Poesia – Paolo Maria Rocco traduce…
DUE POESIE DI STEFAN VIŠEKRUNA
TRADOTTE DA PAOLO MARIA ROCCO
Stefan Višekruna è nato il 09.12.1991 a Trebinje (Repubblica Serba di Bosnia) dove è cresciuto.
Le sue poesie sono state tradotte in macedone, italiano, ungherese, sloveno, russo e inglese, e presto in spagnolo – e finora pubblicate in 10 paesi (Republika Srpska, Serbia, Montenegro, Macedonia, Italia, Ungheria, Slovenia, Russia , India, Austria) e in numerose riviste letterarie e portali Internet.
È membro del Poets Club della città di Kraljevo. Le sue poesie Anima gemella, Prigionieri e Malinconia sono state tradotte in ungherese da Iles Feher e poi pubblicate dagli scrittori ungheresi della Transilvania sul loro sito ufficiale.
Sue poesie sono state pubblicate sulla rivista Bibliopolis di Negotin (Serbia centrale) – che contiene anche poesie dei più importanti poeti di tutta la regione – e nella più antica rivista letteraria macedone Sovremennost.
PRIGIONIERI
Non i prigionieri
subiscono la pioggia
che oggi
cupamente scrosciante
martella con tutta la sua furia
sul vecchio carcere di cemento.
Sfidando il temporale
camminano sotto la pioggia
senza darle
la minima importanza e
vagando deliberatamente
intorno agli infiniti
orizzonti dell’immaginazione
nel loro mondo lontano
immaginano una giornata di sole.
Non è la cosa più spaventosa
essere imprigionato
tra muri, sbarre
e filo spinato,
terrificante è avere
lo spirito incatenato dentro
la cellula dell’essere e inspirare
la fetida umidità dell’isolamento
ogni povera giornata.
ZATVORENİCİ
Zatvorenici ne
doživljavaju kišu
koja danas
sumorno pljušti
lupajući bijesno po
starom zatvorskom betonu.
Prkosno natmureni
hodaju po kiši
ne pridavajući joj ni
najmanji značaj i
zamišljeno blude
po beskrajnim
horizontima mašte
u svom dalekom svijetu
zamišljajući sunčan dan.
Nije najstrašnije
biti zatočen
medju zidinama, rešetkama
i bodljikavom žicom,
najstrašnije je biti
okovan duhom u
ćeliji bića i udisati
smrdljivu vlagu izolacije
svaki ubogi dan.
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ANIMA GEMELLA
Mi ha avvelenato questo pensiero infinite volte,
E ora che mi sovviene
il mio corpo si scuote e furiosamente trema.
Sono stato ispirato dalle eterne mattine
che mi riempiono d’ossigeno i polmoni
E mi chiedevo se t’avrei mai incontrata
nell’andare di qualcuno
in una città sconosciuta
scrutando i ponti sul fiume
Sogno e invoco
l’ascolto del tanto desiderato
battito dei tuoi passi martellanti
nella corteccia cerebrale
che riecheggiano in me
come il rintocco della campana di una chiesa vicina
E la mia quasi impercettibile voce
ti abbraccia e ti risveglia dai sogni,
in te brama il desiderio
che tu non conosca nome né tempo
mentre senti che è irresistibilmente
vicino a te la tua anima gemella.
Se ci incontriamo nel cuore
della mia città natale,
il giorno e la notte, il corvo e il cane randagio sapranno
ciò che è nei nostri cuori, e ciò che è nei nostri cuori
nuota nelle nostre occhiaie e ci inonda gli occhi,
non dubitare di questo mia anima gemella
Ora baciami come il tuo primo amore
E sappi solo che cerco di supplicare te,
la terra e la Santissima Madre di Dio
perché tu venga da me volando sulle ali di un angelo di luce.
Allora mi illuminerò e agiterò le ali
più vividamente nato nei tuoi occhi colmi di me e
scolpirò il tuo viso con versi d’amore, mia anima gemella.
Quando arriverà quel giorno
tutti i passati giorni scorreranno
in lui, e canterà di noi con la Nona Sinfonia
nella grande estasi
del cielo e della terra mia anima gemella!
SRODNA DUŠA
Koliko puta sam se opijao tom mišlju,
I sada kada se prisjetim toga
zadrhtim I protrne mi tijelo od jeze.
Nadahnjivao sam čula vječnim jutrima
od kojih se pune pluća kiseonikom
I pitao se da li ću te ikada sresti
u prolazu nekog
Nepoznatoga grada
zagledan u rijeku I mostove,
Slutim I prizivam
Da čujem toliko željeni
bat tvojih koraka koji lupaju
po moždanoj kori
I odzvanjaju u meni
kao zvono na obližnjoj Crkvi,
I moj skoro nečujni glas
grli te I budi iz snovidjenja
I radja žudnju u tebi
kojoj ne znas imena I godina
dok osjećaš da je neodoljivo
blizu tebe, srodna duša tvoja.
Ako se sretnemo u srcu
moga rodnoga grada,
znaće dan I noć, vrana I pas lutalica
šta nam je u srcima, a šta nam je u srcima,
to pliva u džepovima I preliva se u očima,
ne sumnjaj u to srodna dušo moja,
Već poljubi me ko prvu ljubav svoju
I znaj samo da ištem zaklinjući tebe,
zemlju I Presvetu Bogorodicu
da mi doletiš na krilima andjela svijetloga.
Tada ću prosijati I zalepršati krilima
najživorodnije rodjen u tvome oku punom mene i
Vajaću ti lice ljubavnim stihovima, srodna dušo moja.
Kada dodje taj dan,
Svi minuli dani sliće se
U njega I zapjevaće o
Nama devetom simfonijom
U silnom zanosu
nebo I zemlja srodna dušo moja !
DUE POESIE DI ILJIA BALTA
TRADOTTE DA PAOLO MARIA ROCCO
Ilija Balta è nato a Zenica, in Bosnia-Herzegovina, e attualmente vive a Zara con la sua famiglia. È architetto (laureato nell’Università di Sarajevo) e poeta. Sue poesie sono state presentate durante il Festival internazionale letterario “Pero Živodrag Živković”, a Zenica, nel Settembre 2019, in quanto Finalista, in presenza dell’Ambasciatore d’Italia in BiH, Dott. Nicola Minasi. A Zara alcune sue poesie sono in mostra presso il “Bistrot francese”; ha partecipato a diversi reading di poesia tra cui “Le parole prima di tutto”, a Zara, organizzato dalla poetessa Lidija Puđak dall’Associazione Creatività Letteraria.
LA REGINA KATARINA
Sei stata via per tanti anni
ma i tuoi movimenti si avvertono ancora
nella nostra casa
i tuoi passi nel cortile
il profumo del caffè bianco la mattina
e la dolcezza delle ciambelle
e il tuo desiderio e la tua fatica di star bene.
L’urgenza dei preparativi
prima delle feste sante.
E il sorriso al loro arrivo.
Sei stata via per secoli
ma è percettibile il tuo spirito
ancora nelle valli della Bosnia
Il tuo nome nei libri
La tua bontà nelle persone
La tenacia della speranza
E l’arte di donare conoscenze.
La perseveranza nella speranza
e nella fede.
La perseveranza nella Bosnia
Nema te godinama
ali se još osjete tvoji pokreti
našom kućom
tvoji koraci dvorištem
miris jutarne, bijele kafe
i slatkoća krofni
I želja i trud da budemo dobro.
Užurbanost spremanja
pred blagdane
Osmijeh kada bi stigli
Nema te stoljećima
ali se još osjeti tvoj duh
bosanskim dolinama
tvoje ime u knjigama
tvoja dobrota u ljudima.
I umijeće darivanja znanja.
Ustrajnost nadanja i
vjerovanja
Postojanost Bosne
BARBARA, PREVERT… I TI!
Želio bih o tebi napisati veliku pjesmu
Veliku kao što je Prévert napisao o Barbari
da svi znaju tvoje ime, da bude poznato,
da svi znaju kako hodaš ulicama našeg grada,
kao što je Barbara hodala ulicom Bresta.
Da pjesma o tebi bude u antologijama…
… ali ne mogu…
Ne mogu, jer u pjesmi u kojoj si ti
ne mogu spomenuti i rat
kao što ga Prévert pominie!
Nama je dosta rata i svih užasa
koje je donio! Dosta…
Ne mogu ni da te u toj pjesmi netko drugi grli.
Ni u pjesmi…
Jacques je mogao i to,
ali ja ne mogu.
Ne mogu čak ni da kisneš u mojoj pjesmi.
Želim te zaštiti i od kiše.
Bar u mojoj pjesmi!
U pjesmi mi onda ostaješ samo ti.
Meni dovoljno.
A onda pjesma neče biti niti slavna.
Niti za antologie.
Niti pišem veliku pjesmu…
BARBARA, PRÉVERT… E TU!
Vorrei scrivere una grande poesia su di te
grande proprio come Prévert ha scritto di Barbara
perché tutti conoscano il tuo nome, perché sia noto
perché tutti vedano il modo in cui cammini per le strade della nostra città
proprio come Barbara camminava per le strade di Brest.
Vorrei che una poesia si di te si trovasse nelle Antologie
Ma non posso
Non posso, perché nella poesia in cui ci sei tu
non posso scrivere di guerra
come ne parlava Prévert!
Non vogliamo più la guerra e le brutalità
ch’essa ha elargito! Basta…
Neppure voglio, nella mia poesia, che altri ti abbraccino
Neanche in una poesia…
Jaques poteva farlo
Non io.
Non voglio che ti bagni sotto la pioggia nella mia poesia.
Voglio proteggerti dalla pioggia
Almeno nella mia poesia!
Nella mia poesia, vedi, ci sei solo tu.
E a me basta.
Anche se, infine, non diventerà famosa la mia poesia.
E non si leggerà in un’antologia.
Io non voglio scrivere una grande poesia.
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TRE POESIE DI EMILIJA CEROVIĆ LA JEUNE
TRADOTTE DA PAOLO MARIA ROCCO
(Tratte da: “Passsion des Roches” – Belgrado 2015 – Ed. Milorad Sredojević)
Emilija Cerović la Jeune è serba, nativa di Belgrado. È drammaturga, scrittrice, traduttrice e storica dell’Arte. Ha pubblicato molti libri di poesie, saggi di critica letteraria e teatrale, e traduzioni dall’inglese, dal francese e dall’italiano, tra cui: Bibliography of the Papers published in the Review Scena (1965-1981), Novi sad 1982; Selfportraits of the Nineteenth Century serbian Painters, Serbian Academy of Sciences and arts, Belgrado 1993; Le Contes de Blagoje, Ed. Nolit, Belgrado 2000; L’ombre de la flamme, Ed. L’Harmattan, Parigi 2009; La Passion des Roches, Svecanik, Belgrado 2015. Ha partecipato a numerosi Congressi scientifici e Convegni letterari nella ex Jugoslavia e in altri Stati europei, tra cui: “Cinquième Congrès International des elude du Sud/Est Européen”; “La Poésie ivre d’oralité”, Parigi; “Le premier festival International de la poésie-Poètes à Paris”, ecc. Sue poesie scelte e saggi sono tradotti in inglese, francese, ungherese e ucraino.
LES YEUX
Kosovo
Sur le cimes des anciens arbres le chant muet des oiseaux d’autrefois
Sur les places d’autrefois le tumulte d’anciens passants
Sur d’anciens chemins le tintement imperceptible des pas d’autrefois
Seuls le yeux, le yeux des enfants parmi le ruines
Dans les anciennes cuisines l’odeur du lait tiède d’autrefois
Dans le jardins d’autrefois les couleurs d’anciennes fleurs
Dans l’ancienne quietude du matin dominical le son du clocher d’autrefois
Seuls le yeux, le yeux des enfants parmi le ruines
Parmi le murs d’anciennes maisons le ballons et les poupées d’autrefois
Parmi les ombres des branches d’autrefois l’errance d’anciennes balançoires
Parmi les ancien jeux les clameurs aphones de joies d’autrefois
Seuls le yeux, le yeux des enfants parmi le ruines
Sur d’anciens livres le savoirs d’autrefois
Sur le cahiers d’autrefois d’anciens rêves
Sur d’anciens bréviaires le prières d’autrefois
Seuls le yeux, le yeux des enfants parmi le ruines
Derrière la lumière sur le fresques brûles
Derrière les barbelées – garantie du droit de vivre
Derriè la réalité non lavée par les rêves
Seuls le yeux, le yeux des enfants parmi le ruines
Gli Occhi
Kosovo
Sulle cime di alberi secolari il muto canto di uccelli antichi
Sopra i luoghi di una volta lo scompiglio di vecchi passanti
Su antichi sentieri l’impercettibile vibrare dei passi di un tempo
Solo gli occhi, gli occhi dei bambini tra le rovine
Nelle vecchie cucine l’odore del vecchio latte caldo
Nei giardini di una volta i colori di fiori antichi
Nella vecchia quiete della domenica mattina il suono di un antico campanile
Solo gli occhi, gli occhi dei bambini tra le rovine
Tra le mura di vecchie case palloncini e bambole di un tempo
Tra le ombre dei rami del passato il ciondolare di vecchie altalene
Tra i vecchi giochi il muto clamore delle gioie di una volta
Solo gli occhi, gli occhi dei bambini tra le rovine
Sui libri antichi la conoscenza del passato
Sui quaderni di una volta vecchi sogni
Sugli antichi breviari, le preghiere di un tempo
Solo gli occhi, gli occhi dei bambini tra le rovine
Dietro la luce sugli affreschi bruciati
Dietro il filo spinato – garanzia del diritto alla vita
Dietro la realtà non lavata dai sogni
Solo gli occhi, gli occhi dei bambini, tra le rovine
passé sous silence
Non
il n’était pas la guerre
mais
l’éclat noir
sur le jeu des oiseaux tardés
le cerne des ténèbres
dans le ciel blessé de parjure
l’assaut du taureau foudroyant
dans le champs ou en enfant joue
avec le humbles gouttes de rosée
brillant sur les pétales
pendant l’arc-en-ciel sépare
la semence et sa fleur
L’orage ciselait
la pierre blanche
sous la pluie sanglante de nuit
le son de cor scindait
le chant des anges
dont paroles éparses
flottaient sul le tiède de
mémoires
Le voyage en arrière
jusqu’au seuil de seuil
Non
il n’était pas la guerre
mais
l’instant de l’orage
passé sous silence
l’intervalle
où
on trafique sa propre ombre
l’heure d’amour entre
le foudre et la roche
l’entretemps
au-dessus de la vallée sacrée
où le devenir plante
l’antique grenadier
pour nourrir le reve nu de l’enfant
jouant dans le champs
parmi les fleurs et leurs semences
ignorato
No
non era una guerra
ma
nero splendore
sugli svolazzi di uccelli tardivi
L’anello dell’oscurità
nel cielo ferito dello spergiuro
era l’assalto del toro tonante
nel campo sul quale gioca un bambino
con le umili gocce di rugiada
splendente sui petali
mentre l’arcobaleno separa
il seme dal suo fiore
La tempesta ha cesellato
la pietra bianca
sotto la pioggia notturna insanguinata
il suono del corno ha spezzato
il canto degli angeli
di cui parole effuse
galleggiavano sulla debolezza
delle memorie
Il viaggio di ritorno
fin sul ciglio della soglia
No
non era una guerra
ma
il momento della tempesta
ignorato
l’intervallo
nel quale
si sbattaglia con la propria ombra
era l’ora dell’amore
tra fulmine e roccia
era il vuoto tempo
sopra la valle sacra
nella quale diventare pianta
l’albero antico delle granate
per nutrire il nudo sogno del bambino
che gioca sul campo
tra i fiori e i loro semi
Sauvages et un peu folles
Sauvages et un peu folles
elles poussent
entre les pavés râpés,
parmi les décombres
elles se lèvent vers les ciuex
leurs silhouettes luisantes
comme des sabres
dorée
dans le mot retrouvé,
au-dessus des hordes d’images,
au coeur des paroles blessée
par l’indifférence de nos aubes
nuées
aux fruits d’éveil
par les fils de lumière violâtre
assidues
elles réconfortent l’éclair
captive dans la cage de lumière
dociles
elles protègent
le corps de l’insoumis
Je les aime
ces herbes impatientes
qui n’attendent plus
le printemps promis,
mais font le printemps
au-dessus de l’horizon glacé
Selvagge e un po’ folli
Selvagge e un po’ folli
crescono
sull’acciottolato butterato,
tra le macerie
spingono verso il cielo
le loro sagome luccicanti
come sciabole
d’oro
nella parola ritrovata,
sopra orde di immagini,
nel cuore del linguaggio ferito
dall’indifferenza delle nostre albe
nuvole
cariche di eccitazione
in filamenti di luce violetta
assidue
confortano la saetta
prigioniera nella gabbia della luce
docili
proteggono
il corpo del ribelle
Mi piacciono
quest’erbe impazienti
che non stanno aspettando
la primavera promessa
ma fanno la primavera
sopra l’orizzonte di ghiaccio
Testi selezionati e tradotti da:
Paolo M. Rocco
Via 4 Novembre 33 – 61032 Fano (PU)
cell.: 3401766143
mail: paolomariarocco@yahoo.it
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