Visioni - E se fossimo noi l'errore?

Visioni – E se fossimo noi l’errore?

Photo by Greg Rakozy on  Unsplash

[…]
e andavi a passetti
intorno a quel rogo
perfetto e lieto
e il terrore era gioia
d’essere per una volta
non diviso, distante, deriso
ma nel fiato del refrain
chiamale se vuoi emozioni

[…]…e volti addietro i passi,
del ritornar ti vanti,
e procedere il chiami. 1

Tra Dante, Leopardi e Minore: e se fossimo noi l’errore nel sistema?

Error system: é il titolo della sezione inedita inserita come ultima dal poeta Renato Minore nella sua auto antologia Ogni cosa è un prestito 2 ;
correva il ‘dantesco e pandemico’ 2021 e in Error system il poeta ‘… parla del singolare e imprevisto crinale con cui la nostra vita e la nostra cultura si sono trovate a fare i conti nel 2020: quando il mondo intero ha dovuto interrogare l’inatteso, l’imprevisto, il non-sapere, l’insufficienza dei propri parametri conoscitivi.’
Giulio Ferroni, cui si deve la sostanziosa prefazione, si ferma su alcune delle poesie del lungo percorso poetico di Renato Minore, qui raccolte, in un ‘cahier contemporaneo che può anche essere il racconto di bruciante attualità degli ultimi tempi di pandemia, nel silenzio appartato di ogni nostra esitazione e anche di ogni nostra colpa’ .

La scienza medica e farmacologica e anche il sistema sanitario sia a livello di base che organizzativo, presi alla sprovvista, in difetto di adeguati strumenti diagnostici, di fronte all’avanzare di un virus già dimostratosi capace di misfatti letali ma non ancora contrastabile chimicamente, avevano sottovalutato l’aggressore considerandolo alla stregua di una qualsiasi influenza stagionale senza individuarne l’estrema contagiosità e pericolosità; in tal modo ospedali e case di riposo si erano paradossalmente trasformati in diffusori del contagio. Allora, in ritardo e in un’atmosfera da diktat, a tutti, in tutto il mondo, fu imposto il confinamento tra le mura domestiche, la privazione di contatti e scambi se non virtuali, i negozi chiusi, le città disertate, precauzioni che furono sentite come intollerabili e ingiustificate in quanto tali furono oggetto di numerose contestazioni. Intanto l’aumento vertiginoso nel numero dei contagi e dei decessi, la mancanza dei letti negli ospedali, la limitatezza dei reparti di terapia intensiva rivelarono inequivocabilmente la gravità della situazione e l’incapacità di governarla. Lo stesso lockdown – come si è dimostrato in seguito – è stato causa di stress e disagio mentale, episodi autolesionisti e suicidi.
…è possibile riparare
una zattera quando si naviga?

– si chiede il poeta Minore che più avanti, nel IV componimento, si rivolge a Dante Alighieri:

Reset-spegni-riaccendi.
Ma non è così , caro Dante,
system error, il visus impazza,
(ci consoli) lo giudicio
de la gente piena d’errore
,
sbagliando s’impara

È vero, infatti, che a poco a poco ci si è attrezzati per tener testa al nemico, l’emergenza ha introdotto nuove regole igieniche e protocolli nuovi negli ospedali e tra la popolazione. […] Progressivamente si è capito meglio cosa si aveva di fronte: il sistema sanitario si è parzialmente adeguato, si è cominciato a curare gli ammalati a domicilio, la pressione sugli ospedali è diminuita e sono diminuiti anche i decessi e i contagi. Tuttavia – rifletteva nel 2020 il sociologo Francesco Consoli – : ‘In alcune zone del paese (principalmente Lombardia) il contenimento dell’epidemia è ancora molto fragile e l’unica speranza perché questo fragile equilibrio non salti è la capacità del sistema di isolare prontamente eventuali nuovi focolai e l’autocontrollo della popolazione. Per fare questo occorre ancora un forte controllo sociale, che potrebbe diventare un dato strutturale, perché questa non sarà l’ultima epidemia che avremo’

C’era avvisaglia, brontolava il cielo,
e l’illusione che non seguisse
il lampo inceneritore. […]
Ma inevitabile: c’era solo
Da pensare quando.

‘La sfida – prosegue il sociologo – è che questo controllo sociale non diventi un controllo politico, razziale, antidemocratico, magari con una sofisticata strumentazione informatica. L’altra strada è naturalmente quella scientifica, capire meglio come agisce questo virus e come neutralizzarne gli effetti in tempo. Ma perché la medicina possa intervenire tempestivamente occorre un sistema territoriale capace di rispondere tempestivamente agli stati di morbilità. Oggi, nel 2020, sappiamo (non lo sapevamo a febbraio/marzo 2019) che moltissimi contagiati sono asintomatici o paucisintomatici ma ugualmente contagiosi. “Prima” con 37,5 e un po’ di raffreddore e tosse neppure andavi dal medico. Oggi, nel 2020, ti bloccano all’aeroporto e non ti fanno entrare al ristorante.’
Le parole ne sanno più di noi
Alla partenza, pronto e ansante
per ripartire.
Ma il boom, il botto quando arriva,
la mirabile sincronia
tra il suono e lo scatto?
Immobile, proteso,
disperato mi affido
al caos, al caso.
Le parole ne sanno più di noi 3.

Reggerà il sistema all’impatto dello stato di emergenza non permettendo che venga istituzionalizzato? Resisterà alla politica securitaria, alla ‘politica della paura’, approfittando anzi del trauma pandemico per introdurre i cambiamenti considerati indispensabili e rimandati da troppo tempo?

[…]
Ora è davvero tardi
per sapere se il pensiero
che mi guida è proprio
quel pensiero che speravo.

Sarà forse lo stesso Coronavirus un ‘inopinato avvertimento sulla distruttività dei saperi che hanno creduto di condurre l’espansione illimitata dell’antropocene?’

Nella Palinodia I a Giacomo Leopardi, il poeta Minore ci mette in guardia dai rischi di un sapere troppo convinto di sé, il sapere superbo e sciocco denunciato da Leopardi nella Ginestra 4

Io sono qui
e quello che ho compreso
è già disfatto
senza peso senza forma
e quello che ancora
potrei comprendere
sposta la bussola
verso mari ignoti
che mai varcherò
e quel poco che ho creduto
di sapere ora è già un fossile
che forse qualcuno
raccoglierà per capire
che nulla di quel poco
che sapevo era come lui
pensa ora di sapere
le stesse cose
che io credevo di sapere.

1 (Da La ginestra, Giacomo Leopardi)
Qui mira e qui ti specchia,
secol superbo e sciocco,
che il calle insino allora
dal risorto pensier segnato innanti
abbandonasti, e vòlti addietro i passi,
del ritornar ti vanti,
e procedere il chiami.

2 Renato Minore, Ogni cosa è un prestito, La nave di Teseo, Milano, 2021

3 IX
Ci fu un tempo
tempo beato
che le parole
formavano il mondo

4 Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον
τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre
che la luce.
GIOVANNI, III, 19.

Magnanimo animale
non credo io già, ma stolto,
quel che nato a perir, nutrito in pene,
dice, a goder son fatto,
e di fetido orgoglio
empie le carte, eccelsi fati e nove
felicità, quali il ciel tutto ignora,
non pur quest’orbe, promettendo in terra
a popoli che un’onda
di mar commosso, un fiato
d’aura maligna, un sotterraneo crollo
distrugge sì che avanza
a gran pena di lor la rimembranza.

Patrizia Raveggi