Vincenzo Trama – Riviste anni ’90 – L’altro spazio della nuova narrativa – di Piersandro Pallavicini
Piersandro Pallavicini
Riviste anni ’90 – L’altro spazio della nuova narrativa –
Fernandel – 155 pagine – Euro 10,33 (ai tempi L.20.000)
Sono anni ferocemente felici per le riviste. Grazie anche all’immenso lavoro di Ti ho rivista, rubrica delle riviste indipendenti, abbiamo a portata di click un florilegio di cartacei e non per tutti i palati: perlopiù vanno i racconti a tema – pardon, a call – ma spesso si lascia la briglia sciolta, confidando nei mezzi di penne sempre più raffinate, trasversali e poco, pochissime noiose. C’è pure il festival a Firenze, che attira un sacco di curiosi raffinati, trasversali e poco, pochissimo noiosi. Un tempo, invece, non era così; ci si ammazzava fra Pentium II che crashavano per l’ennesimo pop-up indesiderato nel tentativo di capire se sul forum del Maltese Ernesto Aloia aveva risposto al nostro insulto; peggio era l’attesa del nuovo numero di Inchiostro, che gli esordienti aspettavano sbavando davanti al settore riviste della Feltrinelli, col coltello in mano a squarciare l’infame involucro plastificato. O il collo dello sprovveduto commesso, in caso di mancanza del proprio nome nell’indice dei racconti pubblicati. Ne scrisse anche Morozzi, a suo tempo, in uno forse dei suoi primi lavori proprio su Fernandel. Di Inchiostro, dico, non di commessi assassinati da scrittori in erba. Non voglio fare il si stava meglio quando si stava peggio, ma solo invitare i nostri lettori a conoscere quel semino che oggi è diventato una foresta di baobab – ma noi ci teniamo a rimanere bonsai, sia chiaro – ; Piersandro Pallavicini, argutissimo autore nonché docente di chimica inorganica a Pavia, è stato uno dei più vivaci protagonisti della primissima scena, quella che fra ciclostile e uscite tardive in libreria ha colonizzato ben più di un fine settimana di imberbi studenti di Lettere col pallino cannibale nella stilografica. Sul finire del millennio pubblicò questa deliziosa indagine per Fernandel, storica casa editrice ravennate che ha curato gli esordi di Paolo Nori e del già citato Gianluca Morozzi, tanto per fare due nomi. Pallavicini non si limita semplicemente a inchiodarvi alla lettura con i prodromi di un fenomeno oggi al suo apice, ma vi cala dentro al periodo storico immaginandovi scrittori in erba; cosa state facendo nella prima e nella seconda metà degli anni ’90 se amate scrivere? A chi inviate i vostri abbozzi di narrativa? Come vi orientate senza la connettività compulsiva di oggi? Sembra un secolo fa, ma sono solo 30 miseri anni, ad essere larghi.
Tutta colpa di Tondelli, diceva un bel libro di Nicola Pezzoli per Kaos Edizioni, ma non solo. Pandiani, Culicchia, Brizzi, Matteo B. Bianchi e altri ancora vivacizzano quest’epoca spingendo le nuove generazioni a darsi sulla pagina, finendo quasi naturalmente a costituirsi nelle prime riviste che raccolgono sfide narrative nuove, improntate alla contaminazione e alla ibridazione con la cultura pop. Il bel saggio di Pallavicini entra poi nel vivo descrivendo ed aiutando ad orientare l’ipotetico lettore-scrittore in quella che è una vera e propria mappatura delle principali riviste dell’epoca; lo fa sollecitando i redattori di quattro di queste con 10 domande che mettono a nudo le progettualità editoriali. Inoltre, a corredo di ciò, stende delle schede di presentazione piuttosto dettagliate: tirature, prezzo, modalità di pubblicazione degli inediti; oggi, purtroppo, molte di queste non esistono più, estinte nel mare magnum di un’editoria con la memoria troppa corta. Qualche nome: Addictions, che annoverava tra le proprie fila di redazione proprio Pallavicini e che pubblicava anche libri di narrativa italiana fuori dai canoni – Stefano Massaron vi dice niente? – Ellin Selae, Babau e Il Paradiso degli orchi, che “aprirono” le danze nel 1991, Inchiostro del compianto Dalla Molle, la cui gestione qui viene aspramente criticata – a buona ragione, direi – ma a cui siamo in tanti romanticamente legati, Maltese Narrazioni, che attirò su di sé attenzioni anche sul web con il suo frequentatissimo forum, e poi tante altre, con la dicitura relative ai prezzi –esclusivamente in lire! – periodicità, peculiarità, pregi e difetti. Insomma, un lavoro non solo sostanzioso, ma onesto, che non cerca di distribuire consensi per compiacere amichetti editoriali e non. A corollario della panoramica, poi, una selezione di testi tratti dalle riviste, un corpus di otto racconti rappresentativi di ciò che di buono si poteva leggere negli anni ’90 se volevi capire che tipo di narrativa si stava pasturando dopo il Frusciante di Brizzi; Marzaduri, Aloia, Forni, Lubrano, fra i testi più in evidenza. Insomma, un bel libro che oggi difficilmente si potrebbe scrivere così; la friendship obbligata dei social imporrebbe di certo qualche stoccata in meno – a nessuno piace togliere amicizia, ma si fa – e che ci permette magari una domanda in più, che magari vi giro: oggi, allora, cosa ci racconta una rivista?
Vincenzo Trama
Commenti recenti