Gordiano Lupi – “Il machine learning e la notte stellata” di Francesco Tripaldi

Francesco Tripaldi
Il machine learning e la notte stellata
LietoColle – Collana pordenonelegge.it – euro 13 – 65 pagine

Tripaldi è un giocoliere che lancia sulla carta e vi fa volteggiare sopra, uno dopo l’altro, anzi uno insieme all’altro, emozioni, immagini, geografie e registri linguistici attinti da dimensioni parallele e contesti spaiati. Il suo è un surrealismo con i piedi ben ancorati al cloud e che non a caso si nutre al contempo di macchine e cieli stellati. Nell’arco di uno stesso componimento si sorride, ci si stupisce, si riflette, ci si commuove, ci si compiace della familiarità con le situazioni portate in scena, ci si sente davvero figli del proprio tempo. La tecnologia, la televisione e i social la fanno da padroni, nella raccolta come nella vita di noi tutti. La poesia è un’interlocutrice seria ma non seriosa, una che sa stare allo scherzo, una che sa ascoltare. C’è tanta quotidianità mai banale, tanta attualità umana, una punta di sano sarcasmo, un pizzico di solidarietà, quel tanto di ironia e, soprattutto, autoironia che non guastano. (Quarta di copertina)

Francesco Tripaldi, nasce in Basilicata a Tricarico (MT) il 27 maggio 1986. Frequenta il liceo classico Q. O. Flacco di Potenza, si laurea in legge e si specializza all’Università di Bologna. Nel 2015 si trasferisce a Milano dove, attualmente, esercita la professione di avvocato. Il machine learning e la notte stellata è la sua prima raccolta di poesie. In precedenza pubblica il racconto breve Autogrill interstellare sulla rivista Il Segnale e la prosa poetica Giunti di dilatazione sulla rivista Versante Ripido. Altre sue poesie e testi di canzoni sono stati pubblicati sull’antologia dei finalisti del concorso letterario Coop for Words nelle edizioni 2012, 2015, 2016, 2018 e 2019.

Tre poesie da leggere

Il funerale del poeta


Si è tagliato la gola con le lame dei fogli,
il poeta si è ucciso.

Il suo sangue si mischia al sangue della sua penna,
di colorazione più nobile,
blu,
blu come le vene
di molti meno nobili per tutto.

La notizia è veloce come il sangue che secca,
forte come il pugno su una bara,
amara come un bacio velenoso.

Il poeta è morto
e pochi lo piangono
tranne la puttana,
l’alcolista,
l’assassino,
e tutte le sue donne,
forse per abitudine,
forse perché il poeta
non potrà più piangere per loro.

Il poeta si è ucciso
per vedere di chi è il pianto sincero,
il dolore che stritola in un rantolo di soffocamento,
il bitume della disperazione…

Sulla sua lapide il poeta ha fatto scrivere:

“torno subito”.

 

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Poeta lo dici a tua madre

Ma cosa ne sai tu
del potere evocativo del dolore,

di bocche sempre sporche di parole,
di totem o di tabù.

Il poeta è un gambero,
ha il cuore nel cranio.

Cosa ne sai
di consunzione e consustanziazione,
dei lutti di amici immaginari,
delle ardenti condoglianze dei dioscuri,
di chi cerca di fare un occhio nero alle nuvole,
del disperato digiuno dei pidocchi tra le ali degli angeli.

Cosa ne sai tu,
di come rubare alla luna il pallore,
ai bambini il pallone per non sentirli gridare più.

Cosa ne sai,
della differenza tra favola e fiaba,
di tramonti vermiglio come ginocchia sbucciate,
dell’arte vera e di quella che si fa concupire,

di chi esercitail mestiere più antico del mondo,
quello con la “p”,
il poeta.

Francesco Tripaldi è una voce interessante nel nostro panorama letterario, dove tutto pare già detto e scritto, soprattutto tentato – spesso con esiti incerti – nella ricerca di nuovi modelli espressivi. Tripaldi scrive una poesia memore della lezione modernista di Scarpa e Nove, ma persegue una strada originale che riesce a far convivere musicalità e classicismo con il senso profondo della realtà contemporanea.

Gordiano Lupi