Le maschere del male: in due romanzi brevi dello scrittore polacco Marek Hłasko

Le maschere del male: in due romanzi brevi dello scrittore polacco Marek Hłasko

PIANETA EST

Le maschere del male: in due romanzi brevi dello scrittore polacco Marek Hłasko

Marek Hłasko (1934-1969) è una leggenda della letteratura polacca del Novecento. La vita dello scrittore, passata tra totalitarismi e avversità, successi ed eccessi, rientra a pieno titolo nelle biografie dei cosiddetti autori “maudits”. Ai suoi romanzi, infatti, si affiancarono gli eventi che lo videro costretto all’esilio, coinvolto in storie d’amore che fecero scandalo e in altri tristi episodi, tra la dipendenza da alcolici, arresti e cure psichiatriche. Come se non bastasse, ad alimentare il mito di Hłasko ribelle e anticonformista contribuì la definizione di “James Dean dell’est”, affibbiatagli per via di una vaga somiglianza con il famoso attore americano. Non da meno è il triste capitolo finale, ovvero quello della morte dello scrittore, dovuta all’assunzione di una dose eccessiva di sonniferi mescolati all’alcol, su cui ancora oggi aleggia il dubbio se si sia effettivamente trattata di una tragica fatalità o di un gesto premeditato.

Nelle sue opere Hłasko ha saputo mettere a nudo il lato oscuro della realtà polacca di allora, offuscata dai fumi della propaganda e dalla rapida ricostruzione del Paese. Il panorama letterario di Hłasko è composto da antieroi appartenenti agli strati più bassi della società, persone che non sono in grado di tenere testa alle avversità della vita. Sono dei disillusi, degli sconfitti. Hłasko descrive magistralmente le sensazioni che traspirano dai suoi personaggi: l’abbandono di ogni speranza, un forte cinismo e una totale indifferenza. Sono personaggi che la vita ha reso dei perdenti, dei loser, come l’autore stesso li definirà. Questo forte pessimismo scaturisce anche dall’ambiente che circonda i derelitti presenti nei suoi racconti; si tratta, perlopiù, di luoghi tristi, lugubri, cinerei come lo è la realtà nella Polonia degli anni Cinquanta: vecchie fabbriche decadenti, bettole malfamate, vie buie e angoscianti. I due romanzi La seconda uccisione del cane e Convertito a Giaffa sono tra quelli che maggiormente presentano personaggi “ai margini” della società, ma anche, essendo ambientati in Israele, quelli in cui ci si allontana dai summenzionati luoghi tristi e bui. In questo Paese l’autore è incantato dal biancore dei paesaggi e dalla presenza del mare, cui si affianca il misticismo di cui queste terre sono impregnate.

La seconda uccisione del cane, pubblicato per la prima volta nel 1956, narra di due amici, Robert e Jakub, che cercano di spillare soldi a donne non più giovanissime arrivate in Israele per passare le vacanze, ma che al tempo stesso, sentono il bisogno di un grande amore, di iniziare una seconda vita. I due sono maghi della recitazione: trasformano una truffa matrimoniale in qualcosa di artistico, di teatrale. I loro trucchi diventano spettacolo. Il primo si inventa lo scenario, il secondo (che rispecchia lo stesso Hłasko), recita il ruolo dell’amante passionale e melodrammatico, ma allo stesso tempo del “loser”, il personaggio maledetto dal destino. All’inizio tutto sembra andare secondo i piani, ma il Khamsin, il temibile vento del deserto, che quando inizia a soffiare fa perdere la ragione agli esseri umani, cambia le carte in tavola…

Nel secondo romanzo breve, Convertito a Giaffa, pubblicato per la prima volta nel 1966, ritroviamo gli stessi due protagonisti, rimasti nuovamente al verde, che aspettano il momento buono per sedurre un’altra donna. A Tel Aviv, nello stesso misero hotel, incontrano un missionario canadese e la sua giovane consorte. L’uomo è deluso per non essere riuscito a convertire nessuno alla sua fede. Robert, che ha la capacità di leggere nelle anime degli esseri umani, fiuta subito una possibile truffa e vede l’occasione per far sì che Jakub perfezioni la sua arte recitativa. I due decidono così di stringere amicizia con i loro nuovi conoscenti e di mettere in scena, sempre sotto la magistrale regia di Robert, un’altra opera teatrale. Sullo sfondo dei paesaggi della Terra Santa, Jakub mostrerà la sua intenzione di convertirsi…

Ogni gesto, ogni parola sono importantissimi: attraverso di essi Hłasko ci fa capire che la vita stessa è tutta un teatro. Ne scaturiscono due commedie noir in cui si sviluppano dialoghi che invitano a una profonda riflessione. L’agire per tornaconto dei due protagonisti penetra profondamente nella sensibilità del lettore, quasi a stordirlo; la mancanza di sentimenti, di empatia, di comprensione verso il prossimo, l’indifferenza spesso totale dei protagonisti, stridono come unghie passate su una vecchia lavagna. I personaggi teatrali di Hłasko portano delle maschere, le maschere del male; essi ne sono sono consapevoli, ma allo stesso tempo sono a conoscenza del fatto che alla fine trionferanno sempre la delusione verso i risvolti del destino e la quasi totale indifferenza nei confronti del prossimo.

Entrambi i romanzi saranno a breve pubblicati da Il Foglio Letterario Edizioni.

Luca Palmarini