Disco Inferno - Francesco Martalò

Disco Inferno – Francesco Martalò

La disco dance conserva alcuni tratti tribali di tribù antiche, che con riti ancestrali evocavano forze superiori o tese a scacciare il maligno. Francesco Martalò ne riassume la forza primigenia con un testo anche di denuncia, che ci ricorda come spesso il peggiore degli inferni è qui sulla Terra.

Che cazzo di caldo fa qua dentro? Devo andare in bagno, eppure mi sembra di esserci appena stato. Ho preso qualcosa? C’era una ragazza con me. Lei? Non riesco a ricordare. No, lei no. Sento che lei non c’è più. C’è una strana musica tribale, non è troppa alta? E non c’è troppa gente qua dentro? Mi fa male la testa. Sì, devo aver preso qualcosa.
Ricordo una ragazza con i capelli rossi, non conosco nessuna così.
Ma come sono finito qua?
Devo prendere un po’ d’aria, la testa mi sta scoppiando.
Improvvisamente si spengono le luci e si ferma la musica. Tutti urlano. Inizialmente è un urlo di gioia, poi si trasforma in qualcos’altro, dolore, disperazione.
Dall’alto arriva un fumo rosso e torna la luce, nessuno urla più, sono tornati i tamburi.   «Ciao!»
«Ciao»
È una ragazza, sembra bella ma è troppo buio per vederla meglio.
«Ti va di ballare?»
«Devo uscire»
«Dai balliamo un po’, ti faccio compagnia»
«Va bene»
Si avvicina a me dandomi la schiena, con le mani mi prende il collo; ha i capelli ricci, non riesco a capire il colore, castani, forse rossi.
È sempre più caldo e la musica cresce di intensità, di nuovo il buio per pochi secondi, poi luci stroboscopiche e ancora fumo rosso.
«Andiamo in bagno, devo darti una cosa»
«Va bene»
Mi prende per mano e mi trascina, non saprei dove andare. Il bagno è un lungo corridoio completamente rosso, illuminato debolmente da un enorme lampadario al centro, con un’unica porta in fondo. Ai lati specchi di ogni misura, appoggiati a questi intravedo nella penombra uomini e donne nudi toccarsi, leccarsi, mordersi.
Raggiungiamo la porta, la ragazza la spalanca ed entriamo.
«Prendi»
Ha i capelli rossi. Mi mostra la lingua, sulla punta ha una piccola pasticca bianca.
Sono già stato in questo bagno. Ho già preso una pasticca. È successo qualcosa di orribile. O deve ancora succedere?
Non ho il tempo di rispondere che la ragazza affonda la sua lingua nella mia bocca, mi passa la pasticca e mi bacia intensamente.
Siamo di nuovo in mezzo alla pista, non ricordo neanche come siamo tornati dal bagno.
Vorrei staccarmela di dosso, sento tutto il suo calore e quello delle centinaia di persone intorno a me: è come se fossi dentro a un fuoco. La testa mi pulsa sempre di più.
Improvvisamente ricordo tutto.
Ricordo l’ultimo litigio.
Voleva andare a ballare. Certamente non avrebbe potuto farlo vestita così. Pensava veramente che le permettessi di uscire con quel vestito?
«Smetti di fare la troia, cambiati e usciamo, forza»
«Perché devi sempre trattarmi così?»
«Perché te lo meriti, ti tratto da troia quando ti comporti da troia»
«Vattene, hanno ragione le mie amiche, tu sei malato»
«Tu mi ami, non potrai mai amare nessun altro»
«Prendi le tue cose e vattene, non voglio più vederti»
Sapevo che saremmo arrivati a questo, era ormai da qualche settimana che era cambiata, che aveva iniziato a rispondermi. Sapevo cosa fare.
«Prendo le mie cose, tolgo subito il disturbo».
Andai al mio zaino lasciato all’ingresso, presi la pistola.
«Te l’ho detto: non potrai mai amare nessun altro»
Le sparai tre volte nel petto, poi puntai contro la mia tempia.
Ma allora come faccio ad essere qua?!? La testa mi fa sempre più male. Mi tocco la tempia e mi resta qualcosa di denso e appiccicoso sulle dita. Non capisco. Non sono morto allora! Mi sono solamente ferito e in qualche modo sono finito qua?
La ragazza dai capelli rossi si avvicina, ha uno strano sorriso.
Nell’intermittenza delle luci le accade qualcosa, il naso si fa più piccolo, la fronte più alta, le labbra sottili, i capelli diventano lisci e castani, gli occhi verdi: è lei!                 «Io volevo solamente andare a ballare»
La voce è triste.
«E ora ballerai con me»
Stavolta sembra felice. Inizia a ridere. La voce diventa sempre più gutturale.
Il volto cambia ancora: il sorriso si allarga a dismisura, le orecchie si allungano, il naso è arcuato, le pupille si assottigliano. Non ha più niente di umano. Non riesco a muovermi.
Si ferma la musica.                                                                                                      Buio. Silenzio assoluto. Caldo.
Sento solo la testa e il cuore pulsare.
Improvvisamente una luce rossa. Una luna rossa. Davanti a me migliaia di esseri deformi e maligni. Code viscide che sferzano l’aria rovente. La discoteca è sparita. Intorno a me un deserto brullo e grida di sofferenza. Il male assoluto. Vengo inghiottito.

Che cazzo di caldo fa qua dentro? Devo andare in bagno, eppure mi sembra di esserci appena stato. Ho preso qualcosa? C’era una ragazza con me. Lei? No, lei no. Lei non c’è più.

Francesco Martalò