Roberto Mosi – “Orfeo in Fonte Santa”
Roberto Mosi
Orfeo in Fonte Santa
Ladolfi Editore – Euro 16 – Pag. 65
Roberto Mosi vive a Firenze, è stato dirigente per la cultura alla Regione Toscana. S’interessa di letteratura e fotografia. Per la poesia ha pubblicato Orfeo in Fonte Santa (Ladolfi 2019), Il profumo dell’iris (Gazebo 2018), Navicello Etrusco (Il Foglio 2018), Eratoterapia (Ladolfi 2017) e l’Antologia “Poesie 2009-2016” (Ladolfi 2016). Ricordiamo anche La vita fa rumore (Teseo 2015), Concerto (Gazebo 2013), L’invasione degli storni (Gazebo 2012), Luoghi del mito (Lieto Colle 2010), Aquiloni Il Foglio 2010), Nonluoghi (Comune di Firenze 2009). Per la narrativa ha pubblicato il romanzo Esercizi di volo (Europa Edizioni 2017), Non oltrepassare la linea gialla (Europa Edizioni, 2014) e la guida storica Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone (Il Foglio, 2013). Una rassegna della fotografia dell’autore è riportata nell’e-book Firenze, foto grafie, www.larecherche.it; su YouTube, alla Playlist Felicità. Collabora con le riviste Testimonianze, L’area di Broca, Semicerchio, Il Foglio Letterario. Cura i blog www.robertomosi.it e www.poesia3002.blogspot.it
BREVE GIUDIZIO CRITICO
Orfeo in fonte santa è un prezioso libriccino composto da poesie e fotografie, di taglio molto classico, che usa il racconto mitico per parlare di nostalgia, struggimento, malinconia, ricordo, tempo perduto, oltre a compiere uno studio poetico sulla trasformazione del linguaggio. Il libro è dedicato a David Daviddi, partigiano in Fonte Santa, nelle campagne di Antella. (Gordiano Lupi)
PICCOLA ANTOLOGIA DI TESTI
– Canti II, III e IV
II.
Il canto mi prende, mi porta
a cantare lo scorrere del tempo
nel bosco sacro di Fonte Santa,
accordo la mia voce al suono
delle acque, al respiro del vento,
al vibrare delle foglie, guidato
dalla musica del flauto d’oro.
Brilla il vortice del silenzio,
alberi, pietre incantate, braccia
di luce scivolano per i rami,
riflettono nello specchio della fonte
figure, miti colorati.
L’inganno si congiunge
alla conoscenza, appaiono
immagini sconosciute:
la fonte non sa di contemplare
sé stessa e il riflesso di un dio.
III.
Offrirò il suono dei ricordi
per il canto dell’esistenza.
Il passato si intona all’oggi,
un accordo di alternanze
sonore, silenzio e respiro,
elementi primi della vita.
Il canto celebra le cadenze,
vive nel fluire dell’ispirazione
nella voce della fonte, scandisce
il battito del tempo, interrompe
il suono e lo riaccende.
L’assenza si capovolge
in presenza, attività e passività
si integrano, figure immobili
sono superate da immagini
in movimento. “Alla terra
immobile” dico: “io scorro”,
all’acqua rapida: “io sono”.
All’oblio che si distende
risponde il canto che afferra
l’esistenza, “io sono”, “io sono”.
IV.
Incredibile la vita della fonte
abitata dagli angeli venuti
dal cielo, dalle radici della terra
per la via delle acque.
Angeli migranti danzano
leggeri come il vento che giunge
dal Mediterraneo,
s’ingolfa per la valle dell’Arno,
spartisce lo slancio per i costoni
della Cupola e germina
di rari fiori la Costa del Sole,
il crinale generoso di acque.
Il vento conserva i segreti
di quelle terre, accoglie
le memorie del passato,
scioglie il filo del pensiero.
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