Stefano Tamburini - Quello che della protesta di Piombino non hanno capito lontano da Piombino

Stefano Tamburini – Quello che della protesta di Piombino non hanno capito lontano da Piombino

QUELLO CHE DELLA PROTESTA DI PIOMBINO  NON HANNO CAPITO LONTANO DA PIOMBINO

A Piombino non c’è mica da convincere nessuno che l’operazione rigassificatore è qualcosa di losco, di oscuro, da società segreta che si impossessa di uno Stato democratico. Nella serata di sabato (30 luglio) è andata in scena una grande manifestazione dove c’erano tutti quelli che ci volevano e dovevano essere, migliaia di persone che magari in piazza non erano mai andate prima o che mancavano da tempo immemore. Cittadini di ogni età, di sinistra, di destra, di centro, tanti che hanno smesso di andare a votare.

E non sono affatto persone che lontano da qui vengono sbrigativamente dipinte come ossessionate dalla sindrome Nimby, l’acronimo che definisce le proteste “Not in my back yard” (Non nel mio cortile). Il quotidiano radical chic “Il Foglio” ha addirittura definito Piombino come capitale di questo movimento. E non è stato neanche l’atto di peggiore disinformazione perpetrato ai danni di questa comunità.

PROTESTANO TUTTI? CHIEDETEVI PERCHÉ

C’è davvero qualcuno che può pensare che basti una sindrome di questo tipo per veder sfilare nello stesso corteo le bandiere di Rifondazione Comunista e dei Carc e quelle di Fratelli d’Italia e della Lega? E poi quelle dei Cinque Stelle e del sindacato Usb? Nessuno dotato di un minimo di buon senso si azzarderebbe a sparare una sentenza così semplicistica e infamante. E non solo perché in quel cortile ci è stato gettato di tutto nell’ultimo secolo: per fermarsi solo alle cose più devastanti, un’industria pesante che ha dato lavoro ma anche lutti e malattie, discariche tossiche, centrali elettriche a olio combustibile dei peggiori. Ora che quell’industria pesante è di fatto ai saluti o quasi, questa comunità vive umiliata da sussidi e casse integrazioni, attende con il cappello in mano bonifiche ambientali, infrastrutture, tutto quello che servirebbe per non piangersi addosso. E si è comunque rimboccata le maniche, aprendo al turismo che vada oltre quello di passaggio per le isole (è il secondo porto italiano per traffico passeggeri) e all’itticoltura (il 60 per cento della produzione nazionale viene da qui).

Non solo per questo. Qui a un certo punto l’orologio del progresso è tornato indietro alla notte del 2 giugno 1946, quando gli italiani andarono a dormire da sudditi (della monarchia) e si svegliarono cittadini (della nascente Repubblica). Adesso a Piombino e in tutta la Val di Cornia, a Follonica, all’isola d’Elba il rischio di tornare sudditi (di una sorta di plutocrazia) è più che reale. Qui, prima ancora che uscisse la notizia dell’intenzione del governo di collocare un rigassificatore nel porto di Piombino, i tecnici Snam facevano da mesi i padroni di casa, andando a contattare i piloti del porto, i proprietari dei terreni, a fare i rilievi in mare e le simulazioni di attracco. Una società mista pubblico-privato che si comporta come potrebbe fare un sovrano con i sudditi, che opera come se fosse già tutto deciso.

MA QUALE TRANSIZIONE  ECOLOGICA, È UNA FARSA!

Poi arriva il giorno in cui il ministro per la Transizione ecologica e il presidente della Regione scoprono le carte (una parte, non tutte). Le istituzioni locali sono completamente ignorate, al sindaco di Piombino che va a chiedere conto al ministro viene risposto che il presidente della Regione aveva assicurato che la cittadinanza avrebbe gradito. Poi sul progetto sono cominciati a circolare solo pezzi di verità, niente di ufficiale sul progetto, successivamente va in scena un balletto stucchevole “poliziotto buono-poliziotto cattivo” fra la Snam e il presidente di Regione nominato commissario per la realizzazione dell’opera. Snam fa finta di chiedere di tenere in porto quel rigassificatore per 25 anni, il commissario ne offre tre, poi arriva la formula “almeno tre” e poi si vedrà. Insomma, Snam fai come vuoi. Scoppia il casino totale, anche le forze politiche che a livello nazionale appoggiano il governo (Lega, Forza Italia, Cinque stelle e Pd) e il presidente di Regione (ancora il Pd) a Piombino sono contro. Il Pd ci mette un po’ di più a capire che non conviene attendere di schierarsi ma lo fa non senza il fuoco amico della vecchia scuola del Pci, con gli apparati nazionali che mettono su un paio di circoli (una volta erano sezioni) per contestare il segretario. Ma sono sfumature.

COME NELLE SEGRETE STANZE DELLA MASSONERIA

Il problema è che tutto si è svolto come si svolgerebbe nelle segrete stanze della massoneria. Si approva un decreto che spazza via i controlli ambientali, che sarebbero obbligatori per impianti così pericolosi, si limita a 120 giorni il percorso farsa delle procedure che escludono gli enti locali. Il problema è che il Gnl, il gas liquido da rigassificare, che verrà in gran parte dagli Usa, è costosissimo, ha un pesante impatto ambientale sia per l’estrazione sia per il trasporto. Il problema è che non servirebbe perché lo stesso gas si potrebbe estrarre a costi bassissimi da pozzi già attivi nell’Adriatico e che si tengono chiusi per questioni meramente ideologiche. Il problema è che il fantomatico “snodo di Sulmona” che rallenterebbe il trasferimento di gas da sud a nord in realtà e un falso problema e dunque il rigassificatore si potrebbe collocare anche al Sud, in porti più sicuri.

Il problema è che lo stesso governo ha bloccato o rallentato la Transizione ecologica (hanno creato un ministero ad hoc e poi invece…) che potrebbe arrivare a sostituire tutto il gas russo con fonti rinnovabili entro il 2030. Il problema è che costruire case a bolletta zero, in grado di produrre anche energia per altri, sarebbe più che possibile ma non si adeguano allo scopo le reti di distribuzione. Il problema è che dallo scorso anno il gas che ci arriva da lontano lo rivendiamo anche ad altri Paesi per far lucrare le solite società. Il problema è che le navi rigassificatrici le abbiamo comprate in ritardo, sarebbero costate fra 50 e 100 milioni e invece le paghiamo 330 e 400 (quella per Ravenna). E vien da chiedersi anche chi ci guadagna con le provvigioni. Il problema è che quelle più moderne, a ciclo chiuso, quelle che inquinano meno, le hanno già comprate altri Paesi. Il problema è che quella nave che dovrebbe venire a Piombino “sparerà” in mare acqua fredda ed ettolitri di cloro ogni giorno a ridosso degli allevamenti di pesce. Il problema è che quelle navi (la rigassificatrice e le gasiere per rifornirla) sono pericolose in un porto così piccolo e a poca distanza dall’abitato. Il problema è che Snam racconta che ci sono altre situazioni simili e invece è una bugia. Il problema è che dallo scorso anno la banca d’affari americana Goldman Sachs ha già previsto un incremento delle esportazioni di Gnl, il gas liquefatto. Il problema è che ancor prima della guerra, nei primi tre mesi dell’anno, i tre quarti del Gnl americano sono finiti in Europa contro il 34 per cento dell’intero 2021. La fonte è autorevole, è il New York Times, e lo ha scritto ben prima dello scoppio del conflitto. Le società esportatrici hanno solide partecipazioni di banche d’affari che hanno prima previsto e poi orientato le scelte.

GLI SCIAGURATI  DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Il problema è che siamo in campagna elettorale e ci sono già stati numerosi interventi ostili verso Piombino. L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha detto che se quest’inverno gli italiani saranno costretti a battere i denti la colpa sarà dei piombinesi. Peccato che se anche lo sciagurato piano del governo Draghi dovesse andare in porto, il rigassificatore sarebbe pronto solo a primavera. Dopo Renzi, poteva mancare Carlo Calenda? È andato ben oltre, invocando anche l’intervento dell’Esercito, ha parlato di militarizzazione di Piombino. Ed è qualcosa di aberrante, l’esercito contro il popolo è il Cile di Pinochet, è i carri armati di Praga.

Poi si sono uniti Maria Elena Boschi e molti altri dell’area più legata a Draghi ma anche dentro il Pd e in Forza Italia non sono mancate intemerate del genere. L’ex parlamentare Chicco Testa, vicino al Pd, è stato fra i più feroci. E la cosa non stupisce perché ai tempi era favorevole addirittura al raddoppio a carbone della centrale Enel di Tor del Sale. A proposito di quella centrale, c’è chi ne ha invocato la riapertura senza sapere che è chiusa e non operativa da quasi dieci anni e che da due sono cominciati gli interventi di demolizione.

Mi fermo qui ma potrei aggiungere molto altro. Fuori da Piombino non hanno capito che a Piombino si sta giocando una partita pesante per tutti, perché se passa questa operazione poi dopo diventerà possibile fare di tutto. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha già preannunciato il ricorso all’energia nucleare in caso di ritorno al governo. Tremo solo al pensiero di tale tecnologia (con annesso smaltimento di scorie) in mano a questi dilettanti allo sbaraglio. Nel caso farebbero come a Piombino, segnerebbero un puntino sulla cartina e poi si procederebbe con l’esercito.

NON È QUESTA LA DEMOCRAZIA USCITA DALLA RESISTENZA

Non è questa la democrazia che è uscita dalla Resistenza (Piombino è città medaglia d’oro al Valor militare) e dalla guerra di Liberazione portata avanti dagli Alleati. Non è per farci precipitare in un Paese così che migliaia e migliaia di italiani sono morti per la libertà. Ci vuole rispetto, sono le istituzioni che devono rispettare i cittadini per pretendere altrettanto. E semmai il rispetto si deve all’Istituzione e non a prescindere a chi la rappresenta. Passa da qui la differenza fra essere sudditi e essere cittadini.

Bisognerebbe che almeno una volta nella vita chi sta usando le istituzioni in questo modo facesse un giro a Marzabotto o a Sant’Anna di Stazzema e si facesse spiegare dai pochi superstiti di quelle stragi nazifasciste cosa è stata la lotta per dare a questo Paese la libertà che è un ben troppo prezioso per lasciarla in mano a chi fa solo gli interessi di pochi a danno di tutti. Se passa questa linea ci saranno tante Piombino. Per questo lo slogan scandito in cima al corteo “Piombino è nostra e non si tocca” dovrebbe diventare “Piombino è di tutti e non si tocca”. Ma non perché a noi piace così. Perché è qui che si gioca una battaglia pesante, per non far passare una colossale porcata nel nome di una guerra lontana (l’invasione russa dell’Ucraina) che non c’entra niente. In un modo o in un altro avrebbero inventato qualunque cosa per fare soldi, per fare soldi, per fare altri soldi. Con il gas liquefatto o con qualsiasi altra cosa. Prospettive diverse in questa brutta storia non ce ne sono. Non sarà semplice da far capire ma è necessario provarci.

Stefano Tamburini