L'Adele mia - Silvia Mazzocchi

L’Adele mia – Silvia Mazzocchi

L’Adele mia – 1° classificato Contest 3mila6cento, finale 15 luglio 2022, Piombino

L’Adele l’ho conosciuta che s’era ragazzi. Lavorava in un banco di frutta e verdura al mercato di San Casciano, in mezzo al Chianti. La sù poera mamma l’era morta giovane, un malaccio avevan detto. Quando l’è mancata, l’Adele c’aveva 14 anni, s’era trovata sola a sbrigare tutte le faccende a casa e al mercato. L’era brava di nulla a vendere la frutta! Con il suo sorriso la c’incantava tutti perché l’era bella l’Adele.
C’aveva in viso la freschezza della campagna, le gote piene di lentiggini e i capelli rossi come le mele che vendeva. Li teneva sempre legati con due trecce, così lunghe che le arrivavano alla vita.
L’aveva una bellezza diversa da quelle delle mì nipoti, che le son tutte dipinte nel viso!
Mi dicono che io un posso capire.
“Sei vecchio nonno! I tempi son cambiati!”
L’è vero i tempi son cambiati: io e l’Adele lo si diceva sempre che se n’era fatta di strada insieme da quel pomeriggio dì 48, quando ci s’era innamorati.
Io l’andavo a trovare tutti i giorni al mercato con la bicicletta, salivo su per quella pettata che pareo Bartali! C’avevo le gambe bone a quei tempi, e il fiato che c’hanno solo gli innamorati.
Però c’avevo pochi soldi e al banco compravo solo una mela, lei me l’incartava e sorrideva, di quel sorriso mi sono innamorato.
L’era il 15 luglio del 48 quando una mattina presi coraggio e gnene dissi, che andavo lì solo per lei! La si mise a ridere e fece le guance più rosse delle mele che mi vendeva per desinare!
La convinsi a farsi riaccompagnare a casa dopo lavoro, la montò sulla canna della mì bici e giù di corsa per la discesa!
O un sì cascò per le terre! Lei la si sbucciò tutto il ginocchio, buttava sangue che pareva una fontana. La cicatrice l’è rimasta tutta la vita che i margini di quella ferita e un si volevano proprio chiudere!
La me l’ha rinfacciato un po’ di tempo e via!
Ma poi m’ha perdonato e nel 50 ci siamo sposati.
E fu uno scandalo di per ridere, che l’Adele si sposò che l’era già incinta! Io un potevo aspettare e allora, s’era fatto all’amore prima del matrimonio come due sciagurati!
La mi prendeva sempre in giro quando lo raccontava alla mi nipote!
“Silvia tu devi stare attenta coi maschi!
Un essere bischera come me!
Che m’ero innamorata, ma al tu nonno gli pesava il culo e m’ha messo incinta la prima volta che s’è fatto all’amore! “
Che diavola l’Adele! La mi manca tutto il santo giorno.
Lei mi conosceva come nessun’altro: la mi metteva un monte di cacio sulla pasta e mi comprava i berretti morbidi, che la lana a me mi fa prudere il capo! E quanto l’ho fatta dannare quando tornavo dall’orto con le scarpe piene di mota e gli facevo tutte le pedate nell’impiantito lucido!
Lei l’era brava a fare di conto, la si segnava tutte le spese di casa nel quadernone, quello dove prima di partire, la m’ha scritto tutte le cose nostre.
Ha riempito l’ultima pagina con parole così fitte, che non ha lasciato nemmeno un po’ di margine sul foglio!

Mario, asciuga l‘acquaio quando rigoverni, sennò viene il calcare e levati le scarpe quando rientri! Non buttare le briciole per terra che se vengono le formiche, mandarle via l’è un affare. La pasta la devi cuocere solo 8 minuti che la ti piace al dente! Tutti l’anni ad aprile c’è da pagare il bollo dell’automobile. Le federe cambiale spesso, che ti suda il capo la notte sennò le puzzano. Adopera l’ammorbidente così c’hanno quel profumo che ti garba tanto.

Alla fine, m’ha scritto di star tranquillo, che lei la m’aspetta.
Ogni volta che mi viene la nostalgia, guardo quel foglio pieno di parole, chiudo l’occhi e per un attimo, mi pare la sia ancora con me, la mì Adele.

Silvia Mazzocchi