek che aveva scritto un’unica frase, “mi balla un dente”, ebbe l’effetto di suscitare una vera e propria discussione tra i vari corrispondenti. Lo stesso Korczak ammise con soddisfazione che Mały Przegląd era diverso da tutte le altre riviste del mondo. I testi dovevano trattare dei problemi veri che coinvolgevano i bambini e di seguito anche dimostrare l’efficacia di quegli scambi epistolari.
Generalmente il giornale non conteneva frammenti di opere letterarie già pubblicate; i racconti e gli estratti dei romanzi comparivano soltanto in estate, periodi in cui arrivavano meno lettere. Non si trattava di un giornale con un profilo stabile, i cambiamenti erano chiaramente visibili durante la sua evoluzione. Risulta naturale anche il fatto che i primi numeri erano scritti da adulti che invogliavano i bambini a scrivere. Solo in seguito sarebbero arrivate le lettere dei più giovani. Due anni dopo l’uscita del primo numero, la redazione comunicò con soddisfazione ai bambini: “il giornale è finalmente vostro”.
I testi pubblicati erano destinati ai bambini della comunità ebraica, ma erano scritti in lingua polacca. Senza dubbio il fine didattico era anche quello di invogliare la nuova generazione a scrivere in lingua polacca, in modo da imparare meglio l’idioma del paese in cui essi vivevano e che aveva riacquistato l’indipendenza. In questo caso il vecchio dottore fu categorico, non accettando mai di pubblicare in altre lingue, sebbene ce ne fosse una certa richiesta. Lo stesso Korczak, quando si rivolgeva ai bambini, scriveva in una lingua assai semplice, inserendo delle frasi tipiche dell’ambiente dei più giovani, in modo da essere facilmente compreso e allo stesso tempo ben accetto dalla quella comunità che egli amava molto. Molte lettere erano farcite di errori, la redazione spesso li correggeva con la speranza che l’autore, rileggendo il suo testo stampato avrebbe notato gli sbagli e in futuro non li avrebbe ripetuti.
Sebbene scritto in polacco il giornale, essendo in realtà un inserto settimanale, rimaneva strettamente legato all’ambito dei lettori della comunità ebraica. All’inizio quindi vi scrivevano bambini ebrei e i lettori erano della stessa età e comunità, ma in seguito, soprattutto negli anni Trenta, i redattori decisero di provare a inserire lettere anche di bambini polacchi. In fondo, affermava Zofia, collaboratrice di Korczak: “se gli ebrei si sentono degli esclusi, loro stessi non possono escludere gli altri” (Landau-Czajka, 2018:35). Era un’apertura verso il mondo polacco con cui si voleva convivere in modo pacifico.
Korczak rimase caporedattore del giornale fino al 1930. Dopo aver lasciato l’incarico, però, non smise di interessarsi alla sua creatura: ogni giovedì partecipava attivamente all’incontro con tutta la redazione, fornendo, tra l’altro, preziosi suggerimenti. Non sappiamo perché egli avesse rinunciato al suo ruolo. È probabile che avesse ricevuto pressioni affinché il giornale prendesse una certa direzione anche politica e lui questo non voleva assolutamente farlo. Senza la libertà data ai corrispondenti il suo lavoro non avrebbe avuto più senso. Ma si tratta soltanto di congetture.
Una delle tematiche spesso trattate nei dibattiti epistolari era la domanda diretta se fossero migliori i maschietti o le femminucce, fatto che suscitò un grande e lungo dibattito tra i corrispondenti. Mentre alla domanda se fossero migliori i bambini o gli adulti quel pubblico giovanissimo si trovò d’accordo all’unanimità. I bambini venivano invogliati a scrivere spiegando perché fossero arrabbiati, con chi litigassero il più della volte, cosa li facesse innervosire e di cosa avessero paura. Ecco – anche nel caso di questo avvenimento editoriale – l’interesse di Korczak verso la libertà del bambino, del suo esprimersi senza alcuna costrizione resta sempre e comunque uno dei temi centrali.
Alcune tematiche toccavano la didattica, altre la religione, Spesso avevano luogo dei concorsi dove non era importante la semplice descrizione di un fatto o di un avvenimento, ma le opinioni del bambino a riguardo, l’esprimere la sua immaginazione.
Intanto, anche il raggio d’azione della rivista venne aumentato. Non solo si avevano corrispondenti e richieste di invio di copie da tutta la Polonia, ma si chiedeva a gran voce di pubblicare lettere dalla Palestina, mentre si mandavano alcune copie in Uruguay, in Francia, in Gran Bretagna e persino in Italia dove i corrispondenti ufficiali si trovavano nella città di Bologna.
Senza dubbio si può definire Mały Przegląd come il precursore dei moderni portali internet. Sul giornale si trovava un vero e proprio forum, moderato dallo stesso Korczak. I bambini condividevano pienamente le loro impressioni con gli altri e tutti potevano contare sul fatto che il vecchio redattore avrebbe loro risposto. A volte Korczak era assai diretto con i suoi corrispondenti, non risparmiando critiche e osservazioni. Egli stesso ammise: “So di scrivere cose spiacevoli e me ne dispiace […] la redazione, però non è un negozio dove bisogna essere gentili con chi compra” (Korczak, 1926: libro 11,p. 32).
Qui si faceva avanti il Korczak conoscitore della pedagogia. Il motivo di queste risposte, che a prima vista potevano apparire appunto spiacevoli, era invece il rispetto che il vecchio dottore aveva per i bambini, trattandoli in quel caso come adulti e rispettando il compito degli scritti proposti: educare i lettori in un’atmosfera di grande collaborazione, dove tutti erano alla pari. L’intento educativo si riscontra anche nelle lettere di esempio a volte presenti sul giornale in modo che i bambini avessero un modello di struttura su cui sviluppare le proprie idee.
Un’altra tematica su cui si poteva scrivere liberamente fu il ruolo dell’insegnante. Come doveva essere un buon insegnante, cosa doveva fare, ma come si doveva reagire quando il bambino credeva di non piacere all’insegnante e così via. Andava così creandosi un rapporto di tutt’altro tipo dove i più piccoli non si sentivano solo più un oggetto in mano all’apparato dell’istruzione.
In alcuni casi le lettere portavano anche a degli effetti concreti: durante il primo anno di uscita del giornale, scoppiò una polemica riguardo al filo spinato posto a delimitare il parco giochi nel giardino Krasiński. Il clamore suscitato dalla discussione fece sì che l’incriminato strumento di demarcazione venisse tolto qualche mese più tardi. Una situazione similie si ebbe con il problema del grembiulino: molti bimbi non volevano portarlo nel tragitto da casa a scuola ma indossarlo solo arrivati davanti all’ingresso nell’edificio. Grazie a Mały Przegląd anche in questo caso i più giovani ottennnero una successiva vittoria. Alcuni genitori acconsentirono a quella proposta.
Quello che sorprende del Mały Przegląd è senza dubbio la bidirezionalità della comunicazione. Si trattava di una chiara interattività dove gli spesso gli stessi piccoli autori – quindi non solo i redattori – chiamavano i lettori a rispondere, a fornire un’opinione a riguardo. Nel periodo in cui Korczak fu caporedattore i bambini potevano contare sul fatto che il vecchio dottore rispondesse personalmente alle loro richieste con commenti e osservazioni di suo pugno. Si trattava, dunque, dell’antenato di un moderno forum di discussione, dove forse regnava un po’ più di sicurezza, in quanto il moderatore era quasi sempre il vecchio dottore.
All’interno del giornale i bambini ebrei e polacchi si univano, diventavano un’unica comunità, fatto che invece raramente avveniva nella vita di tutti i giorni, persino a scuola dove le divisioni invece di scemare spesso andavano ad acuirsi.
Il giornale aveva un’ottima struttura organizzativa. Per molti anni le lettere vennero archiviate, e classificate. Grazie a ciò possiamo affermare che la redazione riceveva circa 4000 lettere all’anno. In un numero venivano dunque pubblicate un’ottantina di lettere.
Korczak conosceva i segreti per mobilizzare i bambini. Infatti il vecchio dottore sapeva abilmente creare un forte legame tra corrispondente e lettori, arrivando spesso a unire i due ruoli, in quanto i bambini, oltre a essere curiosi delle reazioni dei loro coetanei, erano anche impazienti di leggere se stessi e di ragionare sulle loro scelte. Korczak faceva leva sulla motivazione: chi debuttava con il suo articolo veniva inserito in una una rubrica dal titolo “Hanno scritto per la prima volta”, dove compariva il nome e il cognome dell’autore. Era sinonimo di grande prestigio, il bambino lo percepiva come un premio per il suo lavoro. Altre volte i primi classificati ai concorsi ricevevano in regalo libri o scacchi. Un bambino racconta di come avesse vinto degli ingressi gratuiti per il cinema per sé e per la sua famiglia. Questo cambiava radicalmente l’ordine delle cose: in quel caso era il piccolo a offrire il cinema a suoi genitori e non viceversa. I premi a volte erano anche in denaro o in cartoline di auguri con rappresentata la frutta, simbolo, appunto, del frutto del lavoro svolto sul giornale.
Era presente anche il tema dei rapporti polacco-ebraici. Anche in questo caso la gamma delle tematiche era assai ampia. I bambini potevano scrivere di come essi vivevano in Polonia, ma anche dell’idea polacca di patriottismo che si aveva allora. Emergevano così fattori importanti tra cui la presenza a scuola di classi miste dove le barriere continuavano ad esistere. Questa tematica divenne più frequente negli anni Trenta durante i quali l’antisemitismo aumentò sensibilmente. Si arrivò anche ad avere a che fare anche con la censura. Intanto il giornale cambiava: i corrispondenti e i lettori affezionati erano cresciuti , stavano per entrare nell’età adolescenziale. Korczak, invece, avrebbe preferito rimanere con una “clientela” più giovane, ma era davvero difficile cercare di fare desistere dallo scrivere questi ragazzi ormai grandi.
Mały Przegląd formò molti personaggi della società ebraico-polacca, alcuni divennero anche ottimi scrittori. In seguito Józef Balcerak avrebbe scritto che si trattava del “giornale più democratico al mondo” (Culture.pl). Infatti non esisteva un gruppo di scrittori che dominava sugli altri per stile, tematica o quantità, tutti erano messi sullo stesso piano.
La storia del giornale Mały Przegląd ha fine il 1 settembre 1939, quando in concomitanza con l’invasione della Polonia da parte della Germania la redazione verrà chiusa. La storia di Mały Przegląd e le tematiche in essa proposte vengono analizzate nel libro Wielki Mały przegląd di Anna Landau-Czajka, ma a riguardo rimane ancora molto da scrivere. Gli esperti di pedagogia polacchi, e non solo, potrebbero interessarsi alle lettere, analizzarne il contenuto in cui si possono osservare il rapporto dei bambini con in redattori, i mutamenti delle opinioni di chi scrive e l’evoluzione che il bambino stesso presenta mentre vive quest’esperienza.
Naturalmente Mały Przegląd è anche un’occasione per venire a conoscenza della vita dei più piccoli sia nelle città che nella provincia polacca. Le informazioni riguardanti la vita nei piccoli paesi, i rapporti umani, la comunità famigliare, la vita sportiva e scolastica possono essere un interessante materiale di studio anche per gli esperti della storia della comunità ebraica in Polonia.
Definire Mały Przegląd uno dei trionfi di Korczak non è affatto sbagliato. L’idea del redattore di creare un giornale dove i bambini potessero esprimere le loro idee, far valere la loro immaginazione, divenne realtà, ma purtroppo non ebbe un seguito. Dopo il vecchio dottore pochi si sono interessati a questo esperimento, togliendo alla voce di quei bambini la possibilità di venire ascoltata anche dalle generazioni future. In questo caso ho voluto dare un mio piccolo contributo affinché sia ridata voce proprio ai bambini, così come voleva Janusz Korczak.
Luca Palmarini
Bibliografia
Anna Landau-Czajka, Wielki Mały Przegląd, Warszawa 2018
Korczak Janusz , dzieła, libro 11 (2)
“Mały Przegląd“ nr. 271, 1926 e altri
Mikołaj Gliński, Mały Przegląd Gazeta inna niż wszystkie, 2012 Culture.pl
Commenti recenti