Vincenzo Trama legge “Nowa Huta, La città ideale” di Luca Palmarini

Luca Palmarini

Nowa Huta, La città ideale

Attyka Edizioni – 186 pagine – 80,00 zł

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Luca Palmarini è un collaboratore e amico del Foglio Letterario sin dai primi numeri. La sua rubrica, “Pianeta Est”, è stata sin da subito una delle nostre favorite; l’amore che Luca mostra per una realtà solo in apparenza marginale come la cultura polacca è per certi versi simile a quello che noi abbiamo in relazione all’editoria indipendente. Di nicchia sì, ma nobile e con dignità a pacchi. Altrimenti non campi per 20 anni, fra Mozzi, scazzi e Covid.

In più di un’occasione Luca ci ha guidato nell’ Est Europa attraverso itinerari culturali di spessore, anche se mai pesanti quanto pensanti. È il caso di Ostrava e Brno, città della Repubblica Ceca, di cui potete leggere QUI e QUI; ciò che l’accomuna, aldilà della nazione di appartenenza, è l’accortezza con cui Luca ne tratteggia i contorni storici e culturali, indicando vie e piazze con dovizia di particolari ed aneddoti personali che arricchiscono quello che altrimenti sarebbe solo un freddo reportage turistico. A caratterizzare in effetti la ricerca di Luca è quella particolare lente emozionale con cui guarda e restituisce al lettore l’immagine di realtà che difficilmente riusciremmo a cogliere da soli. È in quest’ottica che mi sono accostato al suo Nowa Huta, La città ideale, edita da Attyka Edizioni. Non voglio analizzare criticamente il suo operato, non ne ho né i mezzi né le conoscenze: mi limito solo a ribadire che Luca ci parla per l’ennesima volta di una “microrealtà” con passione e competenza, facendoci godere di un luogo suggestivo che forse non avremmo mai pensato di visitare prima del suo libro. Cos’è, anzitutto, Nowa Huta? È il luogo per eccellenza dell’utopia, visto che sorse nel 1949 come polo industriale in cui gli operai delle acciaierie che la abitavano avrebbero avuto il grato compito di realizzare il sogno socialista; ne è l’emblema la statua di Lenin che capeggia a imperituro monito di un regime che voleva il trionfo della classe operaia difatto assoggettandola. A controprova di ciò la città senza Dio diventa nel giro di qualche anno il simbolo di una lotta per la libertà di scelta, anche quella religiosa. Saranno i suoi stessi abitanti a chiedere a gran voce l’edificazione di una chiesa, e sarà lo stesso Karol Wojtyła a scendere in campo per consentire la realizzazione dell’Arka Pana, il primo tempio cattolico, oggi simbolo della città al pari della statua di Lenin. Le contraddizioni di un simile avamposto urbano sono molteplici e Luca le snocciola attraverso snodi che passano dalla complessa architettura (stili che si intrecciano raccontando epoche, suggestioni e ipotesi di futuro), alle arti in genere (dal premio Nobel Wisława Szymborska al mio caro e poco noto in Italia Sławomir Mrożek), citando un gran numero di fonti e di riferimenti, come spesso d’altronde fa con i suoi pezzi sul Foglio Letterario. Oggi Nowa Huta è un quartiere di Cracovia, spogliata del suo riverbero ribelle; rimane un’inconfondibile scia di sogno infranto, quasi un eco che i più attenti di voi potranno udire. E lo so che forse a Luca non piaceranno, ma a me, da amante delle sonorità marce, Nowa Huta fa venire in mente i Mgla (nebbia in polacco), band di punta del black metal polacco e mondiale. Con questo pezzo è come sentire il freddo dell’acciaio antico, le grida gutturali del cantiere, l’odore di benzina con i mezzi pesanti che si muovono alle prime ore del giorno. Poi ditemi voi, magari mi sbaglio. Buon viaggio.

Mgla – Excercises in Futility V

Vincenzo Trama