Patrizio Avella – Manetti Bros,”Il Neo-Melodico” al cinema
Intervista in Francia realizzata da Patrice AVELLA
Festival del film Italiano – ANNECY- Ottobre 2017
Sotto il label «Manetti Bros» si nascondono ironicamente i due fratelli Manetti: i Manetti Brother’s. Marco e Antonio sono romani dè Roma, quarantenni, nati rispettivamente il 15 gennaio 1968 e il 16 settembre 1970. Studiano entrambi sceneggiatura, il primo con Ettore Scola, Age e Scarpelli, il secondo con Robert McKee, Si possono definire veri geni del cinema di genere come lo sono stati ai loro tempi i Marx Brothers o i Fratelli Taviani. Svolgono una produzione estrosa e originale, adatta a tutti i formati, dal corto all’episodio, dalla tivù al lungometraggio, dal videoclip al documentario. I loro più grandi successi sono del tutto diversi, basti pensare alla serie televisiva Rai, L’ispettore Coliandro, sceneggiata dal personaggio ideato da Carlo Lucarelli con Giampaolo Morelli, che non ha niente a che vedere con Il commissario Rex. Per il cinema, la loro celebrità è iniziata con Song ‘e Napule (2013), confermata dall’uscita nelle sale italiane dell’ultima opera – Ammore e Malavita – che ha inaugurato il Festival del Film Italiano di Annecy (2017), in Francia, dove ero presente in veste di giornalista per la rivista di Parigi La VOCE, il magazine degli Italiani in Francia. Per la Première in Europa, dopo la Mostra di Venezia, ho potuto incontrare i due fratelli e intrattenermi con loro in un ambiente culturale e conviviale.
Napoli, la bella città partenopea, ha una notevole presenza nelle vostre opere cinematografiche?
Sì, è vero, questo è il secondo film che giriamo a Napoli, dopo Song’e Napule, ma non abbiamo voluto descrivere una città senza speranza e priva di avvenire per la sua popolazione. L’abbiamo presentato anche alla Mostra di Venezia, nell’estate 2017, dove c’erano anche altri due film che parlavano di Napoli ma in modo diverso. Per esempio abbiamo visto Gatta Cenerentola, un film a disegni animati molto artistico. Napoli è così esuberante, è un crogiolo di emozioni forti, certe sono negative, ma molte altre sono positive. Per noi è soprattutto una capitale della cultura. Purtroppo Napoli è nota per altri motivi, ma da un punto di vista teatrale, musicale, architettonico o cinematografico, è una città straordinaria.
Potremmo paragonare Napoli al famoso piatto italiano degli spaghetti all’arrabbiata?
Ah! Ah! Si puo dire che si tratta di un altro thriller musicale col sugo all’arrabbiata, una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole. Abbiamo cercato di mettere tante scene di azione criminale che si possono paragonare ai film americani sulla mafia o la camorra, visto che parliamo di Napoli. La prima scena del film si svolge nello stesso quartiere di Gomorra, le Vele di Scampia. Invece di far paura alle persone, un tour-operator ne approffita per portare i turisti in visita, come se fosse un monumento storico e un classico della cultura partenopea. La seconda scena della morte del boss Don Vincenzo e i funerali nella chiesa di Santa Maria del Rione Sanità riprende un po’ la sceneggiatura di un film di James Bond: L’uomo che visse due volte.
Le vostre opere vengono definite come un nuovo genere. Dopo il Neorealismo, il Neomelodico? Una nuova forma di Commedia all’Italiana?
Abbiamo creato un nuovo genere con questi road movie all’italiana, sulla scia delle storie d’amore classiche, stile scenette napoletane, chiamata sceneggiate, ma con coreografie e parti musicali del tutto anarchiche, per conferire un effetto comico più forte. Forse la nostra esperienza nelle realizzazione di videoclip e di parodie sugli ospiti del programma televisivo di Italia 1 di Serena Dandini (Teatro 18) che ci ha ispirato quel genere. Le versione di Franco Ricciardi del film O motoscafo di Pino Mauri, è stata per noi grande fonte di ispirazione. Franco è stato uno dei personaggi principali del film.
Ci sono veramente delle belle canzone in questo film, avete ripreso delle vere melodie o sono creazioni originali, ideate per la vostra sceneggiatura?
I pezzi musicali presenti nel film sono di Pivio e Aldo De Scalzi, su testi di Nelson Garofalo, che ha mixato la tradizione napoletana con ritmi afroamericani, ma anche rap e neomelodico, funk e sceneggiata, in una divertente commedia di passioni e tradimenti. Ricordiamo soprattutto L’amore ritrovato, un adattamento molto romantico e singolare della canzone What A Feeling, tratta da Flashdance (composta da Giorgio Moroder). Inoltre ci siamo ispirati a Grease per l’equilibrio tra musica e dialoghi.
Ho ritrovato nel film tanti attori che compaiono nelle vostre serie televisive, soprattutto il protagonista de L’ispettore Coliandro, interpretato da uno dei vostri attori-feticcio, Giampaolo Morelli. Siete cosi fedeli nei vostri cast?
Carlo Buccirosso fa ridere gli spettatori ogni volta che apre la bocca, proprio come Giampaolo Morelli ricorda con ironia 007, senza dimenticare la parte romantica, creata con la complicità di Serena Rossi, che era davvero incinta quando è stato girato il film. Per un attore non è gratificante fare sempre lo stesso personaggio, anche se Coliandro per me è importante, mi sento in parte autore, è raro creare un personaggio che rimanga così a lungo. Ultimamente nel cinema e nella televisione non vedo personaggi che restano, l’ultimo che mi viene in mente è Montalbano. Mi sembra tutto usa e getta.
Mi sorprende che questa fiction non vienga presa in grande considerazione dalla Rai che la produce…
Una parte della Rai tifa per questo progetto, per esempio il direttore di RaiDue spinge per averlo, ma purtroppo in Rai non esiste una mente unica, abbiamo chi decide il palinsesto, chi la produzione, chi dirige la rete…
Se si chiudono le porte per la fiction in Rai si potrebbero aprire le porte del cinema? Ho intervistato Carlo Lucarelli durante la Fiera del Libro di Firenze. Lui aveva in mente questo progetto. Voi che cosa ne pensate?
Non si sa mai. Credo che prima o poi un suo spazio cinematografico questa serie lo troverà. Lucarelli ha sempre pensato che sarebbe stato bello portare Coliandro sul grande schermo, ma non ha mai trovato il soggetto giusto. Per questo si è rivolto agli spettatori, per ascoltare le loro storie sperando che ci sia quella buona. Noi ci associamo alla sua richiesta. Se qualche soggetto ci illuminasse davvero, saremmo felici di svilupparlo insieme.L’autore del soggetto selezionato potrà frequentare gratuitamente l’area di fiction della Bottega e, da gennaio a dicembre, lavorerà a fianco della troupe di Coliandro per sviluppare il lavoro in una vera e propria sceneggiatura.
In definitiva, visto che il pubblico lo ama, perché non affidare al pubblico la stesura del soggetto del film? L’ispettore Coliandro punta al grande schermo. E chiede aiuto: il soggetto del film sarà scelto con un concorso indetto dalla Bottega Finzioni di Bologna, il laboratorio di narrazione aperto da Carlo Lucarelli, padre di Coliandro, insieme agli scrittori e sceneggiatori Giampiero Rigosi – che ha curato le sceneggiature della fiction – e Michele Cogo. Allora, amici scrittrici e amici scrittori delle Edizioni Il Foglio Letterario, datevi da fare, scrivete tanti romanzi gialli per proporre i vostri Polar ai Manetti Bros! Forza!
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