Vincenzo Trama – Uva-Una Vita Altrove – di Giovanni Capotombolo
Giovanni Capotombolo
UVA – Una Vita Altrove
Dalia Editore – 272 pagine – Euro 15
Eh, scrivendo un libro del genere con gente come noi si vince facile: attingere a piene mani dal sobbollire adolescenziale condendolo con tanta musica, perdipiù punk, è già abbastanza per convincerci. Ma se poi dentro ci metti anche la metamorfosi bastarda dei trenta, le contraddizioni della metropoli milanese e la percezione che l’amicizia sia come un crampo, che ti rimane dentro nonostante tu non te ne accorga, e che ti fa male proprio quando meno te l’aspetti, bè, allora hai fatto proprio centro.
UVA è il romanzo d’esordio di Giovanni Capitombolo ed è una bella fiammata: si percepisce che i ricordi bruciano dentro la penna dell’autore, scottandogli la prosa. La bio dell’autore d’altronde parla chiaro: se non è direttamente un testo autobiografico c’è da giurarci che dietro Reeko o Wally ci sia lui, o qualcuno che gli è entrato sotto pelle.
Una Vita Altrove è l’acronimo di UVA, ma è anche il cognome del personaggio principale del romanzo che, assieme ai due amici Reeko e Wally attraversa la tortuosa strada della vita senza mai dimenticarne le origini; nello specifico per i tre si tratta del punk, che è il collante che inizialmente li unisce nel progetto Giocattoli d’infanzia, nome che danno alla loro band, nata quasi per gioco – appunto – e poi però fulcro e fuoco sacro delle loro più significative esperienze. Ed è proprio nella prima parte, quella che va dall’adolescenza fino al momento traumatico della maturità, che il libro riesce a dare, secondo me, il meglio di sé: sarà che racconta il periodo in cui tutto è ancora possibile, o che veder Uva passare da promettente tennista a batterista punk è uno spasso, ma mi è successo in più di un’occasione di tornare sulle righe appena lette sbigottendo: una scrittura così sensibile ed emotiva mi è capitata raramente di trovarla in questi anni, parlando di questi temi. L’inadeguatezza poetica dei sedici anni è costruita perfettamente in una partitura in crescendo che termina con Bologna e il DAMS, e poi Milano, il lavoro, le cose ufficiali che arrivano e non ti accorgi nemmeno come: una famiglia, dei figli, la percezione del non ritorno.
Il romanzo scende giù come i gin lemon che i ragazzi ordinano nella discoteca a Londra, poco prima che esploda Smells Like Teen Spirit nelle casse a dirgli chi sono e, con ogni probabilità, cosa saranno. Debitore in modo molto più sincopato e sporco di certa narrativa di formazione che vedeva nei primi Brizzi o Culicchia i cantori privilegiati della cosiddetta Generazione X, Uva ha sicuramente il pregio di essere una rappresentazione appassionata, non studiata ad hoc con un progetto editoriale, di un periodo storico che forse ha rappresentato l’ultima vera miccia in un sistema che ormai ci ha inglobati tutti nel grande villaggio virtuale, dove tutto è social e quindi bellissimo, coi filtri giusti a nascondere tutte le cicatrici dei commenti.
A rendere il libro ancora più degno di nota è l’introduttiva canzone di ogni singolo capitolo, che introduce e permette al lettore anche meno informato di godere di una playlist magnifica, tra l’altro disponibile anche su Spotify, che non potrà gelare il sangue per qualche istante a chi quegli anni li ha vissuti come i protagonisti – ed ebbene sì, ci sono dentro anche io –
Plauso ancora a Dalia per il costante impegno a far emergere nuove voci dal panorama letterario italiano; impresa titanica, come quella di scorgere fra letture da ombrellone altro che non sia il solito giallaccio da edicola/bancarella. Ma se becco qualcuno con Uva in spiaggia, un giro di gin lemon glielo offro io. In nome di Uva, Reeko e Wally.
Vincenzo Trama
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