Francesca Montomoli – Tentazioni

Si bloccò in mezzo alla stanza colpita da una consapevolezza improvvisa. Avanzare, anche di un mezzo passo, avrebbe significato oltrepassare il limite.
Sapeva che il momento critico sarebbe arrivato, prima o poi, e si era sempre chiesta se fosse mai possibile rendersene conto.

“Daisy, che hai dimenticato questa volta?”

Con la coda dell’occhio si era accorto di lei, di quella vaga sospensione, e si era intromesso, senza altro interesse che un fastidio svogliato stemperato nel nomignolo affettuoso d’un tempo.

Vedi? È facile, puoi farlo. Vieni.

La voce interiore era dolce, suadente senza malizia, familiare. La sua voce narrante. Una compagna senza pretese, presente all’occorrenza e mai sfacciata, mai ingombrante, docile ai suoi disegni e alle sue fantasie, pronta a un silenzio repentino quand’era di troppo, priva di una volontà propria. Non in quell’istante, così prossimo al confine.

Il limite, mai così tangibile, era finalmente davanti ai suoi piedi, tradito, o forse meglio rivelato, da una leggera piega nell’aria che disegnava una variazione di colore appena percettibile nell’uniforme grigio perla del pavimento.

Puoi farlo, è così semplice. Potrai afferrare la fantasia, potrai indossarla, non più seconda pelle ma unica e sola, potrai vivere, cancellare, modificare e rivivere ogni istante, quante volte vorrai. Dipenderà solo da te. Tutto sarà nelle tue mani, solo nelle tue. Mai più alla finestra. Ancora indugi… Perché? Per chi? Cosa temi? Le parole della gente? Ancora pensi a cosa potrebbero dire. Diranno. Lo faranno, è certo. Ma per quanto tempo? Il sussulto di un singhiozzo è più duraturo, credimi. Alla peggio il chiacchiericcio reggerà finché regalerà alle lingue quell’effervescenza fruttata e asprigna che tanto adorano. Se il bicchiere resta appoggiato sul tavolo anche il perlage più fine e persistente svanisce, prima o poi, e il miglior champagne di sempre, a quel punto, non reggerà il confronto con un bianco fermo qualsiasi. Tu sarai quel bicchiere per loro, non durerà. E poi… nemmeno li sentirai, saranno loro a non esistere più, sarà la tua mano a piegare il tempo e lo spazio. Perché indugi ancora, cui prodest?

“Daisy?”

Il tocco ininterrotto rimbalzava il lieve ticchettio dei tasti fra il soffitto e le pareti fino a formare un velo sottile di polvere sonora che rendeva luminescente la barriera di confine. La vedeva anche lui?

Vieni. Potrai vivere, non solo immaginare. Mai più alla finestra.

“Daisy?”

Nessuna risposta. Fu costretto a distogliere l’attenzione dai diagrammi di flusso. La stanza sembrava echeggiare un incongruente senso di vuoto che lo mise a disagio. Si alzò e mosse passi cauti verso il punto in cui aveva visto Daisy prima sostare imbambolata e poi tracciare strani segni nell’aria, come scrivendo su un muro. Si fermò, abbassò lo sguardo e sul pavimento non vide altro che i suoi piedi scalzi grati del contatto rinfrescante. Daisy avrebbe di nuovo storto il naso per le impronte che lasciava dappertutto ma – alzò appena una spalla – faceva caldo ed era un piccolo piacere cui non intendeva rinunciare.

C’era qualcosa di strano, quasi magnetico, proprio lì, al centro della stanza. Alzò una mano e trovò solo aria. Forse si era imbattuta in un ragnetto appeso e aveva tranciato il filo con gesti disordinati. Restava quella fastidiosa sensazione di mancanza che…
Sbuffò con insofferenza poi si voltò verso la cucina dove sentiva salire il gorgogliare aromatico del caffè.

– Daisy?

Alle sue spalle una scritta eterea oscillò con grazia nell’aria smossa dal fiato prima di svanire.

“Daisy, per sempre alla finestra”

Francesca Montomoli