Patrice Avella – “Borsalino” di Jacques Deray. Da Rocco a… Siffredi!

Dalla A di amicizia alla B di Borsalino

Borsalino è un film del 1970, diretto da Jacques Deray. Si è classificato al 7º posto posto tra i primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica italiana 19701971. Nel 1974, come tanti film che avevano avuto un successo notevole nelle sale di cinema, ci fu un sequel; non un Borsalino 2 il ritorno come i film americani stile Rocky, ma col titolo Borsalino and Co, purtroppo un lavoro modesto e di minor successo. In Borsalino gli attori principali erano Jean Paul Belmondo e Alain Delon, oltre alle femme fatale si registravano tanti camei di caratteristi italiani del cinema anni 70, una grande presenza di belle donne: Catherine Rouvel, Nicole Calfan, Corinne Marchand, Hélène Remy e l’im

mancabile Mireille Darc, moglie di Alain Delon che era produttore del film. Questo fatto va sottolineato, perché ha creato molti problemi durante la produzione del film, soprattutto perché – con la sua arroganza abituale – Alain Delon creò molta animosità sul set tra lui e gli altri attori. Soprattutto mise in grande pericolo l’amicizia tra lui e l’altro protagonista del film, il famoso Jean-Paul Belmondo, sul modo di girare le scene che vedevano sempre in primo piano Alain Delon, mentre quest’ultimo era relegato al ruolo di comparsa.

 

 

Persino nella locandina si vedeva il mitico Alain Delon da solo, senza Belmondo. Dopo questo film è servito un po’ di tempo per recuperare un’amicizia vera sul set cinematografico, grazie a tanti amici comuni come intermediari. La storia dei due attori ricalca il tema del film, girato dal regista Deray, che ha ambientato a Marsiglia il racconto della distruzione delle ambizioni di due gangster meridionali dell’esagono francese. In questa avventura la coppia di caïd marsigliesi è sbiadita. Sembra che anche nell’ambiente del cinema, come nella malavita, la sete di potere rischia di prevalere sulle amicizie. Prima o poi si è destinati a essere rimpiazzati.

Il tema del film :

A Marsiglia nel 1930, due giovani malviventi, compagni di avventure che condividono l’amore per la bella Lola (Catherine Rouvel), Rocco Siffredi (Alain Delon) e François Capella (Jean-Paul Belmondo), dopo anni di gavetta, diventano scafati boss della malavita locale. Cinici ma ben disposti anche a godersi la vita, dovranno affrontare le dure reazioni degli altri clan… La città è dominata da due gangster, Poli e Marello, i quali controllano l’uno il mercato delle carni, l’altro le bische e i locali notturni. Conquistata una relativa agiatezza, assicurandosi una discreta percentuale su tutto lo smercio del pesce, Rocco e François decidono di dare la scalata all’impero di Poli e Marello prima di essere vinto da altri malavitosi italiani. I due resistono però a un certo punto François, Belmondo, decide di andarsene da Marsiglia e lasciare campo libero a Rocco, Delon, prima che la loro amicizia vada a finire male per troppa sete di potere o per questioni d’amore. Ma appena François lascia la villa dove stavano tenendo una festa  viene colpito a morte e perirà tra le braccia di Roco subito accorso. François morto, Rocco fuggirà in America con Lola.

Paragone tra romanzo e sceneggiatura:

La sceneggiatura era stata tratta da un romanzo di Eugène Saccomano, Banditi a Marsiglia. Era ispirata a una storia vera della malavita marsigliese. Anche se la ricostruzione d’epoca è piuttosto approssimativa, i due protagonisti sono modellati sui caratteri di Paul Carbone e François Spirito, veri malavitosi nella Marsiglia degli anni Trenta. Delon veste i panni del duro che non deve chiedere mai, Belmondo è il compagno più gigione che fa la comparsa e sfida la sorte a sue spese. Il romanzo mette in evidenza soprattutto la grande amicizia che nasce tra i boss, pur se entrambi amano la stessa donna, Lola (Catherine Rouvel), che era stata la donna di Paul (Delon nel ruolo di Rocco), per poi mettersi con François (Belmondo nel ruolo di Capella), quando Rocco Siffredi era finito in galera. Il libro vuole ricreare l’ambiente malavitoso di Marsiglia negli anni tra le due guerre mondiali con i traffici portuali della metropoli. Gli sceneggiatori, da Claude Sautet e Jean-Claude Carrière, cercheranno di adattarlo soprattutto all’immagine e al ruolo di protagonista dell’attore-produttore Alain Delon in un inamidato gangster movie che cerca di rinverdire i fasti di uno dei generi cardine del cinema classico. Claude Sautet è diventato uno dei più popolari registi francesi di film d’azione dove l’amicizia e i sentimenti sono sempre presenti. In Italia aveva collaborato scrivendo copioni con Ennio Flaiano. Negli ultimi anni della sua carriera ha realizzato pellicole giudicate con entusiasmo unanime dalla critica e dal pubblico: Qualche giorno con me (1988) con Daniel Auteuil e Sandrine Bonnaire, Un cuore in inverno (1992) con Emmanuelle Béart e lo stesso Auteuil e Nelly e Monsieur Arnaud (1995), con Michel Serrault e ancora la Béart. Jean-Claude Carrière è stato uno famoso sceneggiatore durante la sua lunga carriera e tanti famosi film hanno avuto un gran successo in Francia e all’estero come f ilm storici negli anni ottanta e novanta: Danton, Valmont, Pierrot le Fou, Cyrano di Bergerac…

La critica del film e della colonna sonora:

È chiaramente un film francese, con tutte le particolarità del cinema francese di introspezione, con la riflessione sull’amicizia e sulla solitudine, infatti riesce facilmente a passare da una battuta facile o una scena violenta simile ai poliziotteschi degli anni settanta, rispettando la tradizione del grande cinema americano: Bonny and Clyde o ancora Butch Cassidy and the Kid. Borsalino non è certo un capolavoro ma un piacevole gangster movie che ricorda i vecchi noir. Ma l’ambiente dentro il set si vede anche sullo schermo, l’antagonismo tra i due protagonisti, Delon e Belmondo, non sempre a loro agio nei passaggi dal tono farsesco a quello tragico, non consente al pubblico di farsi convincere dai personaggi, malgrado una regia abile e dinamica di Deray, specialista di film polizieschi francesi ma anche con forte connotazione psicologica, che aveva già girato tanti film con Alain Delon come il dramma psicologico La piscina con Romy Scheider, o polar come Flic Story, ispirato all’inchiesta dello scrittore Roger Borniche sul gangster Emile Buisson in Francia, o con l’attore Lino Ventura, un polar kafkaiano o con Charlotte Rampling, un film nero affascinante come Non si muore due volte.

Per il film Borsalino, dopo la regia de Deray, si ricorda soprattutto la favolosa colonna sonora firmata dal jazzman Claude Bolling. Il tema musicale sembra essere stato creato apposta per il film, tanto si identifica bene nell’ambiente degli anni trenta dove si svolge la trama della storia. Ma non era così, non era stata composta per il film e neanche per il cinema. Il compositore aveva creato quel brano musicale per una pubblicità. Quando Alain Delon chiese le musiche per il suo film Borsalino, Claude Bolling propose quei pezzi già pronti che piacquero subito all’attore-produttore. Dopo il successo del film, con l’autore Jean Dupré, insieme crearono i testi di una canzone con il tema del film.

Una curiosità comica tratta dal film:

Il celebre attore porno italiano Rocco Antonio Tano sceglierà il suo nome d’arte omaggiando il personaggio interpretato da Delon. Quest’ultimo, infuriato dal successo e dalla notorietà del nostro divo del porno, intentò una lunga causa all’attore per far togliere il suo nome d’arte dai titoli, ma perse la lite giudiziaria e dovette rassegnarsi. Non è dato sapere che cosa infastidisse tanto Delon nell’uso improprio del nome di un suo personaggio, forse il fatto che venisse usato per interpretare pellicole non certo mitiche. Forse temeva per il suo record di seduttore e pensava che l’attore porno lo sovrastasse nel suo letto di scena? Forse pensava alla perdita della sua etica morale e artistica? La domanda resta senza risposta malgrado tanti processi e molto tempo sprecato per l’idea morale di conservare integro il nome di Rocco Siffredi nella mente degli appassionati del cinema francese e italiano.

(Patrice Avella)