Vincenzo Trama - La casa delle orfane bianche - di Fiammetta Palpati

Vincenzo Trama – La casa delle orfane bianche – di Fiammetta Palpati

Fiammetta Palpati

La casa delle orfane bianche

Laurana editore – 366 pagine – Euro 19

Link diretto al libro

Laurana nel tempo ha acquisito una solidità considerevole, merito di un catalogo di tutto rispetto, in particolare per la produzione della collana di narrativa contemporanea, Rimmel, che è attiva dal 2010 e vanta tra i suoi titoli autori di un certo calibro come Vaccari, Garlaschelli e Grugni. È innegabile però che con la collana Fremen, diretta da Giulio Mozzi, sia salita agli onori delle cronache per la pubblicazione di titoli che hanno saputo mordere nella carne viva il panorama letterario dell’ultimo periodo; Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, si è fregiato nel 2023 il titolo di Libro dell’anno per Fahrenheit, questo nonostante la mole (824 pagine!) e la trama (originale a dir poco!). L’attenzione suscitata è alimentata anche da La casa delle orfane bianche, sesta uscita della collana, che mantiene inalterata la corposità del predecessore e uno sviluppo altrettanto particolare della storia narrata, per quanto qui si respiri un’aria cupa e quasi asfissiante rispetto al giocoso lavoro di Griffi, un road movie ante litteram in cui tutto si concretizza nel fuori, al contrario di quanto accade invece nel romanzo della Palpati, un’oscura traversata nei pertugi più bui dei dentro dei veri personaggi.

Siamo ad Amelia, sulle colline umbre, un non luogo dove le persone non sono altro che mugugni, rituali perpetui e finestre chiuse. Ci troviamo come spinti di spalle all’interno della grande casa di una delle tre donne di mezza età, così ce le presenta l’autrice, che decidono di sperimentare la coabitazione con le rispettive anziane madri; il motivo è da ricercare in parte nell’abbattimento dei costi di gestione nelle strutture sanitarie e in parte nel tentativo di alleviare inquietudini varie che ognuna delle protagoniste manifesterà nel corso del romanzo, in maniera più o meno marcata. Cominceranno però quasi subito a presentarsi le prime crepe: le idiosincrasie alla vita emergono come rughe sui volti delle anziani madri, che si ostinano a non stare sullo sfondo, nonostante un curioso cambio di figlie che avrebbe dovuto aiutare proprio loro, Natàlia, Lucia e Germana, a trovarsi almeno un poco, o comunque a non annegare in quella piena ostinata di rimpianti e scelte patite. Ed è invece nel silenzio che tutto ingoia della casa che le tre donne, sperimentata la propria inadeguatezza, individueranno un appiglio di redenzione nella figura di una suora ambigua, maleodorante e priva di senno; e sarà proprio lei a offrire, in una sorta di delirante profezia, lo spettro di una riconciliazione con le loro stesse identità. 

La casa delle orfane bianche è un libro che viaggia per immagini grazie alle istantanee che l’autrice scatta dentro la storia come polaroid di inchiostro; gli arredi, gli stati d’animo, i rimandi al passato violento di Felicita, al dolore filiale di Germana, persino i vagabondaggi di Laica, il cane che sembra abitare quella casa da sempre, e comunque prima delle tre donne. La prosa è quasi teatrale, sorretta da dialoghi ficcanti che non lasciano mai spazio all’immaginazione: è tutto sotto ai nostri occhi, dall’afflizione dei personaggi alle operazioni di pulizia della papera (che è tra le pagine più grottesche dell’intero libro, dove non si capisce bene se ridere o vomitare. O entrambi). 

Il tutto è permeato da un sottile ma persistente filo di ironia, a partire da quell’intervallo – immaginario, pure quello, fino a un certo punto – che spezza solo in apparenza il ritmo della narrazione; è uno schernirsi, un invito a non prendersi troppo sul serio, che la vita lo fa già da sé.

Un romanzo suggestivo, fortemente corale, che manifesta per contrappasso il senso stesso della solitudine: per quanto si siano strette tra di loro, le orfane scoprono di essere tali proprio quando decidono di unire le forze. Ed è nel ridicolo, nel riso osceno, che si svela il disincanto della narrazione: come dietro a un foyer, fumando una sigaretta prima che lo spettacolo riprenda. Sempre che riprenda.  

Vincenzo Trama