Patrizia Raveggi - Sonia, ogni ricordo è un presente.

Patrizia Raveggi – Sonia, ogni ricordo è un presente.

non sta cadendo è una foglia smemorata e ognuno ci costruisca la sua storia

Immagine e testo by Ilario Principe

Riga (Lettonia), 9 ottobre 2011. Particolare del Monumento a Oskars Kalpaks (1882-1919), Comandante del Primo Battaglione della Lettonia Indipendente.

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Sonia, ogni ricordo è un presente.

L’ultima foglia, la foglia smemorata, in questo preciso momento sta cadendo, oscilla, dondola, traccheggia diremmo in Toscana, tra poco raggiungerà le altre. Sul mare color del piombo, piatto e scuro, un mare del nord. Non me ne vorrà l’autore- che dietro l’obbiettivo ha colto la discesa nel suo farsi- se dedico poche righe a costruirvi attorno una storia che nemmeno si può dire una storia. L’immagine è pensosa, può essere il punto di partenza per un viaggio, apre i cancelli della memoria, individua la perdita, l’assenza, brucia come una ferita.

Proprio quel giorno in cui ho avuto la notizia, per caso ero andata a rileggermi l’inizio di un racconto lieve come quella foglia, la storia di un piccolo scemo del villaggio, il cui più grande desiderio, perennemente frustrato dal parroco, è trovare il modo migliore per morire (qualcuno gli aveva detto, quando era molto piccolo, che sarebbe stato felice solo dopo morto). L’inizio del racconto è un canto, prosa liquida, melodiosa, il vento che gioca con la notte di luna come con un velo, il fruscio setoso tra le fronde dei cipressi nel cimitero in cima alla collina e lo scintillare pallido della luna sulla schiuma del mare, giù in basso. È bello vivere, dice una voce, sotto la spinta dell’improvvisa incontenibile felicità pari all’esplodere di una giornata di piena estate in una valle verde, e nel deserto della notte lo dice ai morti, alla scritta argentata sul portale d’ingresso al cimitero, grande, incisa nel marmo, Resurrecturis.

Così leggendo e ascoltando, dalla musica delle parole si è propagato l’attimo di incontenibile felicità, dal durare impalpabile come il cadere di quella foglia, un flash o scatto miracoloso, simile a quelli che Jean Henry Lartigue seppe imprigionare nell’obbiettivo, e fu un nuovo linguaggio che nacque con lui, allora, nella belle époque. Uno di quegli attimi che accompagnano il sentimento nella sua fase nascente.

Ci eravamo perse, con la mia compagna di università e amica, smistate in continenti diversi, e improvvisamente le è capitato tra le mani un libro (e galeotto fu l’editore, sensibile all’amicizia), si è fatta sentire, ci siamo parlate, ha ricordato la scoperta di Fenoglio e del Partigiano Johnny, la voce sempre la stessa, allegra, buffa, piena di …

volevo dire: piena di vita.

Sonia, Università di Pisa. Formidabili quegli anni.

Due giorni fa, l’editore che ci aveva fatte ritrovare mi ha scritto. La notizia che temevo. La chemio ha smesso di funzionare.

There is something in staying close to men and women and looking on them, and in the contact and odor of them, that pleases the soul well,

All things please the soul, but these please the soul well.

una foglia – per smemorata che sia- non evoca Leaves of grass?

Patrizia Raveggi