Patrice Avella - Cena  &  cinema - Il ritorno della tradizione culinaria nel quartiere Halles di Parigi

Patrice Avella – Cena  &  cinema – Il ritorno della tradizione culinaria nel quartiere Halles di Parigi

Tratto dal libro “PREVERT, L’AMOUR & PARIS”

di Patrice Avella – Edizione Il Foglio Letterario – 2019

Jacques Prévert non amava vivere di nostalgia ma neanche prevedere della sua vita futura. E quando si parlava di futuro per lui era soltanto l’anno dopo. Voleva vivere alla giornata. Col successo, soldi o meno. Ma sopratutto con amici intorno a lui e la fortuna di fare tante passeggiate nei quartieri della sua città preferita: Paris e la sua Tour Eiffel. Prévert si è messo tardi a scrivere dopo aver vissuto tante esperienze personali, amori, delusioni, incontri.

A Jacques Prévert piaceva andare a cena con gli amici e festeggiare la notte, scrivendo le sue emozioni del momento. Così a notte fonda, in Francia, dopo una serata tra amici o una cena da festa come quella di un matrimonio o di capodanno, non stupitevi troppo se vi sarà servita una zuppa di cipolle! Non spaghetti, lenticchie o la pizza delle due del mattino…

Sembra che l’usanza provenga da una famosa zuppa di post sbornia per gli amanti della vita notturna parigina sempre in uso nei quartieri parigini e delle sue famose “Brasseries”. La zuppa di cipolle è presente da molto tempo nel repertorio culinario francese e può essere fatta risalire nel Quattordicesimo secolo dal libro di cucinaViandier, che fa riferimento a sottili fettine di cipolla spennellate nel burro e guarnite con acqua everjus.Oggi, José Dofour, manager della famosa Brasserie parigina “Le Pied de Cochon”, racconta così le zuppe dei poveri: “Si trattava di zuppe semplici, a base di cipolla, carne jus, brodo e pane; la zuppa di cipolle è davvero

 in giro da tantissimo tempo. All’epoca, poi, era davvero economica e popolare come laPoule au pot, la gallina in brodo del Re Enrico IV o i noti Pieds de cochon, i piedi di maiali del Mercato centrale parigino. La zuppa di cipolla ha raggiunto la fama di cui gode ora, principalmente grazie all’aggiunta di un altro elemento chiave: la gratinatura che ha trasformato la zuppa di cipolle dei poveri nel piatto che ora è globalmente riconosciuto come la Gratinée des Halles, e che inizialmente divenne la colazione dei “forzuti de Les Halles,” così chiamati per la forza fisica richiesta per il loro lavoro”.

Il Sommelier Enrico ci consiglia per l’abbinamento un vino che resta con la tradizione francese delle Brasserie con il famoso Beaujolais Nouveau. Un vino giovane, fresco, fruttato, che conserva il rustico del Côte du Rhône, un vino che si beve nel bicchiere “le ballon” nei bar dei quartieri popolari francesi in autunno ogni anno.

RECENSIONE DEL FILM: Il Porto delle Nebbie.

Prima di andare alla Brasserie di Parigi per cena, si deve andare al cinema del quartiere per vedere un vecchio film girato negli anni 30 in Francia, ma con lo scenario moderno dell’epoca di Jacques Prévert e con i due grandi attori francesi mitici : Jean Gabin et Michèle Morgan.

IL RITORNO A PARIGI DEL LEGIONARIO

Questo film mitico è diventato una tappa nella storia del realismo poetico francese degli anni Trenta. Ha anche conosciuto un grande successo all’estero e in Italia venne premiato alla Mostra di Venezia del 1938, anche se fu proiettato in versione ridotta. Si dovrà aspettare il 1959 per vedere la versione integrale. È veramente in questa opera, Il porto delle nebbie che si delinea la poetica della sceneggiatura di Jacques Prévert. Ispirata a un romanzo di Pierre Mac Orlan, nella narrazione si ritrova la personalità di Prévert nel personaggio principale, schivo e solitario, all’apparenza burbero ma dotato di buon cuore e portato ad aiutare gli oppressi come lui. Perfetto Jean Gabin in questo ruolo che riesce con poche espressioni a rendere credibile le emozioni di un uomo tormentato nell’atmosfera nebbiosa dei porti in un vero chiaroscuro neorealista. Il protagonista vive un amore impossibile che culminerà in un finale da tragedia greca. Una trama che si snocciola lungo una pellicola come un film noir americano alla moda dell’epoca: Jean (Jean Gabin), disertore della legione straniera, conosce una ragazza (Michèle Morgan) nel porto di Le Havre. S’innamora di lei, ma quest’ultima è già la protetta di un pericoloso gangster: Jean lo ucciderà, segnando così il proprio destino. Si può elogiare la fotografia notturna di Eugen Schüfftan, Nel comparto tecnico, una menzione va anche alla malinconica scenografia di Alexandre Trauner e alle sinuose musiche di Maurice Jaubert.

Patrice Avella